Nel confessionale con il Papa: “In ginocchio da lui con le nostre fragilità”

Vatican News

Una mamma di un bimbo affetto da sindrome di Down e un giovane, entrambi appartenenti alla parrocchia romana di Santa Maria delle Grazie dove Francesco si reca oggi per l’iniziativa quaresimale “24 ore per il Signore, confidano lo stato d’animo con cui si accostano al sacramento della riconciliazione che ricevono dalle mani di Francesco

Fausta Speranza e Antonella Palermo – Città del Vaticano

La cura e una maggiore consapevolezza del sacramento della riconciliazione. È quanto viene espresso da alcuni dei fedeli che i parroco di Santa Maria delle Grazie al Trionfale ha scelto per le confessioni con Papa Francesco che si tengono nella parrocchia romana nel pomeriggio di oggi, nell’ambito della decima edizione di “24 ore per il Signore”, l’iniziativa quaresimale che prevede l’apertura per un giorno intero delle chiese per consentire a fedeli e pellegrini di vivere un momento di in adorazione e di potersi confessare.

La mamma di un bimbo down: consegno al Papa questo dono

“È un grande dono che il parroco mi abbia scelto”, racconta una giovane mamma, tra le cinque persone che si confesseranno dal Papa. L’anno scorso è nato Pietro, un bimbo “speciale”, dice. Ha la sindrome di Down, “un dono di grazia alla nostra famiglia”. Una maternità che “sicuramente consegnerò al Papa”, aggiunge. “Quando abbiamo saputo la notizia, abbiamo un po’ vacillato, io e mio marito. Però, poi abbiamo pensato che, essendo entrambi credenti, se ci era stato fatto questo dono è perché abbiamo anche gli strumenti per poter crescerlo bene”, sottolinea. Spiega inoltre che ci sono famiglie che sostengono questi genitori e che, anche grazie al loro aiuto, stanno vivendo bene questa avventura. “Il cammino di fede ha aiutato molto, una volta che abbiamo sentito il battito del bambino non avremmo fatto scelte diverse da quella che abbiamo fatto”. La giovane mamma sente di rappresentare anche tutta la sua comunità che oggi il Papa visita.

Un giovane: perdonare se stessi è la cosa difficile

Sicuramente è una occasione straordinaria, ma “c’è forse da dire che è anche una esperienza che va vissuta nella normalità”: così racconta un ragazzo della parrocchia romana, anch’egli si è preparato per vivere con il Papa il rito penitenziale. “È vero che è il Papa a confessare ma è vero pure che il Papa è un sacerdote, ed è Gesù che in quel momento perdona. Ciò che rende unico preparare questa confessione – osserva – è poter consegnare il proprio cuore e la propria fragilità nelle mani del Successore di Pietro”. E ci tiene a dire anche che questo tempo ha la peculiarità di far “riscoprire il valore di tornare alla Chiesa”.

Il giovane ha dedicato ovviamente un tempo specifico all’esame di coscienza preparandosi “con più cura e consapevolezza, perché di solito si vive con una certa fretta”. Si sofferma su un aspetto condiviso a livello generale: “La confessione è un tema delicato perché il confessionale fa un po’ paura – ammette il giovane – la confessione è vissuta con una certa pesantezza. Però il Papa chiede ai preti di essere misericordiosi. Del resto Gesù ha fatto così”. E aggiunge: “Perdonare se stessi è ancora più difficile. Una cosa da imparare”. La sua speranza è che si vedessero in futuro dei frutti all’esterno di questa esperienza, “aldilà di ciò che deve rimanere segreto. E, mentre ricorda come la costanza della presenza della Chiesa e la gratuità abbiano contrassegnato la sua vita, si appresta a vivere l’incontro con il Papa considerandolo anche come un incontro di fiducia piena con il suo vescovo, il Vescovo di Roma.