Il premier israeliano chiede al suo governo di respingere qualunque “diktat internazionale”. Gli Usa non voteranno la proposta di risoluzione algerina, mentre da Gaza arriva l’allarme dell’Oms: l’ospedale Nasser non funziona più. Le Nazioni Unite denunciano ancora il rischio di morte per fame degli abitanti della Striscia
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Benjamin Netanyahu ha chiesto oggi al suo governo di respingere ”ogni tentativo di imporre ad Israele in maniera unilaterale uno Stato palestinese”. Il premier israeliano, inoltre, è la questione sottoposta ai ministri, ribadisce la sua opposizione a ogni “diktat internazionale”, perché ”un riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese, dopo il massacro del 7 ottobre, elargirebbe un premio enorme al terrorismo ed impedirebbe qualsiasi accordo di pace in futuro”.
Usa: no alla proposta di risoluzione algerina
Gli Stati Uniti non voteranno la proposta di risoluzione algerina sul Medio Oriente. L’ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield, in una dichiarazione, annuncia l’intenzione di Washington, secondo la quale la risoluzione in questione presentata dal Consiglio di Sicurezza non “raggiungerebbe” i risultati auspicati dagli Stati Uniti, ossia “un accordo sugli ostaggi tra Israele e Hamas, che porterebbe un periodo di calma immediato e prolungato a Gaza per almeno sei settimane, e da cui potremmo poi prendere il tempo e i passi per costruire una pace più duratura”.
L’Oms, il Nasser non funziona più
Intanto l’esercito israeliano continua ad operare nella parte occidentale di Khan Yunis, da dove si giunge a Rafah, dove sono ammassati 1,4 milioni di palestinesi, e continua la sua azione anche all’interno dell’ospedale Nasser della città, dove giovedì scorso sono entrati i soldati israeliani e che ormai è trasformato in un campo di macerie: qui da venerdì sei pazienti, compreso un bambino, sono morti a causa delle interruzioni di elettricità, secondo quanto denunciato dal Ministero della Sanità di Hamas che oggi ha aggiornato il bilancio dei morti: dal 7 ottobre scorso è salito a quasi 29mila, con 127 decessi nelle ultime 24 ore e circa 69mila feriti. Le organizzazioni internazionali continuano ad esprimere la loro preoccupazione mentre l’Oms annuncia che l’ospedale dopo i raid e l’assedio di una settimana non funziona più. Inoltre, come informa il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, negli ultimi due giorni “non è stato permesso al nostro team di entrare in ospedale per valutare le condizioni dei pazienti e le necessità mediche più urgenti, nonostante avesse raggiunto il complesso per consegnare carburante insieme ai partner”. All’interno vi sarebbero ancora “200 pazienti, almeno 20 dei quali necessitano di essere trasferiti urgentemente in altri ospedali per ricevere assistenza”.
Il rischio di morte per fame a Gaza
Dalle Nazioni Unite continuano intanto ad arrivare gli allarmi sulla situazione nella Striscia, dove gli abitanti rischiano di morire di fame. Proseguono anche le attività militari nel centro di Gaza e secondo il portavoce di IDF, sarebbero stati condotti “raid mirati su infrastrutture terroristiche”, “uccisi terroristi e localizzate larghe quantità di armi nell’area”. A Tel Aviv, nel frattempo, migliaia di israeliani hanno continuato a manifestare contro il governo Netanyahu, invitandolo a raggiungere un accordo per la liberazione degli ostaggi.