Chiesa Cattolica – Italiana

Molise, la Madonna del Carmine inaugura il cammino giubilare “Romanic@mente”

Con il tradizionale rito della vestizione della Madonna del Carmine di Campolieto, il 24 e 25 luglio, l’arcidiocesi di Campobasso-Boiano lancia l’itinerario inserito nel progetto di turismo inclusivo “Giubileo for All” della Conferenza Episcopale Italiana. Gli organizzatori: un cammino dell’anima, per il quale abbiamo formato le comunità locali all’accoglienza dell’ospite come “cittadino temporaneo”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Il suggestivo e tradizionale rito della vestizione della Madonna del Carmine di Campolieto, in provincia di Campobasso, segnerà anche il lancio dell’itinerario giubilare “Romanic@mente in cammino”, promosso dall’arcidiocesi di Campobasso-Boiano e inserito nel progetto di turismo inclusivo “Giubileo for All” della Conferenza Episcopale Italiana. La tappa del borgo di Campolieto, con la Cappella del Carmine, dove nelle prime ore del 25 luglio avviene la vestizione, è una delle principali di questo itinerario, proposto in 3 o 4 giorni, che porta i pellegrini e visitatori ad incontrare le piccole comunità dei paesi dell’Alto Molise.

Ialenti: un percorso lento, che favorisce l’incontro

Luoghi ricchi di chiese, eremi, piccole abbazie dove tutti sono cittadini, e nessuno è ospite. “Un percorso lento, immersivo – così lo descrive Mario Ialenti, direttore dell’Ufficio di Pastorale del Turismo delle Conferenze Episcopali d’Abruzzo e Molise – con la scoperta culturale che favorisce e arricchisce l’incontro, per diventare anche un cammino dell’anima”. Un mix di esperienze, tradizioni, riti e sapori che fa vivere un cammino di fede verso il Giubileo.

La cartolina tattile e multisensoriale della Madonna di Campolieto

La cartolina tattile della Madonna del Carmine di Campolieto

Per promuovere il rito della vestizione della Madonna del Carmine di Campolieto, che richiama emigrati e fedeli da tutto il Molise, nell’ambito del progetto “Giubileo for All” è stato realizzato una cartolina tattile che riproduce il manichino della Vergine col Bambino in abito da festa, con un qr code che rimanda al racconto del rito. Rito che risale al 1858, quando l’abito tessuto con fili d’oro e riccamente decorato venne donato dalla regina Maria Teresa al medico campoletano Giuseppe De Leo, come ringraziamento per le sue cure.

Il rito della vestizione, nella notte tra il 24 e il 25 luglio

Apre il rito, alle 22 del 24 luglio, una veglia di preghiera nella cappella dedicata alla Madonna del Carmine, annessa al vecchio convento, oggi riconvertito a struttura di accoglienza per persone con disabilità. Un gruppo di donne del paese, dopo l’una del 25 luglio, toglie al manichino l’abito feriale e inizia la vestizione, con gli ornamenti (colletto, parrucca, corona e alcune collane ex voto) fino al mantello. Mentre il sole sorge e la Madonna è ormai vestita a festa, le donne intonano l’inno alla Vergine del Carmelo, recitano il Rosario e proseguono le preghiere fino alle 8, orario della Messa. Dopo la celebrazione, la Madonna viene portata in processione verso la chiesa madre. Lì, nella chiesa arcipretale di Campolieto, dedicata a San Michele Arcangelo, eretta certamente prima del 1300, l’attende la statuina della madre, Sant’Anna. Qui resterà fino alla mattina del 26 luglio, quando la Vergine e la Madre, in processione, verranno accompagnate nella Cappella della Madonna del Carmine.

La Madonna del Carmine di Campolieto

La Badia del Romitorio di Campolieto

A Campolieto l’itinerario giubilare “Romanic@mente in cammino” prevede anche la visita alla Badia del Romitorio, l’antica abbazia insigne di S. Maria “de Heremitorio”. Era una delle 12 badie dell’Arcidiocesi di Benevento, e alcuni testi storici attestano che ospitò l’Ordine dei benedettini. La chiesa è dedicata alla Madonna delle Grazie. Nel pomeriggio del 2 luglio, ogni anno, una processione storica porta i devoti da Campolieto alla Badia del Romitorio.

La chiesa di San Giorgio Martire a Petrella Tifernina

Tra le tante chiese romaniche inserite nell’itinerario, Ialenti ci segnala prima di tutto quella di San Giorgio Martire a Petrella Tifernina, monumento nazionale dal 1901. È un “trittico” architettonico di notevolissimo interesse storico ed artistico, meta di molti studiosi, ma ancor pochi turisti: tre monumenti incastonati l’uno nell’altro e di epoche differenti: un tempio bizantino, uno longobardo ed uno romanico. Quest’ultimo è una delle più interessanti realizzazioni dell’architettura romanica nella regione.

La chiesa di Santa Maria di Faifoli,

Nel ricordo di Papa Celestino V

Altre tappe dell’itinerario toccano la chiesa di Santa Maria di Faifoli con il suo portale ogivale, costituito da pietre modellate tramite la tecnica dell’intaglio incastonate nella facciata settecentesca. Nel 1227 vi giunge il giovane Pietro Angelerio, futuro Papa Celestino V, che trascorre i tre anni del noviziato, vestendovi l’abito benedettino, e torna nel 1276, in qualità di abate, per volere dell’arcivescovo di Benevento Romano Capoferro, con il compito di restaurare la chiesa e il monastero. Quindi Santa Maria della Strada, un gioiello dell’architettura del 1100, e la cattedrale di Limosano, dedicata a Santa Maria Maggiore, che nel XII secolo fu sede vescovile. Salendo ancora, a 900 metri sul livello del mare, si raggiunge Sant’Angelo Limosano, dove nel 1209 nasce il futuro Papa Celestino V. Infine, le tre chiese romaniche di Campobasso, San Bartolomeo, San Giorgio e San Leonardo. “In futuro – spiega Ialenti – vorremmo allargare l’itinerario a chiese romaniche del Molise come il Duomo di Larino e la Cattedrale di Termoli”.

La chiesa di Santa Maria della Strada

La formazione all’accoglienza delle comunità locali

Per il coinvolgimento delle comunità locali nel progetto del nuovo itinerario, sottolinea il direttore dell’Ufficio di Pastorale del Turismo delle Conferenze Episcopali d’Abruzzo e Molise, “abbiamo iniziato un’azione di formazione, con un primo evento a Petrella Tifernina, con padre Hernandez, responsabile della struttura ‘Pietre vive’”. Lo scopo è formare “ad un’accoglienza totalmente diversa, dove il turista non deve sentirsi un ospite, ma quando è tra di noi deve diventare un cittadino di quelle comunità, anche se un cittadino temporaneo”.

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