Il segretario di Stato, a margine di un evento a Palazzo Cesi, guarda con favore l’accordo tra Israele e Hamas: “Speriamo in una soluzione pacifica di questo conflitto che insanguina il Medio Oriente”. Il cardinale commenta le udienze di oggi tra il Papa e i familiari degli ostaggi e quello con un gruppo di palestinesi. Poi, sul caso della giovane Giulia Cecchettin e sul fenomeno del femminicidio, dice: “Finiscano le violenze, utile dare esecuzione ai buoni propositi”
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Per il cardinale Pietro Parolin “è un passo avanti di immensa importanza” l’accordo siglato oggi tra Israele e Hamas sul cessate il fuoco e la liberazione di circa 50 ostaggi. A margine di un evento a Palazzo Cesi, dedicato al patrimonio architettonico della Santa Sede, il porporato commenta con favore l’intesa perché, sottolinea, “mi pareva che la questione degli ostaggi fosse la questione chiave anche per quanto riguarda l’intervento armato di Israele”. Quindi “se si comincia a risolvere la questione, si spera che si possa poi arrivare a una tregua definitiva e all’avvio di trattative e a una soluzione pacifica di questo conflitto che insanguina il Medio Oriente”.
Gli incontri coi familiari degli ostaggi e il gruppo di palestinesi
Il cardinale è stato poi interpellato sulla udienza di questa mattina del Papa con un gruppo di palestinesi e sul fatto che Francesco – come riferito da loro stessi in una conferenza stampa dopo l’incontro – abbia usato la parola “genocidio”. Su questo punto era già intervenuto il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, affermando: “Non mi risulta (che il Papa) abbia usato tale parola. Ha utilizzato i termini con cui si è espresso durante l’udienza generale e parole che comunque rappresentano la situazione terribile che si vive a Gaza”. Parolin aggiunge in merito: “Non so esattamente. Ho visto il comunicato che è stato emesso dopo l’udienza ma non ho ricevuto informazioni dirette sul colloquio, sul dialogo del Santo Padre. Certo, genocidio è un termine molto tecnico che si applica a determinate situazioni, non so se in questa situazione si possa parlare di genocidio”. Irrealistico, quindi, per il segretario di Stato che il Pontefice abbia usato questa parola: “Torno a dire che è un termine che si applica a determinate situazioni ben precise, che ha conseguenze anche molto precise a livello internazionale”.
Quanto al fatto che qualcuno nel gruppo di parenti degli ostaggi israeliani, ricevuti sempre in mattinata dal Papa, abbia espresso “delusione” per le parole sul terrorismo al termine dell’udienza generale, senza citare Hamas, il cardinale Parolin replica: “Difficile sempre accontentare tutti”. “Normalmente – aggiunge – il Santo Padre si riferisce in termini abbastanza generici. Evidentemente chi vuole capire, capisce. Non c’è bisogno di scendere nei dettagli”. “Credo che questo è uno stile un po’ generale della Santa Sede: se vediamo gli interventi del Papa, non entra mai nel merito chiamando per nome e cognome le persone e le situazioni. Ma evidentemente si riferisce a certe situazioni, chi vuole capire capisce”, spiega il porporato.
Preoccupazione per la violenza contro le donne
Infine, un focus sull’ondata di violenze in Italia contro le donne. L’ultima, con il terribile caso della 22enne Giulia Cecchettin, uccisa a coltellate dall’ex fidanzato. “È una situazione estremamente preoccupante”, afferma il cardinale, dicendosi “molto colpito da quello che è successo nella mia terra”. “Ho visto – aggiunge – che ci sono state tante reazioni salutari, si tratta adesso di mettere in esecuzione tutti questi buoni propositi perché si definiscano a livello legislativo, di opinione pubblica, perché si possa trovare una soluzione a questo problema che è veramente preoccupante”. In definitiva, per il segretario di Stato vaticano “c’è bisogno di mobilitazione generale per prendere coscienza di questo fenomeno in maniera molto decisa e determinata”.