Messico, i vescovi invocano una “nuova era per i migranti”

Vatican News

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

La Chiesa messicana è da tempo preoccupata per il rispetto dei diritti umani dei migranti, spesso esposti a violenza, corruzione, impunità ed esclusione. In un messaggio, reso noto alla vigilia della visita nel Paese della vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris, che ieri ha incontrato il presidente Andres Manuel Lopez Obrador, i vescovi del Paese latinoamericano invocano “una nuova era per i migranti” che potrà esserci solo se si valorizzerà “l’enorme ricchezza” che ognuno di loro porta con sé e grazie alla quale, in molte occasioni, essi contribuiscono “alla costruzione del bene comune al di là delle nostre frontiere”.

La dignità inalienabile di ogni essere umano

I presuli ribadiscono il concetto di “dignità inalienabile” di ogni persona umana, proclamata dalla fede in Gesù Cristo. “Grazie al suo altissimo valore – scrivono – la persona è il vero inizio e la fine di tutta la vita sociale”. Nessuno, è l’avvertimento, si può realizzare se non “preoccupandosi del bene del suo prossimo e del bene di tutta la comunità”, ciò che dimostra come “nel profondo della condizione umana ci sia una vocazione politica”, che viene spiegata dai vescovi come una “chiamata a vivere con passione le esigenze etiche della costruzione di una vita comunitaria giusta, libera e pacifica”.

Come il Buon Samaritano, prendersi cura dei più deboli

Nel salutare la Harris, i vescovi indicano nella solidarietà tra Messico e Stati Uniti la chiave per “immaginare un futuro più promettente per tutti”, con la speranza che il lavoro possa convergere anche su altri temi: dalla sicurezza allo sviluppo economico, dalla salute alla difesa della vita, dalla cura dell’ambiente alla promozione dei più poveri. La “migliore politica”, spiegano, è quella che segue l’esempio del Buon Samaritano, quando ci si prende cura dei più “deboli e feriti delle nostre società, eliminando le loro dipendenze e schiavitù, creando opportunità per loro di diventare sempre più protagonisti del proprio destino”.

Seguire il magistero di Giovanni Paolo II e Francesco

La Cem, auspicando che gli sforzi degli Usa, per quanto riguarda la vaccinazione per il Covid, “considerino sempre i più poveri del Messico e dell’America Latina tra le loro priorità”, ricordano il sogno di San Giovanni Paolo II contenuto nell’esortazione apostolica Ecclesia in America: quello di un continente unito, fraterno e corresponsabile. La stessa direzione intrapresa oggi da Papa Francesco che chiede un nuovo “modello di sviluppo, più inclusivo, meno protezionista, più fraterno” e che, soltanto pochi giorni fa, aveva con un videomessaggio ringraziato la missionaria suor Norma Pimentel, che si adopera per riunire famiglie separate al confine tra Usa e Messico.

Si rafforzino i ponti, e con loro la fiducia e la speranza

I presuli manifestano la speranza che i ponti del presente e del futuro si rafforzino e si allarghino e che ci si assuma con coraggio “il rischio di essere fratelli che si richiedono reciprocamente” e concludono avvisando che “i muri sono direttamente proporzionali” alle paure, mentre i ponti “esprimono percorsi di fiducia e di speranza” sui quali i due popoli potranno davvero viaggiare.