Antonella Palermo – Città del Vaticano
Don Mario Riboldi è deceduto ieri all’età di 96 anni. Era stato incaricato dal cardinale Carlo Maria Martini di seguire come cappellano i Rom del capoluogo lombardo, impegno che aveva accettato in toto e che aveva spinto fino alla scelta di vivere il sacerdozio da nomade, condividendo il contesto fragile e precario di un accampamento autorizzato a Brugherio.
Sacerdote di frontiera
“Una figura centrale, nel cammino post conciliare, della pastorale dei Rom e dei Sinti”, lo ha definito oggi monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e neo presidente della Fondazione Migrantes. “E’ stato collaboratore del cardinal Montini a Milano, successivamente, con don Bruno Nicolini, è stato il protagonista dell’incontro di Papa Paolo VI, oggi santo, a Pomezia nel 1965 con i Rom e i Sinti”, ricorda ancora Perego.
Uno stile di vita congeniale
Riboldi non aveva difficoltà ad ammettere che lo stile di vita arcaico e rurale dei rom in fondo gli era congeniale. Ogni mattina celebrava messa per i cattolici del campo nomadi dove viveva. Da quando la sua salute si era deteriorata, dimorava in una casa di riposo di Varese, lì dove ha concluso i suoi giorni. Aveva iniziato la traduzione del Vangelo di Marco in una delle tante lingue romanes che parlava, riferiscono alcuni suoi amici.