Chiesa Cattolica – Italiana

Migrazione sanitaria in Italia: come aiutare chi soffre

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

Esistono problemi logistici, di vita, che si inseriscono all’interno di drammi più gravi, spesso più grandi di noi. Quando la salute è particolarmente precaria e la malattia sembra prevalere sulla speranza di farcela, il paziente è chiamato a cercare soluzioni nuove, alternative. In più di un’occasione per poter realizzare la sua scelta è costretto a lasciare la propria casa, la città in cui vive e trasferirsi in un altro comune o in una diversa regione. C’è chi pensa al disagio di queste persone, già provate da una battaglia difficile e fornisce loro assistenza: CasAmica Onlus è un’organizzazione di volontariato, che da 35 anni accoglie in Italia i malati costretti a migrare per cure ed interventi chirurgici, fornendo assistenza anche ai loro familiari.  

Come aiutare CasAmica

Una struttura di quattro piani alle porte di Milano per offrire accoglienza e calore familiare alle migliaia di persone che, ogni anno, si mettono in viaggio verso il capoluogo lombardo per sottoporsi a cure mediche specialistiche e delicati interventi chirurgici. È il nuovo ambizioso progetto di CasAmica Onlus, al quale fino al 31 marzo si può contribuire con un sms o una chiamata da rete fissa al 45594. L’organizzazione di volontariato attualmente è attiva con sei strutture di accoglienza distribuite tra Milano, Roma e Lecco per un totale di circa 200 posti letto. In 35 anni ha offerto una stanza accogliente ed il calore di una famiglia ad oltre 90mila pazienti e familiari accompagnatori, ma molto c’è ancora da fare.

Il senso di un servizio

“La nostra accoglienza è rivolta al bisogno della migrazione sanitaria, a chi è costretto a lasciare il proprio territorio per trovare una speranza”. Lo afferma Stefano Gastaldi, direttore di CasAmica Onlus, nell’intervista a Vatican News.

Ascolta l’intervista a Stefano Gastaldi

“Un percorso di cura impegnativo, nel quale è fondamentale ricordare che anche il malato più grave è innanzitutto una persona. Anche il tempo della malattia deve essere un tempo di vita. Dunque nelle nostre case c’è sì l’accoglienza strutturale, ma anche l’accompagnamento in un percorso difficile e dall’esito incerto”.

La pandemia 

“Il periodo della pandemia è un tempo che va recuperato. La malattia – rileva Gastaldi – non si ferma e, se gli ospedali erano impegnati per il Covid, ci sono delle risposte che i cittadini dovranno avere e tutta una serie di controlli che, dove possibile, sono stati rimandati. Una volta fuori dal tunnel, dunque, si dovrà riprendere con un maggior impegno”. “Anche quest’anno non ci siamo mai fermati, le nostre case sono rimaste sempre aperte, perché terapie ed interventi urgenti ovviamente ci sono stati. Molti ospedali – prosegue – hanno avuto noi come riferimento, sapevano che in un momento di assoluta emergenza nazionale noi eravamo presenti. Questo lavorare insieme con gli ospedali di riferimento nell’interesse dei pazienti e dei loro accompagnatori è un aspetto molto importante”.

I pazienti più piccoli

Quando a lottare per un futuro migliore è un paziente giovane o giovanissimo, si vive un dramma nel dramma. “Possiamo facilmente immaginare che cosa succede in una famiglia quando ad ammalarsi è il componente più giovane. Noi facciamo tutto il possibile, dando anche una continuità scolastica a questi pazienti. Forniamo un’animazione qualificata ed educativa ai più piccoli, li aiutiamo nella continuità scolastica, sostenendoli nella preparazione, ad esempio, degli esami di scuola media o della Maturità. Un adolescente o un bambino malato – conclude Gastaldi – è una persona che ha diritto a vivere, anche se in un periodo segnato da un disagio importante”.

Un nuovo progetto

“È inaccettabile che al dolore di una malattia debbano aggiungersi le difficoltà pratiche, economiche e organizzative legate alla necessità di trovare una sistemazione lontano da casa per un lungo periodo – spiega la presidente di CasAmica onlus Lucia Cagnacci Vedani –, per questo abbiamo deciso di ampliare ulteriormente la nostra rete di accoglienza e accettare una nuova importante sfida: la realizzazione della nostra settima Casa, la quinta in Lombardia. Una sfida che potrà essere vinta anche grazie al sostegno di tutti coloro che vorranno contribuire a questo progetto attraverso un sms o una chiamata da rete fissa al numero solidale 45594”. La nuova struttura CasAmica sorgerà a Segrate, nel Milanese, a poca distanza da tre importanti realtà sanitarie di eccellenza: l’Istituto Nazionale dei Tumori, l’Istituto Neurologico Carlo Besta e l’IRCSS Ospedale San Raffaele di Milano. Potrà accogliere circa 60 persone al giorno, con 30 stanze distribuite su quattro piani. Ad essere ospitati saranno pazienti in cura presso reparti di oncologia, pazienti affetti da malattie rare, pazienti oncoematologici che ricevono trapianto di midollo osseo o terapie cellulari avanzate e pazienti pediatrici con malattie oncologiche o genetiche.

I numeri della migrazione sanitaria

Complessivamente gli italiani che ogni anno si mettono in viaggio per raggiungere strutture ospedaliere in città diverse dalla propria sono quasi un milione e mezzo (circa 750mila pazienti e circa 640mila familiari di pazienti). Secondo lo studio Censis, “Migrare per Curarsi”, un viaggio su tre vede i pazienti spostarsi da Sud verso Nord. Sono oltre 200mila le persone che ogni anno seguono questa rotta per motivi di salute e in oltre 4 casi su 5 il paziente è seguito da un accompagnatore, che nel 35% dei casi si trattiene per tutto il tempo del ricovero del proprio caro e di questi solo uno su sette riesce a trovare ospitalità in ricoveri non a pagamento. Le regioni di accoglienza di questi flussi sono prevalentemente la Lombardia con 63mila ricoveri, il Lazio con oltre 55mila pazienti accolti e l’Emilia-Romagna con quasi 40mila ricoveri l’anno. In relazione alle partenze, la Campania è al primo posto con 56mila casi, seguita dalla Sicilia con 43mila e da Puglia e Calabria con circa 40mila partenze.

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