Eletta il 22 maggio scorso, durante l’assemblea generale ad Assisi dell’Unione mondiale delle Organizzazioni femminili cattoliche, è mamma di 4 figli e nonna di 8 nipoti: “L’Unione deve cambiare, deve rendersi attraente per le giovani, dare loro una possibilità, ascoltarle”
Renato Martinez – Città del Vaticano
Fin da adolescente si è sempre impegnata nella promozione delle donne nei diversi campi. Monica Santa Marina, messicana, vedova, mamma di quattro figli e nonna di otto nipoti, è stata eletta il 22 maggio scorso come presidente dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche (UMOFC), organizzazione internazionale fondata nel 1910, presente in circa 60 Paesi a cui aderiscono un centinaio di istituzioni femminili cattoliche, per un totale di circa otto milioni di donne rappresentate. L’elezione di Santamarina è avvenuta ad Assisi, a metà maggio scorso, al termine dell’Assemblea generale che ha riunito più di 832 rappresentanti di 67 diverse organizzazioni di 32 Paesi di tutto il mondo. Già tesoriera dell’organismo, membro in passato dell’Azione Cattolica, la nuova presidente è stata ospite oggi, 2 giugno, degli studi di Radio Vaticana – Vatican News a cui racconta il suo impegno per l’educazione e l’insegnamento fin da giovanissima.
Impegno per l’educazione
“Ho iniziato in Azione Cattolica, poi sono stata presidente di tutta l’associazione e quindi mi sono spostata verso la sezione femminile. Ho sempre lavorato per le donne, anche in alcuni organismi governativi, nell’Istituto Nazionale delle Donne in Messico. Per tutta la vita mi sono preoccupata di lavorare per le donne e soprattutto per le più vulnerabili. Ho conosciuto l’UMOFC per molti anni, sono stata vicepresidente regionale, vicepresidente per l’America Latina e i Caraibi, vicepresidente generale, poi sono andata in pensione per qualche anno, sono tornata come tesoriera e ora l’Assemblea mi ha dato la fiducia per eleggermi presidente”.
L’incontro con il Papa
Riferendosi ai frutti dell’Assemblea generale di maggio ad Assisi, Santamarina ricorda l’incontro con Papa Francesco nell’udienza in Aula Paolo VI che ha preceduto l’inizio dei lavori e che è stata “la forza trainante” dell’intero incontro nella cittadina umbra. “Il Papa – dice la presidente – ci ha invitato a vivere pienamente la nostra femminilità. L’udienza con il Santo Padre è stata per noi una vera motivazione, una guida. Ci ha esortato a continuare a lavorare con l’Osservatorio, a proseguire il dialogo, a continuare a crescere, a essere coraggiose, come sempre invita a fare le donne”.
I frutti dell’Assemblea di Assisi
Il giorno dopo è iniziata l’Assemblea ad Assisi: “Il primo frutto – spiega Santamarina – è stata la partecipazione; circa 850 donne di 67 organizzazioni, di 38 Paesi. È stato un grande frutto, non avevamo mai pensato di avere un’Assemblea così grande e questo è stata una ricchezza, perché lo scambio di esperienze, il poter vivere insieme, riflettere insieme, pregare insieme, ci aiuta a crescere. Si è parlato molto di sinodalità, siamo molto coinvolti in questo processo. Abbiamo anche parlato della partecipazione delle donne nella Chiesa, nella società, nel mondo. In seguito, abbiamo lavorato su quelle che saranno le nostre principali linee guida per i prossimi quattro anni”.
Sinodalità e progetti per l’Africa
Un altro aspetto che la presidente dell’Unione mondiale delle Organizzazioni femminili cattoliche ha sottolineato è il lavoro svolto dall’Osservatorio mondiale delle donne, iniziativa lanciata nel giugno 2022 con l’obiettivo di rendere visibili le donne “invisibili” dei cinque continenti: “Innanzitutto, l’Osservatorio è stato consolidato ed è ora un progetto definitivo dell’UMOFC, ora dobbiamo promuoverlo e farlo crescere. Abbiamo un secondo progetto su donne e sinodalità che sarà una continuazione del primo… Stiamo programmando alcuni webinar nelle diverse lingue, sia per diffondere i risultati che per ascoltare i nuovi partecipanti, cioè alcune delle donne invitate a partecipare alla fase universale. E in Africa, poiché il progetto è a metà strada, abbiamo anche un sondaggio a cui hanno preso parte più di 10 mila donne; vogliamo iniziare a contribuire alla formazione delle donne africane sui grandi bisogni che abbiamo visto, come la violenza, la grande solitudine che si vive nei matrimoni forzati e via dicendo. In Tanzania si terrà un webinar per formare donne laiche e religiose. Vogliamo formare una grande rete tra donne, laiche e religiose, e creare gli strumenti necessari per lavorare contro questi fenomeni di violenza e discriminazione.
La priorità di costruire un futuro con i migranti
Monica Santamarina sottolinea anche che una delle priorità dell’UMOFC per i prossimi quattro anni è accogliere l’invito di Papa Francesco a costruire un futuro insieme a migranti e rifugiati. “Questa è una delle nostre priorità, proprio per l’urgenza della problematica. In primo luogo, creeremo strumenti che possano aiutare le nostre donne nei diversi Paesi, nelle diverse organizzazioni, in base alle loro possibilità, alle loro circostanze, in modo che ognuna di loro possa contribuire a questo percorso di accoglienza dei migranti, a dare loro l’opportunità per una nuova vita, ad aiutare a proteggere i loro diritti umani. Lo stiamo già facendo, soprattutto nelle comunità che abbiamo vicino alle frontiere, nei Paesi in cui si vive questo flagello per l’umanità. Lo faremo anche a livello internazionale, attraverso la presenza al Consiglio dei diritti umani, presentazioni e l’Osservatorio che ha visto da vicino questa realtà dei migranti”.
La formazione professionale delle donne
Infine, Monica Santamarina sottolinea un’altra delle priorità dell’UMOFC per i prossimi quattro anni del suo mandato che è la professionalizzazione delle donne, affinché possano crearsi un futuro diverso, con particolare attenzione alla formazione delle giovani di tutti i continenti. “Dobbiamo prepararci su questo e chiediamo molta più partecipazione nella società e nella Chiesa. Le donne sono consapevoli di non aver avuto le stesse opportunità di essere formate, né nella società né nella Chiesa a livello teologico, e questo lo dicono sia religiose che laiche. Noi donne dobbiamo lavorare, dobbiamo formarci di più per essere in grado di essere presenti e coraggiose, ma dobbiamo prepararci per questo e in questo senso l’UMOFC deve cambiare, deve rendersi attraente per i giovani, dare una possibilità alle giovani donne, ascoltare i loro bisogni e, in base a questo, dare una risposta. Perciò dobbiamo cambiare la nostra immagine, cambiare il nostro modo di comunicare e cercare di renderlo un momento di dialogo intergenerazionale”.