Natale con i poveri: la festa di una famiglia che abbraccia tutti come Gesù nel presepe

Vatican News

Ritorna anche quest’anno l’iniziativa della Comunità di Sant’Egidio che riunirà a tavola per il pranzo del 25 dicembre migliaia di persone povere, senza dimora, anziane, sole e in difficoltà a Roma e in tante città italiane e del mondo. E’ il miglior modo di celebrare la nascita di Cristo, spiega Massimiliano Signifredi, “non è un pranzo per i poveri ma è il pranzo di Natale in cui i poveri sono il centro della famiglia di Gesù, che è la Chiesa”

Adriana Masotti – Città del Vaticano

“Viene il Natale. Nasce un bambino, nasce Gesù, ma per lui non c’è posto nell’albergo, ci dice il Vangelo. Spesso in questo mondo non c’è posto per i piccoli, non c’è posto per i bambini, non c’è posto per i deboli. Eppure Gesù nasce. Nasce perché c’è una madre ad attenderlo con la sua tenerezza, Maria”. Così scrive Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, in una lettera in occasione di questo Natale che augura sia per tutti “di gioia, di accoglienza e di tenerezza”, ricordando che, come Maria, possiamo essere noi “coloro che accolgono Gesù aiutando chi è piccolo, chi è debole, chi è solo, chi è emarginato, come sarà nei tanti tanti pranzi di Natale della Comunità di Sant’Egidio dove si confonde chi serve e chi è servito”.

Una tradizione viva da oltre 40 anni 

L’iniziativa di offrire il pranzo del 25 dicembre a quanti la Comunità incontra quotidianamente nelle città del mondo, ha preso il via nel 1982 raggiungendo via via dimensioni sempre maggiori. Circa 12 mila, calcolando solo Roma e provincia, saranno gli ospiti che vivono un qualche disagio a sedersi alle varie tavole imbandite a festa nelle chiese, nelle case, negli istituti per anziani, per bambini, per persone con disabilità, nelle carceri, negli ospedali, perfino nelle strade.

“Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. (Lc.14, 12-14)”

Pranzare con i poveri è fare festa con il festeggiato

Uno dei luoghi tradizionali per il pranzo natalizio a Roma è la basilica di Santa Maria in Trastevere, vicino alla sede della Comunità che ama definirsi “una famiglia raccolta dal Vangelo” e che il Vangelo lo vuole mettere in pratica. Massimiliano Signifredi, coordinatore delle cene itineranti della Sant’Egidio, spiega a Vatican News il significato profondo dell’iniziativa:

Ascolta l’intervista a Massimiliano Signifredi

Massimiliano Signifredi, ogni anno la Comunità di Sant’Egidio offre ai più poveri il pranzo di Natale in diverse città in Italia e nel mondo. A Roma uno dei punti d’incontro sarà la basilica di Santa Maria in Trastevere. Chi sono gli invitati a questo momento di festa?

La Comunità di Sant’Egidio ormai da più di 40 anni promuove questo segno di solidarietà e di speranza per tante persone senza dimora, anziani, rifugiati, anche detenuti, ovviamente facendo delle iniziative e delle feste nelle carceri. Quest’anno saremo più di 80.000 in un centinaio di città italiane, ma anche in 70 Paesi del mondo, raggiungendo la cifra record di 250.000 persone. Vogliamo dire che questo però non è il pranzo per i poveri, ma è il pranzo di Natale in cui i poveri sono il centro della famiglia di Gesù, che è la Chiesa, che è la Comunità di Sant’Egidio, e sono anche degli invitati molto graditi alla nostra tavola. Con loro siederemo noi che ogni giorno li sosteniamo, li visitiamo e così è un vero e proprio “Natale con i tuoi”.

Il cardinale Parolin al pranzo di Natale dell’anno scorso

L’anno scorso avete avuto un ospite d’eccezione, il segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, che aveva portato a tutti gli auguri del Papa, e c’erano anche alcuni profughi dell’Ucraina. Il pensiero era andato molto a quel conflitto. Ecco, quest’anno ci saranno presenze o intenzioni particolari?

Non posso fare molte anticipazioni sul pranzo che si terrà a Santa Maria in Trastevere che è un pranzo molto bello: ci sono alcuni invitati che ogni anno sono contenti di tornare. Addirittura un ragazzo, una persona con disabilità, il 26 dicembre dice: “Mancano solamente 364 giorni al prossimo pranzo di Natale”. Conta cioè i giorni perché è veramente qualcosa che tutto l’anno porta gioia nel cuore. Ci saranno sicuramente tanti rifugiati perché la situazione dei rifugiati nel mondo peggiora purtroppo di anno in anno a causa delle guerre, la guerra in Ucraina, ma anche adesso in Terra Santa. Ricordiamo che la Comunità di Sant’Egidio ha firmato proprio in questi giorni con il governo italiano un nuovo protocollo per l’apertura di corridoi umanitari dalla Libia. Anche questo è un segno di speranza: liberare tanti uomini e donne prigionieri nei campi della Libia che Papa Francesco ha definito, senza mezzi termini, dei lager.

