Mattarella: la revisione del Concordato favorì il pluralismo religioso

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Convegno a Palazzo Borromeo a 40 anni dal 1984, quando il presidente del Consiglio Bettino Craxi e il segretario di Stato vaticano, il cardinale Agostino Casaroli, firmarono a Villa Madama il nuovo trattato. Un passo storico nelle relazioni tra Santa Sede e Italia, per contribuire alla concordia sociale

Alessandro Guarasci – Città del vaticano

Con quella rinnovata intesa “le relazioni tra le due sponde del Tevere” furono “impostate su basi nuove”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella invia il suo messaggio al convegno di oggi a Palazzo Borromeo, a 40 anni dalla revisione del Concordato tra Italia e Santa Sede, organizzato dalla Fondazione Craxi e dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede.

Impegno comune per il bene del Paese

Il capo dello Stato italiano vuole “trarre un bilancio dell’applicazione dell’Accordo e, volgendo lo sguardo al futuro, riflettere sulle sue potenzialità quale vettore di ulteriore sviluppo del rapporto speciale tra la Santa Sede e l’Italia”. Tra i due Stati dunque i rapporti furono impostati su basi “meglio rispondenti ai principi della Costituzione repubblicana, al rinnovato quadro post-conciliare e al comune impegno a promuovere il bene del Paese e la dignità di ogni essere umano”.

La revisione del Concordato ha ancora oggi un valore alto

Un accordo che fu innovativo per quell’epoca, frutto di lunghe e dettagliate trattative e che aprì la strada a ulteriori accordi con altre confessioni, “favorendo il riconoscimento del pluralismo religioso che è oggi proprio della società italiana”. Dunque quei quaranta anni hanno riflessi anche oggi, e per il Capo dello Stato italiano della revisione del Concordato ”resta traccia attualissima e feconda, oltre che fonte d’ispirazione per affrontare i cambiamenti che interessano le vicende ecclesiali e nazionali. In questo spirito, rinnovo agli autorevoli relatori e a quanti partecipano al convegno odierno il mio saluto e un sincero augurio di buon lavoro”.

Italia e Santa Sede per la pace nel mondo

Per il rettore della Lumsa Francesco Bonini si è trattato di “un evento chiarificante perché sincronizza lo Stato e la Chiesa al ventesimo secolo, ribadendo la reciproca sovranità, perché il punto è il Trattato che crea lo Stato della Città del Vaticano e poi il Concordato che viene aggiornato. La cosa fondamentale è che ci sono due Stati, è una soluzione straordinariamente intelligente e assolutamente attuale per risolvere gli straordinari problemi che ci sono oggi per la pace nel mondo”. Bonini fa notare che “la revisione del Concordato si ispira alla logica del bene comune. Credo che questo sia ancora oggi un valore fondamentale per il quale ci dobbiamo impegnare e che dobbiamo testimoniare anche a livello planetario. E la presenza della Chiesa nella vita sociale del Paese è un fattore vivo, per il bene sociale”.

Pietra miliare in un’ottica internazionale

Per Margherita Boniver, presidente della Fondazione Bettino Craxi, la “revisione concordataria è una pietra miliare nella storia del Paese”. Giorgio Feliciani, già professore ordinario dell’Università Cattolica di Milano, aggiunge che “nel Concordato si stabilisce l’indipendenza della Santa Sede, e dunque nessuna ingerenza del governo italiano. In sostanza una pace religiosa in Italia, che ebbe una lunga gestazione per la complessità della materia”. Il professor Paolo Valvo della Cattolica dice che l’obiettivo del Concordato è stato “salvaguardare l’indipendenza della Santa Sede in un’ottica internazionale”. Giovanni Guzzetta, professore a Roma Tor Vergata, afferma che la revisione del Concordato ribadisce la tutela di diritti fondamentali, tra cui il diritto alla libertà religiosa senza ingerenze da parte di terzi.