Medio Oriente, crescono le speranze per una tregua

Vatican News

Si intravede uno spiraglio di luce per il raggiungimento di un cessate il fuoco nel conflitto tra Israele e Hamas, pressata ad accettare l’ultima proposta di accordo da tutto l’Occidente e da molti Stati arabi. Il gruppo ha fatto sapere che tornerà al Cairo con una proposta scritta di tregua. Intanto si contano altre 34 vittime nella Striscia di Gaza

Roberta Barbi – Città del Vaticano  

Quaranta giorni di tregua, la liberazione di molti detenuti palestinesi e il ritorno degli sfollati a nord di Gaza in cambio del rilascio di almeno 33 ostaggi. Questo il contenuto dell’ultima proposta di tregua avanzata da Israele a Hamas, che ora viene pressata da tutto l’Occidente con Stati Uniti e Regno Unito in testa, assieme a diversi Stati arabi, affinché accetti. “Una proposta straordinariamente generosa”, è stata definita da più parti, che andrebbe colta in fretta prendendo “la decisione giusta”. Hamas, intanto, ha fatto sapere che tornerà ai negoziati del Cairo con una risposta scritta alla proposta di cessate il fuoco.

In 24 ore altri 34 morti nella Striscia

È di 34 morti in tutta la Striscia di Gaza, di cui 26 solo a Rafah, il bilancio delle ultime 24 ore di guerra tra Israele e Hamas. Tre civili sono rimasti uccisi e molti feriti questa notte in un attacco areo delle forze israeliane sul campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia, mentre attacchi con droni sono stati condotti anche a Gaza City dove si contano altre due vittime civili e bombardamenti sia a sud che a nord, sulle città di Rafah e Beit Hanoun. Anche sul fronte settentrionale il conflitto prosegue: Israele fa sapere di aver intercettato 15 missili lanciati dal sud del Libano verso l’Alta Galilea che sono caduti in aree aperte, senza danni a cose o persone, e di aver attaccato obiettivi militari e infrastrutture riconducibili a Hezbollah.

La posizione degli Stati Uniti

Tornando al fronte diplomatico, il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan ha proseguito i colloqui con Israele sull’operazione a Rafah, colloqui che ha definito “produttivi”, affermando che “gli israeliani hanno preso in considerazione le nostre preoccupazioni”. Sempre gli Stati Uniti hanno fatto sapere che non supporteranno l’indagine della Corte penale internazionale contro Israele. Il segretario di Stato americano Blinken arriverà oggi in Medio Oriente, mentre in Usa un gruppo di avvocati si sono rivolti al presidente Biden chiedendo di sospendere gli aiuti militari a Israele: “Le sue azioni a Gaza – scrivono – non sono conformi al diritto umanitario statunitense e internazionale”.

La questione dello Stato palestinese

Si riaffaccia anche l’ipotesi della creazione di uno Stato palestinese: negli ultimi mesi alcuni Paesi dell’Unione europea come Spagna e Irlanda hanno preso in considerazione la possibilità di riconoscerlo ufficialmente e l’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, ha dichiarato che alcuni annunci da parte di Stati europei in merito potrebbero essere confermati. “Qualsiasi dichiarazione sulla possibilità che i Paesi europei riconoscano uno Stato palestinese è un premio per i terroristi di Hamas”, è stata la replica di Israele.