Il Papa, in una lettera diffusa dalla Conferenza Episcopale spagnola, esorta la Chiesa delle Canarie a costruire “reti di amore e fari di speranza” che guariscano le ferite di chi è caduto. L’invito a trovare nei volti dei migranti “uno sguardo che desidera un futuro di pace e fraternità”
Johan Pacheco – Città del Vaticano
“Conoscendo la difficile situazione che attraversano le Isole Canarie a causa della crisi migratoria, desidero esprimere alcune parole di incoraggiamento e di vicinanza”. Inizia con queste parole la lettera di Papa Francesco ai vescovi delle Isole Canarie (Spagna), con la quale il Pontefice esprime la gratitudine per gli sforzi compiuti per rispondere all’emergenza.
Porte aperte alle persone che soffrono
“La sensibilità e l’ospitalità che caratterizzano gli abitanti delle Isole Canarie sono evidenti anche nel modo in cui accolgono, proteggono, promuovono e integrano i fratelli e le sorelle che arrivano sulle loro coste in cerca di un futuro migliore”, scrive il Papa nel testo diffuso dalla Conferenza Episcopale spagnola sul suo sito ufficiale. “Grazie – aggiunge il Pontefce – per aver aperto le porte dei vostri cuori a coloro che soffrono”.
Chinarsi per curare le ferite di chi è caduto
L’invito ai presuli è a non scoraggiarsi di fronte a questo compito pastorale e a costruire “reti di amore e fari di speranza” per affrontare le sfide della migrazione. Tutto nell’auspicio “che illuminino i sentieri di una nuova umanità, pronta a chinarsi, come il Buon Samaritano, per curare le ferite di chi è caduto”.
Infine, Francesco esorta a trovare nei volti dei migranti “uno sguardo che desidera un futuro di pace e di fraternità. Chiediamo a Dio che questi desideri si realizzino”.