Paolo Ondarza – Città del Vaticano
“Una giornata triste per i Musei Vaticani e per il mondo del restauro”. Il direttore delle gallerie pontificie Barbara Jatta commenta così, intervistata da Vatican News, la morte ieri notte a Roma, all’età di 92 anni, di Gianluigi Colalucci, protagonista del “restauro del secolo”, che negli anni Novanta ha riportato in luce la vera ed imprevedibile cromia degli affreschi della Cappella Sistina.
15 anni con Michelangelo
Un’impresa che lo ha visto a contatto con le pitture michelangiolesche per quasi 15 anni, dal 1980 al 1994. A raccontarla è stato lui stesso nel libro “Io e Michelangelo”, un diario che ripercorre fatti, persone, sorprese e scoperte come il giallo ocra dei capelli del biondo Eleazar, al di sotto di una “pelle “scurissima, bruna, compatta, opaca”. Una cronaca avvincente che va dalla prima piccolissima prova di pulitura della patina scura accumulatasi nei secoli sulla superficie pittorica a causa del fumo delle candele e della polvere, alla difficile decisione di affrontare tutta la volta e il Giudizio, incoraggiato dagli studi che negli anni Trenta aveva condotto in Vaticano il fondatore del Laboratorio di Restauro delle Pitture Biagio Biagetti.
Erede di una grande tradizione
“Ci ha lasciato un grande uomo, un grande professionista, uno dei più grandi restauratori dell’’ultimo secolo” continua Barbara Jatta. “Colalucci si è distinto a livello internazionale non soltanto per aver avuto il coraggio, la forza, la capacità di affrontare il restauro del secolo. Gli allora direttori delle Gallerie di pitture e dei Musei Vaticani, Fabrizio Mancinelli e Carlo Pietrangeli, si sono decisi ad affrontare quel restauro perché avevano come tecnico, come figura di riferimento, Gianluigi Colalucci”.
“Colalucci – spiega il Direttore Jatta – è l’erede di una grande tradizione vaticana e italiana del mondo del restauro, della tutela e della conservazione. Con lui agli inizi degli anni Ottanta il laboratorio restauro è ritornato ai livelli di Biagio Biagetti e Bartolomeo Nogara, ovvero dei tempi della direzione di cinquant’anni prima”.
Un punto di riferimento
Nato nel 1929 a Roma Gianluigi Colalucci si era diplomato all’Istituto Centrale per il Restauro (ICR), sotto la direzione di Cesare Brandi e alla scuola di Giovanni Urbani, entrando nel 1960 nel Laboratorio di restauro delle Pitture dei Musei Vaticani, di cui divenne capo restauratore nel 1979. Da Brandi e Urbani Colalucci ha appreso l’applicazione pratica delle loro teorie in ambito di tutela, conservazione e metodologia del restauro.
Una vita per il restauro
Malato da tempo, fino all’ultimo ha messo la propria professionalità a disposizione della Direzione dei Musei Vaticani. “Solo pochi giorni fa – ricorda Barbara Jatta – l’ho spinto io all’interno dei Musei Vaticani con la sedia a rotelle insieme alla moglie Daniela e a tutto il gruppo del Laboratorio Restauro Pitture, diretto da Francesca Persegati, e a Guido Cornini, responsabile del Dipartimento della Arti. Lo abbiamo sempre chiamato per avere conferma della linea di condotta per tanti interventi importanti come quello operato nel Salone di Costantino che ha visitato più volte anche recentemente, dispensandoci consigli”.
Ha fatto scuola
“Gianluigi Colalucci – conclude il Direttore dei Musei Vaticani – è una figura chiave che ci ha lasciato, ma che rimane dentro di noi non solo umanamente e affettivamente, ma anche professionalmente. Una figura ancora oggi di riferimento per chi voglia operare nel campo della conservazione, della tutela e del restauro. Quel restauro della Cappella Sistina ha fatto scuola”. I funerali saranno celebrati domani pomeriggio alle 15.00 nella parrocchia romana di Santa Chiara ai Giuochi Delfici.