Due mesi di pausa nei combattimenti e il rilascio di tutti gli ostaggi in più fasi: questa l’ipotesi avanzata ad Hamas, da cui si attende una risposta a breve. Si concentrano le operazioni nel sud della Striscia di Gaza: nella notte a Khan Younis uccisi 21 soldati israeliani
Roberta Barbi – Città del Vaticano
Una prima fase con la liberazione delle donne, gli anziani e i malati e a seguire gli altri, fino al rilascio completo di tutti e 130 gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas a Gaza; un accordo anticipato su quanti prigionieri palestinesi da liberare per ogni ostaggio israeliano e fino a due mesi di stop ai combattimenti. Questo il contenuto della proposta arrivata ieri sera, 22 gennaio, da Israele e alla quale adesso si attende una risposta da parte di Hamas.
L’irruzione dei parenti degli ostaggi alla Knesset
A creare pressione sul premier israeliano Benjamin Netanyahu che fino a ieri pomeriggio, incontrando alcune famiglie degli ostaggi, aveva detto di avere una proposta ma di non volerla ancora avanzare, probabilmente anche la protesta di un folto gruppo di parenti degli ostaggi che con cartelli e striscioni ha fatto irruzione durante una seduta della Commissione Finanze della Knesset, interrompendone i lavori. In serata è arrivata, dunque, la notizia della consegna di questa proposta da parte di Israele ai mediatori dell’Egitto e del Qatar.
Le operazioni a Khan Younis
Nella Striscia di Gaza, intanto, le operazioni di terra si concentrano nell’area di Khan Younis, considerata la roccaforte di Hamas nel sud, in particolare intorno all’ospedale Nasser, secondo Israele utilizzato dal gruppo per scopi militari. “Israele ha il diritto di difendersi, ma gli ospedali devono essere protetti il più possibile”, ha affermato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale degli stati Uniti, John Kirby, ribadendo la posizione del presidente Usa Joe Biden, secondo il quale la creazione di uno Stato palestinese sarebbe anche nell’interesse di Israele. Nella notte, inoltre, il lancio di un razzo da parte di Hamas contro due edifici nel campo profughi di Maghazi, nel centro della Striscia di Gaza, ha causato la morte di almeno 21 soldati israeliani, una delle perdite più consistenti dall’inizio della guerra.
Rapporti a rischio sul corridoio Filadelfia
“Israele rispetti il trattato di pace” è stato poi l’ammonimento arrivato ieri sera dal Cairo in merito alla questione del cosiddetto corridoio di Filadelfia, la lingua di terreno di circa 14 km al confine tra Egitto e Gaza e di cui Israele ha detto di voler prendere il controllo per impedire il passaggio di armi di contrabbando dirette ai palestinesi. Questa ipotesi viene bollata dall’Egitto come una “seria minaccia” nei rapporti tra i due Paesi.