Anna Poce – Città del Vaticano
“È davvero grande lo sconforto nell’apprendere le sofferenze di migliaia di persone, in particolare dei villaggi cattolici, le cui case sono state bruciate, le proprietà saccheggiate, e che si sono trasformati in senzatetto, in sfollati e con un estremo bisogno di cibo e di riparo”, ha dichiarato lo scorso 17 luglio l’arcivescovo Tin Win, in un videomessaggio, riportato da UCA News. Il presule, descrivendo i villaggi diventati “una terra di cenere, senza case, alberi e uccelli”, ha espresso il suo dolore per migliaia di fratelli e sorelle, costretti a lasciare le loro abitazioni e a vivere in luoghi di fortuna, affrontando la fame. “Cibo, vestiti, alloggio e assistenza sanitaria sono diritti fondamentali di tutti gli esseri umani, quindi devono essere considerati prioritari”, ha sottolineato l’arcivescovo, facendo appello alle parti interessate “a non bruciare e distruggere le case dei civili e a rispettare le loro proprietà”.
Continui attacchi ai villaggi cattolici
Il messaggio del presule è giunto con l’intensificarsi degli attacchi aerei e dei bombardamenti dell’esercito militare a diversi villaggi, nel tentativo di stroncare la crescente resistenza delle forze di difesa del popolo. Il numero delle vittime e i danni a case e civili rimangono sconosciuti. Monsignor Tin Win ha espresso preoccupazione per le persone scomparse e uccise in diverse regioni del Paese. “Secondo gli insegnamenti della Chiesa – ha concluso -, l’esistenza umana e la dignità umana devono essere rispettate”.
I villaggi cattolici colpiti – Monhla, Chaung Yoe e Chan Thar – fanno parte dell’arcidiocesi di Mandalay e sono noti come villaggi Bayingyi, dove la popolazione rivendica la propria discendenza portoghese. In questi villaggi sono nati molti religiosi. Lo stesso cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, è originario di Monhla, luogo storico dove buddisti e cattolici convivono pacificamente da decenni.
Numerosi appelli della Chiesa al rispetto della vita umana e della proprietà
Negli ultimi tempi, i presuli cattolici hanno ripetutamente chiesto il rispetto della vita umana e dei luoghi di culto, degli ospedali e delle scuole nella nazione del sud-est asiatico dilaniata dal conflitto. Ma, nonostante il cardinale Bo abbia anche incontrato il leader della giunta militare, Min Aung Hlaing, lo scorso dicembre, il suo regime ha continuato ad attaccare i civili e decine di chiese negli Stati Kayah e Chin sono state distrutte; sacerdoti e pastori uccisi e arrestati. Dal colpo di Stato delle forrze armate birmane del febbraio 2021, che ha rovesciato il governo di Aung San Suu Kyi, quasi 2.100 persone, tra cui oltre 100 bambini, sono state uccise e più di 1.400 sono state arrestate.