Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
Accoglienza, cittadinanza e nuove opportunità. Sono le parole chiave della settima edizione del Festival della Migrazione promosso dalla Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana, dall’Associazione Porta aperta di Modena e dal Centro di ricerca interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità di Unimore. La rassegna, in programma dal 23 al 26 novembre nelle città di Modena, Carpi e Ferrara si snoda attraverso incontri, dibattiti e laboratori per riflettere sul complesso fenomeno delle migrazioni.
Nuove opportunità di vita
Il presidente della Fondazione Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego, sottolinea che il Festival della Migrazione è da sette anni “un appuntamento importante per il mondo di coloro che lavorano tra i migranti e con i migranti”. Ogni anno viene approfondito un aspetto e in questa edizione l’accento viene posto sul tema della cittadinanza coniugato con l’accoglienza. La finalità è quella di vedere come queste due parole possano rivelarsi “nuove opportunità per la vita della città e delle nostre comunità”.
Diritti e cittadinanza
Per passare dall’essere cittadini a vivere come fratelli i passi fondamentali, spiega monsignor Perego, sono quelli del “riconoscimento dei diritti di ogni persona”. Questo riconoscimento è legato al tema della cittadinanza perché “non ci possono essere diritti senza riconoscere le persone come cittadini”. L’iter della cittadinanza deve essere visto come un percorso importante per ricostruire le città: “un milione e 400 mila immigrati – ricorda il presidente della Fondazione Migrantes – sono diventati cittadini italiani ma la legge per l’acquisizione della cittadinanza non interpreta il volto nuovo dei migranti, soprattutto dei minori”. Si deve dunque rilanciare “il percorso dello ius culturae e dello Ius Scholae”.
Accogliere e includere
Un altro tassello fondamentale, ricorda monsignor Perego, è quello dell’accoglienza che permette ai migranti di non arrivare in un territorio come estranei, “ma di essere da subito riconosciuti come persone da accompagnare”. Uomini e donne da integrare seguendo il tracciato più volte indicato Papa Francesco: “all’accoglienza deve seguire la tutela di ogni persona, il riconoscimento delle sue capacità e poi l’inclusione”.
Il progetto “Diffusamente”
Un segno concreto di questa accoglienza gestita con umanità è il progetto “Diffusamente”, sostenuto da Acri e dalla Fondazione Migrantes. Una iniziativa nata per rispondere, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, alle necessità dei profughi. In Italia, ricorda monsignor Perego, sono arrivate complessivamente 160 mila persone ma lo Stato italiano non era in grado di accoglierle tutte nelle sue strutture e allora si è sviluppata “questa accoglienza diffusa nelle famiglie e nelle parrocchie”. La Fondazione Migrantes, con il contributo dell’Acri, ha aiutato 1.100 persone (350 nuclei familiari) dislocate sul territorio nazionale, in 18 diocesi e nella comunità di Santa Sofia a Roma.
Pari opportunità
Alle parole chiave di questa edizione del Festival della Migrazione, accoglienza e cittadinanza, si aggiunge un altro tema centrale: quello delle pari opportunità. Un lavoro dignitoso per tutti non è solo una questione di giustizia, ma è anche un passo strategico per rilanciare l’economia di un Paese: in Italia “è importante rivedere la legge sull’immigrazione – sottolinea monsignor Perego – per evitare il precariato, irregolarità lavorative, lo sfruttamento e il caporalato”. Quest’anno il Festival della Migrazione pone una attenzione particolare alle lavoratrici: “in Italia le donne migranti sono più numerose degli uomini e, tante volte, sono le protagoniste del mondo del lavoro, anche di quello dell’impresa”.
L’appello di Migrantes al governo italiano
Monsignor Perego ricorda infine i passi che dovrebbero scandire l’agenda politica italiana sul tema dell’immigrazione. “Per quanto riguarda i migranti economici, si devono anzitutto rivedere i meccanismi delle quote che generano irregolarità lavorative, sfruttamento e precariato”. Un secondo elemento importante è il tema della casa: “un lavoratore che arriva in Italia dopo diversi anni compie il passo del ricongiungimento familiare, ma oggi questo momento rischia di essere protratto per anni o di rivelarsi impraticabile per la mancanza di abitazioni e per la difficoltà di riconoscere ai cittadini migranti le stesse condizioni di abitabilità dei cittadini italiani”. Per quanto riguarda i richiedenti asilo, coloro che stanno fuggendo da condizioni di vita drammatiche, si devono predisporre “canali di ingresso regolari che vadano al di là dei corridoi umanitari”. Si devono anche mettere al centro “il soccorso e il riconoscimento della protezione internazionale” sia nelle frontiere del mare ma anche per quelle terrestri.