L’incontro riunisce ogni anno i volontari e gli operatori della Caritas Ambrosiana. Il convegno, in diretta streaming, si apre con l’intervento dell’arcivescovo emerito di Agrigento, il cardinale Francesco Montenegro. Il programma prevede poi una tavola rotonda con il ministro per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, il segretario generale Fim-Cisl Roberto Benaglia, il presidente del Consorzio Goel, Vincenzo Linarello. Nella terza e ultima parte è in programma l’intervento di Luciano Manicardi, priore di Bose. Il direttore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti e il presidente monsignor Luca Bressan introducono e concludono i lavori.
Sulla via degli ultimi
È la prospettiva degli ultimi quella che si deve seguire perché i poveri sanno vedere ciò che è essenziale. Lo sottolinea a Vatican News il cardinale Francesco Montenegro aggiungendo che si deve “imparare a guardare come i poveri vedono il mondo”.
Ascolta l’intervista con il cardinale Francesco Montenegro
Parliamo di questo convegno organizzato dalla Caritas ambrosiana. Al centro di questo appuntamento, ci sono le ragioni dell’impegno della Caritas in favore degli ultimi…
Gli ultimi in fondo sono i primi. Papa Francesco ce lo sta dicendo. Se vogliamo restaurare questo mondo e cambiarlo, tornando alle origini della Chiesa primitiva, abbiamo bisogno di ridare il posto giusto agli ultimi. D’altra parte, gli ultimi sono anche il sacramento di Cristo. Così come non possiamo vivere la fede senza l’Eucaristia, non possiamo vivere la fede senza i poveri. Non possiamo farci sostituire da un altro per andare all’Eucaristia, non possiamo delegare un altro ad amare i poveri. Dobbiamo allora prendere coscienza che, come cristiani, dobbiamo incontrarci con questo sacramento. È scomodo ma il Signore ce lo ha dato come testamento. Nel testamento si lasciano le cose migliori alle persone che si amano. Noi, come ha detto il Papa, guardiamo i poveri ma dobbiamo imparare a guardare come i poveri vedono il mondo.
Guardando come i poveri, si può in qualche modo aggiustare il mondo? Può essere questa la via per risolvere i problemi?
Porto l’esempio della parabola del Buon Samaritano. Se dal balcone dovessi vedere quella scena, direi che sono passate due persone e sono andati oltre. È passata poi una terza persona e si è fermata. Faccio una cronaca, faccio quindi la mia statistica. Se invece mi metto al posto dell’uomo ferito, vedo che l’uomo ferito viene percosso due volte. La prima volta dai briganti. La seconda volta dai due che passano. L’uomo ferito ha la sua delusione. Devo allora scoprire quali sono, in fondo, le delusioni e le speranze dei poveri. L’uomo ferito sgrana gli occhi quando vede che un nemico si ferma. È una prospettiva diversa che mi viene data. Non è quella di una persona che si ferma o non si ferma. Si incomincia invece a vedere chi è quella persona. Si devono guardare le cose dei poveri, ai quali il Signore ha lasciato la Buona Notizia. Si deve andare alla loro scuola per rivedere il mondo e il progetto che Dio ha. D’altra parte, i poveri nella Chiesa e nel mondo sono la maggioranza.
Quello visto dai poveri potrebbe quindi essere un mondo che segue le logiche indicate da Papa Francesco, quelle dell’ecologia integrale. Sarebbe un mondo molto più attento alle creature e al creato…
Senz’altro perché i poveri sanno guardare l’essenziale, sanno guardare ciò che conta. Il povero se ha freddo vuole una maglietta. Se noi abbiamo freddo vogliamo la maglietta firmata. Ma non è la firma che riscalda. È invece la lana che riscalda. Siamo preoccupati, però, per la firma. Il povero è preoccupato di coprirsi. Lui sa andare all’essenziale. Una cosa che noi con difficoltà riusciamo a fare. Ci siamo accorti con il Covid che improvvisamente ci siamo visti poveri: poveri di relazioni. E la vita è cambiata. La via del povero è quella via che il Papa ci ha indicato nell’incontro con la Caritas per il 50.mo di fondazione. La via degli ultimi è importante, ma non guardandola dal balcone. Ma mettendomi accanto e lasciandomi guidare da loro. Questa non è poesia. È Vangelo.
Il convegno precede la Giornata diocesana Caritas 2021 che le oltre 1000 parrocchie della diocesi di Milano celebrano domenica…
La Caritas è la Chiesa che serve. Una Chiesa che non serve, che non si mette al servizio, non serve a niente. Basta guardare la lavanda dei piedi. Gesù raccoglie in quel gesto tutta la vita fatta di dono. Quello delle Caritas parrocchiali è il convegno di una Chiesa che apre gli occhi sui poveri e sul servizio che deve prestare. L’amore non può essere programmato in anticipo. Deve essere una risposta ad un bisogno che viene presentato. Una Chiesa che è attenta al grido dei poveri, come Dio è stato attento a quello di Israele, cerca di dare quelle cose che i bisognosi chiedono.