Chiesa Cattolica – Italiana

Neo presidente Ifad: spezzare il legame tra clima, povertà, guerre

Fausta Speranza – Città del Vaticano

“Abbiamo le istituzioni per combattere la povertà, abbiamo il know-how per ridurre le disuguaglianze. Quello che ci occorre è mobilitare le risorse e unire le forze”: sono parole del nuovo presidente del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (Ifad) Alvaro Lario, pronunciate ieri di fronte ai delegati dei 177 Stati membri che lo hanno scelto alla guida dell’istituzione nell’elezione che si è svolta nella sede a Roma. Lario si insedierà il primo ottobre e resterà in carica per un mandato di quattro anni. Subentra a Gilbert Houngbo, che ha guidato l’organizzazione dal 2017.

Priorità e concretezza dell’impegno finanziario  

Già direttore finanziario dell’Ifad e vicepresidente associato per le operazioni finanziarie dal 2018, lo spagnolo Lario ha guidato gli sforzi dell’istituzione a mobilitare l’impegno del settore privato nella lotta contro la fame e la povertà, a favore delle comunità rurali più povere del mondo. Oggi si impegna a raddoppiare l’impatto dell’Ifad sulle comunità rurali povere entro il 2030. Sotto la sua amministrazione, l’Ifad è diventato il primo Fondo delle Nazioni Unite e l’unico organismo specializzato – oltre al gruppo della Banca Mondiale – ad accedere al mercato finanziario e a ottenere un rating di credito, consentendo così al Fondo di ampliare la propria capacità di mobilitare risorse, estendendola al settore privato. Lario ha maturato 20 anni di esperienza in questo settore, nel mondo accademico e nelle istituzioni finanziare internazionali, e si è occupato anche di sviluppo di mercati dei capitali locali e investimenti nei mercati emergenti presso l’International Financial Corporation del gruppo della Banca Mondiale.

Gravi le sfide

Lario assume la guida dell’Ifad in un momento di grandi sfide per l’agricoltura, in particolare per i piccoli agricoltori, che nonostante siano essenziali per la sicurezza alimentare mondiale, sono estremamente vulnerabili agli shock. La guerra in Ucraina ha fatto impennare i prezzi degli alimenti, dell’energia e dei fertilizzanti, Dovrà dunque guidare l’agenzia delle Nazioni Unite nella lotta contro la crisi globale della sicurezza alimentare innescata dalla guerra, oltre che dal cambiamento climatico e dalle conseguenze economiche – diseguali nel mondo – causate dalla pandemia da Covid-19. Nell’intervista a Vatican News, Alvaro Lario parla delle sfide, delle priorità, del ruolo dei mercati, del bisogno di far convergere programmi di azione.

Ascolta l’intervista con Alvaro Lario

Lario innanzitutto ricorda che l’ultimo rapporto dell’Onu sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione mostra che il mondo sta facendo passi indietro negli sforzi per sconfiggere la fame e la malnutrizione. Il numero delle persone che soffrono la fame, infatti, è salito a ben 828 milioni.

Clima, povertà e guerre: nessuno si senta escluso

Lario, con efficace sintesi, mette in luce quello che definisce un legame diretto da considerare: quello tra clima, povertà e guerre. Ricorda che questo è fatale per tutti e che tutti devono essere coinvolti, anche i mercati finanziari che – dice – hanno altre priorità.  

Il ruolo del settore privato

Lario esprime la convinzione che serva, oltre all’impegno delle istituzioni pubbliche, anche il coinvolgimento dei privati: “Sappiamo che l’aiuto pubblico allo sviluppo e soprattutto quello destinato all’agricoltura non sarà sufficiente”. A causa della guerra in Ucraina – ricorda – i piccoli produttori di tutto il mondo stanno subendo le perturbazioni attuali dei sistemi alimentari. Questo è un ulteriore shock che si aggiunge ai disastri collegati al cambiamento climatico e alla diseguale ripresa dal Covid 19. Le comunità povere sono gravemente colpite.

