Musei Vaticani, in un volume il restauro della Salus Populi Romani

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La pubblicazione “Salus Populi Romani. Il restauro dell’antica icona della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore” è dedicata all’icona mariana più venerata dai cittadini romani, particolarmente cara a Francesco e al centro di un delicato intervento conservativo condotto dagli specialisti dei Musei del Papa. Annunciato anche l’avvio del centenario del Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali lignei

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

La Madonna di Roma, una delle icone mariane maggiormente diffuse al mondo, venerata nella Basilica di Santa Maria Maggiore, il santuario mariano più antico di tutto l’Occidente. Volto ieratico, sguardo intenso, ma dolce; vestita di un manto azzurro fregiato d’oro, porta in braccio il Bambino: è la Salus Populi Romani, “salvezza del popolo di Roma”. La storia di questa tavola e del sapiente restauro che l’ha interessata recentemente è al centro di una nuova pubblicazione per le Edizioni Musei Vaticani presentata ieri pomeriggio nella sala conferenze delle collezioni pontificie.

Un momento della presentazione del volume

Una nuova bellezza

Omaggiata da Papa Francesco alla vigilia e al termine di ogni viaggio apostolico internazionale, la sacra effige che la tradizione attribuiva alla mano dell’apostolo Luca e che recenti indagini hanno invece collocato in un arco temporale tra il IX e l’XI secolo, negli anni immediatamente precedenti alla pandemia è stata oggetto di un lavoro conservativo che l’ha restituita ai fedeli sotto una nuova luce e bellezza.

Nel corso del pomeriggio di studi è stato dato ampio spazio alla presentazione delle ricerche e dei risultati emersi durante le indagini diagnostiche propedeutiche all’intervento di recupero. Inoltre sono state delineate le strategie conservative messe in atto per preservare al meglio l’icona.

Una pagina del volume

Le emozioni del restauro

Nel suo intervento, il cardinale Stanisław Ryłko, arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, ha raccontato come durante i mesi del restauro, l’assenza della venerata immagine sia stata particolarmente avvertita tra i fedeli. Il porporato ha anche condiviso il ricordo delle emozioni che hanno accompagnato il restauro di un’opera tanto importante per la devozione mariana. Nel corso della fase di pulitura emergeva un’immagine molto diversa rispetto a quella conosciuta: “All’inizio del lavoro eravamo intimoriti dal contrasto tra lo sporco e il pulito che emergeva. Eravamo spaventati che, terminato il restauro, la gente non riconoscesse l’immagine”.

Anche il Direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta ripensa con particolare emozione a quei mesi di lavoro: “Iniziavamo ogni incontro con una preghiera. Ricordo il patema d’animo quando avviammo le fasi di pulitura: da un tassello uscì fuori un bianco molto forte dell’incarnato. Per procedere mandammo un rapporto al Santo Padre. Volevamo sapere se dovevamo continuare o meno. Il Papa ci ha incoraggiati ad affidarci agli esperti e oggi possiamo ammirare un risultato sorprendente”.

Ascolta l’intervista a Barbara Jatta

Il cardinale Rylko ha quindi fatto memoria della gioia provata il 28 gennaio 2018, quando Papa Francesco volle accogliere in Santa Maria Maggiore il ritorno dell’immagine nella Cappella Paolina.

Il restauro della Salus Populi Romani

Le indagini scientifiche

L’ultimo intervento conservativo della tavola, alta 117 cm e larga 79,  risaliva al 1931. Il restauro del 2018 si è reso necessario a causa dell’aggravarsi di un pregresso deterioramento riguardante tanto il supporto ligneo quanto la pellicola pittorica, documentato da analisi spettrografiche e radiografie.  “Ulteriori indagini scientifiche – prosegue Barbara Jatta – sono state poi compiute sul supporto ligneo, per il riconoscimento della specie legnosa e per la sua datazione mediante radiocarbonio. Lo studio morfologico indica che le tavole centrali sono di tiglio, mentre quelle della cornice sono di frassino. I risultati del radiocarbonio, inoltre, indicano una datazione del legno, con una probabilità di oltre l’80%, compresa tra la fine del IX e gli inizi dell’XI secolo per la tavola principale, e tra la fine del X e la prima metà dell’XI per la cornice perimetrale”.

“E’ stata realizzata poi una nuova teca conservativa”, aggiunge il Direttore dei Musei Vaticani, “più maneggevole per gli spostamenti che l’icona dovrà subire per le celebrazioni annuali e per i controlli periodici del suo stato conservativo”.

La copertina del volume

I 100 anni del Laboratorio di restauro

A condurre il lavoro di restauro è stato il Laboratorio vaticano Dipinti e Materiali lignei, in collaborazione con il Gabinetto di Ricerche Scientifiche applicate ai Beni Culturali, sotto la direzione scientifica generale dei Musei Vaticani. L’evento della presentazione del libro ha, tra l’altro, offerto l’occasione per annunciare l’avvio delle celebrazioni per il centenario del Laboratorio di restauro, un’eccellenza unica nel suo genere istituita da Papa Pio XI un secolo fa grazie all’intuizione del noto Maestro restauratore Biagio Biagetti.

“Custodire il passato per raccontarlo agli uomini di oggi” questa frase di Papa Francesco sintetizza secondo Francesca Persegati, responsabile del Laboratorio di restauro Dipinti e Materiali lignei, la missione dei 36 restauratori – 24 donne e 12 uomini – da lei coordinati. Persegati fa proprie le parole di Biagetti: siamo “custodi dei poemi pittorici più sublimi di tutto il mondo”. 

Papa Francesco in preghiera davanti alla Salus Populi Romani

Il volume sulla Salus Populi Romani è stato dedicato alla memoria di Guido Cornini, già responsabile del Dipartimento delle arti e curatore del Reparto per l’arte dei secolo XV-XVI dei Musei del Papa, venuto a mancare alcuni mesi fa: “Da studioso raffinato medievalista e del primo Rinascimento – conclude Barbara Jatta – Guido Cornini ha realizzato in questo volume un importante saggio, è stata l’ultima cosa che mi ha consegnato purtroppo prima di lasciarci”.