Chiesa Cattolica – Italiana

Monsignor Ravelli: la tradizione della Chiesa è la stella che guida la liturgia

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Sono parole di gratitudine, di affetto, di riconoscenza quelle che monsignor Diego Ravelli esprime all’indomani della sua nomina da parte di Papa Francesco a maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie e responsabile della Cappella Musicale Pontificia. Parole nelle quali c’è l’eco di un cammino iniziato fin da bambino tra le mura vaticane: c’è il servizio, l’amore per la Chiesa, per il Papa e per gli ultimi che, nel suo ufficio all’Elemosineria, non hanno mancato di far recapitare i loro auguri. 

Ascolta l’intervista a monsignor Diego Ravelli

Monsignor Ravelli all’indomani della nomina pontificia, con quale spirito affronta questo nuovo compito al quale Papa Francesco l’ha chiamata?

Lo spirito è quello di tutti coloro che sono al servizio della Chiesa, del Santo Padre in particolare, e che deve essere lo spirito di servizio. Questo è quello che ho più a cuore davvero, anche la preghiera che chiedo in questi giorni è proprio quello di essere un servitore fedele e umile del Signore. E’ un compito bello, importante perché è quello di curare la preparazione e lo svolgimento delle celebrazioni presiedute dal Santo Padre. Mi piace all’inizio di questo cammino usare l’espressione di Papa Francesco con la quale si rivolge ai vescovi chiamandoli, nell’ultimo Motu proprio sulla liturgia, Traditionis custodes, custodi della tradizione. Ecco piacerebbe anche a me, nel mio ruolo, condividere questo mandato fondamentale dei vescovi nel servizio alla liturgia papale: essere un custode della tradizione della Chiesa. La tradizione della Chiesa, come scrive proprio il Papa, trae origine dagli Apostoli e progredisce sotto l’assistenza dello Spirito Santo e di questo dinamismo il Concilio Vaticano II costituisce la tappa più recente. Questo è il nostro punto di riferimento, la nostra stella che deve guidare il mio cammino e il cammino della liturgia.

Lei è da 23 anni nell’Elemosineria Apostolica, anni di lavoro, di impegno nell’ufficio della carità del Papa. Cosa si porterà di questa esperienza nel nuovo incarico?

Ventitré anni sono tanti, è tanta parte della mia vita e sono grato al Signore di essere stato qui a lavorare nell’ufficio della carità del Papa: è un’esperienza davvero bella, profonda che mi ha segnato e segna ancora oggi il mio cammino. In questi ultimi anni, passati con quattro Elemosinieri, e per ultimo il cardinale Krajewski, abbiamo condiviso l’attenzione per gli ultimi che sento profondamente, abbiamo condiviso lo spirito del servizio. E’ quello che vorrei continuare ad avere nel cuore e portarlo in questo nuovo incarico, anche la liturgia è un servizio che facciamo al popolo di Dio, perché sia proprio il popolo di Dio a poter vivere la preghiera liturgica in modo pieno, consapevole e con una partecipazione attiva di tutta l’assemblea

Le chiedo se vuole rivolgere un pensiero al Papa che l’ha scelta e anche se, ieri dopo la nomina, ha avuto nel suo cuore il pensiero per qualcuno in particolare…

La gratitudine è per il Santo Padre che ha avuto fiducia in me, mi ha scelto. Io non so se sono la persona più adatta ma lui forse ha ritenuto questo, cercherò di fare quello che faccio normalmente, di fare il meglio con col mio servizio. Il grazie va poi a tante persone che da ieri mi hanno mostrato segni di gratitudine e la cosa che sento vera è che i pensieri sono sinceri. Poi il mio grazie va già a tutti coloro che collaboreranno assieme a me nel bel compito di fare una liturgia papale che risplenda per una nobile bellezza. Vorrei ringraziare poi anche in modo particolare monsignor Guido Marini perché anche in questi anni è veramente stato sempre delicato, attento a noi cerimonieri – io porto anche questa esperienza maturata in 15 anni di servizio. So che lui mi ha davvero sempre stimato, me l’ha dimostrato nei fatti e anche in questi giorni mi ha detto il bene che mi vuole e la stima che porta per me e anch’io gli offro il mio grazie di cuore.

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