Sappiamo che il Natale è un momento particolare in cui forse si sente anche di più la solitudine per chi è solo, la mancanza di tante cose. Che cos’è il Natale per le persone che voi incontrate? Che cosa dice a loro?

Il Natale è la festa di un bambino che è scartato, che nasce fuori dalle mura di una città in una situazione di disagio e che subito dopo deve fuggire dalla violenza di Erode. E questo noi lo rivediamo nelle storie di tanti nostri amici. Proprio poche ore fa ho ricevuto una telefonata da parte di una donna che mi chiedeva se c’era ancora posto in uno dei pranzi di Natale che facciamo a Roma. Sono oltre 30 nella periferia della capitale. Mi chiedeva se c’era ancora posto per lei e per sua mamma anziana dicendomi che quest’anno è morto il papà e che non vogliono passare questa festa da sole. Ecco, il pranzo di Natale vuole donare gioia, vuole donare il calore di una famiglia, vuole donare anche un pasto abbondante, ricco, con dei regali. E per questo Sant’Egidio ha promosso una raccolta di solidarietà con un numero che si può digitare da numero fisso. E’ il 45586, oppure si può inviare un sms allo stesso numero per donare il pranzo di Natale a chi è più solo e fragile.

Pranzo di Natale nella basilica a Trastevere nel 2018

Che cos’è per lei e per i tanti volontari che ci saranno uscire dalla propria casa, lasciare la propria famiglia proprio in un giorno di festa in cui tutti desideriamo, insomma, goderci un po’ di pausa, di tranquillità?

Fare festa con i poveri il giorno di Natale è fare festa con il festeggiato, con Gesù che nasce povero, che nasce in una famiglia di profughi, che deve abbandonare la sua città per via di un editto di un potere lontano, quello dell’impero romano. E quindi è fare festa con chi in questo giorno nasce come un segno di speranza. Ma io vorrei dire che il Natale è festa per tutta la mia famiglia, perché tutti quanti, anche i miei figli, parteciperanno sia alla liturgia di Natale, sia al pranzo di Natale, perciò è una festa di una famiglia che si allarga e che include tutti.

La Comunità di Sant’Egidio propone il pranzo di Natale anche in tanti altri luoghi del mondo. Ci fa qualche esempio di città o Paese dove si festeggerà con loro?

Si festeggerà in Europa, nelle città dell’Europa occidentale, a Parigi, a Berlino, si festeggerà a Varsavia, anche a Kyiv, dove purtroppo non cessano i bombardamenti sulla popolazione. Si festeggerà in Africa, in tante città con ospiti particolari. In alcuni Paesi africani purtroppo ci sono ancora i malati di lebbra e i nostri fratelli e le nostre sorelle della Comunità di Sant’Egidio li assistono. Si festeggerà in tante periferie latinoamericane con i bambini di strada, con le persone impoverite a causa della crisi economica. Ecco, il pranzo di Natale non è un pranzo spot che si fa una volta all’anno e poi ci si dimentica dei poveri. Il pranzo di Natale è il coronamento di un’amicizia fedele che non vuole lasciare indietro nessuno.

Un partecipante al pranzo di Natale (foto pubblicata sul sito della Comunità)

La cosa bella è che l’amicizia della Comunità con i poveri, anche l’aiuto concreto, non si limitano al giorno di Natale. Quindi anche questi vostri ospiti sono persone che già conoscete, che seguite tutto l’anno…

Sì è così. E gli invitati al pranzo di Natale ricevono ogni anno un invito personale, un bel cartoncino dove c’è un immaginetta con il proprio nome e cognome, con l’orario e il luogo dove si terrà il pranzo, perché i poveri non li invita mai nessuno. A volte i poveri non hanno neanche un nome perché nessuno si ricorda come si chiamano. È quella donna che chiede l’elemosina fuori dalla chiesa… no, quella donna ha un nome, ha una dignità e ha diritto di essere invitata in quello che è il banchetto più bello dell’anno.

Che augurio potrebbe fare a tutti noi, perché si riesca veramente a festeggiare la nascita di Gesù senza farci distogliere da ciò che è essenziale in questa festa?

Io auguro a tutti di vivere un Natale di serenità, di pace. Un Natale in cui fare spazio a chi è più povero, solo, scartato, chi non è invisibile perché noi vediamo dove sono i poveri. A volte però preferiamo guardare da un’altra parte. Ecco, come il presepe, quella bella tradizione italiana che poi si è diffusa in tutto il mondo ci invita a guardare nel punto dove c’è la mangiatoia, dove c’è Gesù, in questo periodo di Natale guardiamo verso i poveri e scopriremo un volto di Gesù più vicino a noi.