Chiesa Cattolica – Italiana

Medio Oriente, per ora nessun progresso nelle trattative in corso al Cairo

Sono ripresi in Egitto i colloqui a cui sono presenti leader di Hamas, ma non funzionari d’Israele, alla ricerca di un accordo che preveda una tregua delle operazioni militari in corso, il rilascio di prigionieri palestinesi e degli ostaggi israeliani. Inconciliabili al momento le posizioni: per Netanyahu è “inaccettabile la nostra resa”, per Hamas nessun accordo senza la fine della guerra

Adriana Masotti – Città del Vaticano

Nessun progresso al momento al tavolo delle trattative giunte oggi, 5 maggio, al secondo giorno al Cairo, in Egitto, dove i leader di Hamas sono a colloquio per una tregua e un accordo sugli ostaggi con i mediatori egiziani, degli Stati Uniti e del Qatar, mentre in questa fase il governo israeliano ha deciso di non inviare una delegazione.

Netanyahu: richieste inaccettabili 

“Hamas rimane fermo sulle sue posizioni estreme, in primo luogo la richiesta di ritirare tutte le nostre forze dalla Striscia, di porre fine alla guerra e di lasciare Hamas intatto. Israele non può accettarlo”, ha dichiarato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, secondo quanto riporta il quotidiano israeliano Haaretz. In una dichiarazione video, di cui riferisce Times of Israel, Netanyahu ha ribadito che Israele non accetterà la fine della campagna e il ritiro dei soldati dell’Idf, le forse di difesa israeliane, dalla Striscia: “Non siamo pronti ad accettare una situazione in cui i battaglioni di Hamas escano dai loro bunker, riprendano il controllo di Gaza, ricostruiscano le loro infrastrutture militari e tornino a minacciare i cittadini di Israele nelle comunità circostanti, nelle città del sud, in tutte le parti del Paese”. E ancora: “Israele non accetterà le richieste di Hamas, che significano resa, e continuerà a combattere fino a quando tutti i suoi obiettivi non saranno raggiunti”.

Hamas: accordo solo con la fine della guerra

Da parte sua, secondo quanto riporta Al-Jazeera, il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, accusa il premier israeliano di “continuare l’aggressione, estendere il cerchio del conflitto e sabotare gli sforzi fatti attraverso i mediatori e le varie parti”. Haniyeh, spiega la rete televisiva con sede in Qatar, ha dichiarato che il gruppo è intenzionato a raggiungere un cessate il fuoco completo che ponga fine alla “aggressione” israeliana e garantisca il ritiro di Israele da Gaza e un serio accordo di scambio di prigionieri. “Abbiamo mostrato flessibilità, ma il nostro punto di partenza nei negoziati è la fine della guerra”, ha dichiarato Haniyeh secondo quanto riferisce ancora Haaretz.

Gallant: presto l’inizio dell’offensiva su Rafah 

Intanto il ministro della Difesa di Israele, Yoav Gallant, durante la riunione settimanale del Consiglio dei ministri, ha annunciato che l’offensiva su Rafah inizierà presto, respingendo le critiche dell’estrema destra di Itamar Ben-Gvir, secondo il quale l’inizio dell’offensiva starebbe richiedendo troppo tempo. Notizie negative anche sul piano umanitario: l’esercito israeliano ha reso noto di aver chiuso il principale punto di passaggio degli aiuti alla Striscia di Gaza, Kerem Shalom, preso di mira dal lancio di razzi. “Una decina di proiettili sono stati avvistati da un’area adiacente a Rafah verso la zona di Kerem Shalom, nel sud della Striscia – afferma l’esercito in un comunicato stampa -. Il valico è attualmente chiuso ai camion degli aiuti umanitari”.

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