Negli Usa messo a morte Ernest Johnson. Per lui il Papa aveva invocato clemenza

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Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Il Missouri è andato avanti, nonostante la richiesta di clemenza del Papa, nonostante la certificata disabilità mentale: Ernest Johnson è stato messo a morte ieri, quando a Bonne Terre erano le 18.11. In nove minuti la dose di pentobarbital, un potente barbiturico, ha fatto effetto e così un altro nome si aggiunge alla lunga lista delle vittime della pena capitale: quello di un afroamericano, con un quoziente intellettivo pari a quello di un bimbo di 4 anni e la sindrome alcolica fetale. Era stato su questi elementi che si era giocata la difesa di Johnson, che aveva dichiarato l’evidente violazione dell’ottavo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che vieta l’esecuzione di persone intellettualmente disabili. Ma a nulla sono valse le ragioni degli avvocati che si sono scontrate, dopo il rigetto della petizione da parte del governatore dello Stato Mike Parson, anche con quello della Corte Suprema degli Stati Uniti, a maggioranza conservatrice.  

Il Papa e la sacralità della vita umana 

Ernest Johnson era stato condannato a morte per un triplice omicidio, 27 anni fa, era il 1994, durante una rapina in un negozio di alimentari. Il nunzio negli Stati Uniti, monsignor Cristophe Pierre, a nome del Papa, lo scorso 1° ottobre, si era rivolto con una lettera al governatore, affinché l’esecuzione venisse fermata, chiedendo di mettere al centro “l’umanità del signor Johnson e la sacralità di tutta la vita umana”. La missiva era poi stata resa nota da suor Helen Prejean, che da decenni combatte negli Usa contro la pena capitale.

Pena di morte arbitraria e razzista 

Fuori dalla prigione si erano riuniti qualche decina di manifestanti contrari all’esecuzione di Johnson, la prima nel Missouri dal maggio 2020 e la settima negli Stati Uniti dall’inizio di quest’anno. L’episcopato americano si è ripetutamente pronunciato contro la pena di morte, chiedendo di abolirla a livello federale. Attualmente, sempre a livello federale, è in vigore una moratoria, dal primo luglio, dopo che il dipartimento di Stato americano ha definito la pena capitale “arbitraria” e con un “impatto sproporzionato sulle persone di colore”.