Nicaragua, condannato a 26 anni di carcere il vescovo Álvarez

Vatican News

Il vescovo di Matagalpa è stato condannato da un tribunale nicaraguense dopo essersi rifiutato di lasciare il Paese insieme ad altri sacerdoti e oppositori politici

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

Ha rifiutato di lasciare il Nicaragua per andare in esilio negli Stati Uniti. Per questo un tribunale nicaraguense ha condannato a 26 anni di carcere il vescovo nicaraguense di Matagalpa e amministratore apostolico della diocesi di Estelí, monsignor Rolando José Álvarez Lagos, il giorno dopo che si è rifiutato di imbarcarsi su un aereo assieme ad altre 222 persone, sacerdoti, seminaristi, oppositori politici o semplici critici del regime. Una sentenza letta da un giudice della Corte d’appello ha definito monsignor Álvarez, 56 anni, “un traditore della patria” condannandolo a restare in carcere fino al 2049. 

La sentenza prima del processo

Il vescovo di Matagalpa è accusato di “cospirazione per minare l’integrità nazionale e propagazione di notizie false attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione a danno dello Stato e della società nicaraguense”. Il processo doveva iniziare il 15 febbraio ma è arrivata prima la sentenza. Oltre al vescovo, altri due sacerdoti, Manuel García e José Urbina, del clero della diocesi di Granada, sono ancora detenuti nelle carceri nicaraguensi.

Sacerdoti espulsi come “traditori della patria”

Altri cinque sacerdoti, un diacono e due seminaristi accusati di “cospirazione” e condannati a dieci anni di carcere sono invece già arrivati negli Stati Uniti, dove dovrebbero ottenere un permesso di soggiorno per un periodo iniziale di due anni. Le otto persone fanno parte di coloro per i quali la Corte d’Appello di Managua ha ordinato “l’espulsione immediata ed effettiva per aver commesso atti che minano l’indipendenza, la sovranità e l’autodeterminazione del popolo, per aver incitato alla violenza, al terrorismo e alla destabilizzazione economica”. Gli espulsi sono stati dichiarati “traditori della patria”, hanno avuto i loro “diritti cittadini sospesi a vita” e privati della cittadinanza nicaraguense. 

Le accuse di Ortega

Il presidente Daniel Ortega ha parlato della condanna di monsignor Álvarez alla televisione nazionale, definendo “assurda” la posizione del vescovo e affermando che è in carcere per “terrorismo”. La polizia aveva arrestato Alvarez lo scorso mese di agosto e successivamente i tribunali lo hanno accusato di “cospirazione” e diffusione di “notizie false”.

Il cardinale Hollerich: è persecuzione di Stato

Il cardinale Jean-Claude Hollerich ha denunciato la falsità delle accuse in una lettera datata 6 febbraio e indirizzata a monsignor Carlos Enrique Herrera Gutiérrez, presidente della Conferenza episcopale del Nicaragua. Nella missiva, il cardinale, in qualità di presidente della Comece, la Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea, ha preso posizione sulla situazione in Nicaragua, esprimendo la solidarietà dei vescovi dell’Ue alla Chiesa cattolica del Paese centramericano “che sta affrontando una profonda sofferenza a causa della persecuzione dello Stato”. Hollerich denuncia l’aggravarsi della situazione con eventi recenti come “la chiusura di stazioni radio cattoliche, l’ostruzione dell’accesso alle chiese da parte della polizia e altri gravi atti che turbano la libertà religiosa e l’ordine sociale”.

Dagli arresti domiciliari al carcere

Monsignor Álvarez è il primo vescovo a essere arrestato e condannato da quando il presidente Daniel Ortega è tornato al potere in Nicaragua nel 2007. Era stato prelevato dal palazzo vescovile di Matagalpa all’alba dello scorso 19 agosto da agenti di polizia, assieme a sacerdoti, seminaristi e laici, dopo essere stato tenuto forzatamente rinchiuso per 15 giorni nella Curia con l’accusa di aver tentato di “organizzare gruppi violenti” con “l’obiettivo di destabilizzare lo Stato nicaraguense e attaccare le autorità costituzionali”. Il vescovo era stato poi trasferito nella sua residenza privata a Managua agli arresti domiciliari, ma adesso è stato trasferito in un carcere di massima sicurezza.