Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
“Merce di scambio”, “pedine sulla scacchiera”, “vittime delle rivalità politiche”. È “deplorevole” il trattamento riservato a migliaia di migranti oggi nel mondo: “La mancanza fondamentale di rispetto umano attraverso le frontiere nazionali ci minimizza tutti nella nostra ‘umanità'”, afferma Francesco in un messaggio per i 70 anni dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), la principale organizzazione intergovernativa in ambito migratorio con sede a Ginevra, di cui la Santa Sede è membro da dieci anni.
All’indomani della denuncia all’Angelus, in cui ha espresso il dolore per i morti al confine della Manica e del Belarus o nelle acque del Mediterraneo, e in vista del suo prossimo viaggio nell’isola di Lesbo, epicentro del dramma migratorio in Europa, il Papa torna a rilanciare un appello per tutti coloro che hanno preso quella che “è senza dubbio una delle più difficili della vita”: emigrare e lasciare la propria patria o territorio d’origine. Il più delle volte perché costretti a farlo e quasi sempre senza tutele legali, finendo così nelle mani di trafficanti.
Scelta consapevole, non necessità disperata
Nel messaggio in spagnolo – letto dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin – il Pontefice invita a un esame di coscienza collettivo: “Come si possono sfruttare la sofferenza e la disperazione per portare avanti o difendere programmi politici? Come possono prevalere le considerazioni politiche quando è in gioco la dignità della persona umana?”. Esorta quindi la comunità internazionale ad “affrontare con urgenza le condizioni che danno origine alla migrazione irregolare, rendendo così la migrazione una scelta consapevole piuttosto che una necessità disperata”.
La maggior parte delle persone che possono vivere decentemente nei loro Paesi d’origine non si sentirebbero costrette a migrare in modo irregolare, sono necessari urgenti sforzi per creare migliori condizioni economiche e sociali in modo che la migrazione non sia l’unica opzione per chi cerca pace, giustizia, sicurezza e pieno rispetto della dignità umana.
Storie di disuguaglianze e disperazione
Ma non è solo un cambio di politica ciò che domanda il Papa, bensì un cambio di paradigma nell’approccio dell’intero fenomeno migratorio: “Non è solo una storia di migranti ma di disuguaglianze, disperazione, degrado ambientale, cambiamento climatico, ma anche di sogni, di coraggio, di studio all’estero, di ricongiungimento familiare, di nuove opportunità, di sicurezza e di lavoro duro ma dignitoso”, afferma.
Al di là degli aspetti politici e giuridici delle situazioni irregolari, non dobbiamo mai perdere di vista il volto umano della migrazione e il fatto che, al di là delle divisioni geografiche di confine, siamo parte di un’unica famiglia umana.
“Il dibattito sulla migrazione non riguarda realmente i migranti”, rimarca ancora Francesco. “Non si tratta solo di migranti: si tratta piuttosto di tutti noi, del passato, del presente e del futuro delle nostre società. Non dobbiamo sorprenderci del numero di migranti, ma incontrarli tutti come persone, vedendo i loro volti e ascoltando le loro storie, cercando di rispondere al meglio alle loro situazioni personali e familiari uniche. Questa risposta richiede molta sensibilità umana, giustizia e fraternità”.
I migranti arricchiscono le comunità che li ospitano
Questa sensibilità si concretizza anche in un diverso sguardo, concentrato non solo su ciò che gli Stati fanno per accogliere i migranti, ma anche su “quali benefici portano i migranti alle comunità che li ospitano e come le arricchiscono”.
Da un lato, nei mercati dei Paesi a reddito medio-alto, la manodopera migrante è molto richiesta e benvenuta come un modo per compensare le carenze di manodopera. D’altra parte, i migranti sono spesso respinti e sottoposti ad atteggiamenti di risentimento da molte delle loro comunità ospitanti.
Purtroppo, osserva il Pontefice, “questo doppio standard deriva dalla predominanza degli interessi economici sui bisogni e la dignità della persona umana”. Una tendenza acuitasi durante le “chiusure” per il Covid-19, “quando molti dei lavoratori ‘essenziali’ erano migranti, ma non hanno ottenuto i benefici dei programmi di assistenza finanziaria di Covid o l’accesso alle cure sanitarie di base o alle vaccinazioni Covid”.
Vie d’uscita legali per le situazioni irregolari
Alla luce di questi drammi quotidiani, sono quattro le “osservazioni” di Francesco. Anzitutto “l’urgente bisogno di trovare vie d’uscita dignitose da situazioni irregolari”.
La disperazione e la speranza prevalgono sempre sulle politiche restrittive. Più vie legali ci sono, meno è probabile che i migranti siano attirati nelle reti criminali dei trafficanti di persone o che siano sfruttati e abusati nel corso della loro migrazione.
I migranti, evidenzia poi il Papa, “rendono visibile il legame che unisce l’intera famiglia umana, la ricchezza delle culture e la risorsa per lo sviluppo degli scambi e delle reti commerciali che costituiscono le comunità della diaspora”.
Benefici negati
In questo senso è “fondamentale” la questione dell’integrazione che “implica un processo bidirezionale, basato sulla conoscenza reciproca, sull’apertura reciproca, sul rispetto delle leggi e della cultura dei Paesi ospitanti in un vero spirito di incontro e arricchimento reciproco”.
La famiglia migrante è una componente cruciale delle comunità nel nostro mondo globalizzato, ma in troppi Paesi ai lavoratori migranti sono negati i benefici e la stabilità della vita familiare a causa di impedimenti legali.
“Il vuoto umano lasciato dietro di sé quando un genitore emigra da solo è un forte richiamo al dilemma paralizzante di essere costretti a scegliere tra emigrare solo per nutrire la propria famiglia o godere del diritto fondamentale di rimanere nel proprio Paese d’origine con dignità”, stigmatizza Francesco.
Non sono statistiche, ma persone
“Non dimentichiamo”, conclude il Papa, “che queste non sono statistiche, ma persone reali con le loro vite in gioco”. In virtù di questa consapevolezza “la Chiesa cattolica e le sue istituzioni continueranno la sua missione di accoglienza, protezione, promozione e integrazione delle persone in movimento”.