L’impegno programmatico

“Come presidente farò in modo che l’Ifad colleghi l’enorme quantità di risparmi mondiali di investimenti a impatto e i fondi pensione per affrontare la povertà nelle comunità rurali povere”. E’ l’impegno che assume per l’inizio del suo mandato: “Dobbiamo assicurarci di utilizzare il nostro rating creditizio AA+ per mobilitare più fondi”. A questo proposito parla di “un vantaggio competitivo unico per l’Ifad  nel sistema delle Nazioni Unite”.

Lario si  impegna a “incrementare gli investimenti nella resilienza climatica e nell’agricoltura climatica-intelligente”. L’Ifad – sostiene – deve agire con urgenza e collaborare con istituzioni attente al clima per sostenere i piccoli agricoltori e le comunità rurali povere ad adattarsi agli shock climatici. Dunque, quella che definisce “l’agricoltura climatica-intelligente” e l’adattamento al clima, diventeranno sempre più  importanti per spezzare il circolo vizioso della povertà, disuguaglianza, conflitti e migrazioni forzate.

Unire le forze senza dimenticare giovani e donne

In definitiva, un convincimento importante: “Abbiamo le istituzioni per combattere la povertà, abbiamo il know-how per ridurre le disuguaglianze. Quello che ci occorre è mobilitare le risorse e unire le forze”. E aggiunge che “non sarà possibile raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile senza sfruttare il potere delle donne e l’energia dei giovani”.

Lo sguardo globale delle Nazioni Unite

L’ultimo rapporto dell’Onu su “Lo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo” (SOFI), presentato giovedì scorso, mostra, come ricorda Lario, che il mondo sta facendo passi indietro negli sforzi per sconfiggere la fame e la malnutrizione. Il numero delle persone che soffrono la fame a livello mondiale è salito a ben 828 milioni nel 2021, ossia circa 46 milioni in più dal 2020 e 150 milioni in più dallo scoppio della pandemia di COVID-19. Le Nazioni Unitw ricordano che il mondo si sta allontanando ulteriormente dall’obiettivo di sconfiggere, entro il 2030, fame, insicurezza alimentare e malnutrizione in tutte le sue forme. Nel 2021, il divario di genere nell’insicurezza alimentare è cresciuto ancora nel 2021. In tutto il mondo, il 31,9% delle donne ha sofferto di insicurezza alimentare moderata o grave, rispetto al 27,6% degli uomini: un divario di oltre 4 punti percentuali, rispetto ai 3 del 2020.

Guardando al futuro

Nella prefazione del rapporto, i capi delle cinque agenzie ONU hanno scritto: “La questione principale non è tanto se le avversità continueranno a verificarsi o meno, ma, piuttosto, come intraprendere azioni più coraggiose per costruire la resilienza contro le crisi future”. Si prevede che nel 2030 quasi 670 milioni di persone (l’8% della popolazione mondiale) soffriranno ancora la fame, anche considerando una ripresa economica mondiale. David Beasley, direttore esecutivo del Programma Alimentare Mondiale (Pam) dichiara: “La portata senza precedenti della crisi della malnutrizione richiede, altresì, una risposta senza precedenti”. Le impennate – aggiunge – nei prezzi mondiali di alimenti, carburanti e fertilizzanti a cui assistiamo, a seguito della crisi in Ucraina, minacciano di spingere Paesi di tutto il mondo sull’orlo della carestia. Ne conseguiranno una destabilizzazione a livello mondiale, morte per inedia e migrazioni di massa senza precedenti. “Dobbiamo agire oggi per scongiurare questa catastrofe incombente”, ribadisce. Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), chiarisce che “ogni anno 11 milioni di persone muoiono a causa di diete non sane e che l’aumento dei prezzi degli alimenti non farà altro che aggravare questa situazione”. L’OMS sostiene gli sforzi dei Paesi per migliorare i sistemi alimentari, sia tramite tassazione degli alimenti non sani, che tramite la concessione di sovvenzioni a favore di scelte sane, che proteggano i bambini da un marketing dannoso, garantendo la chiarezza delle etichette nutrizionali. L’obiettivo è far sì che il cibo sia fonte di salute per tutti.

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