Andrea De Angelis – Città del Vaticano
“Chiedo l’intercessione della Vergine Maria, di San Giuseppe, dei santi Pietro e Paolo, di San Francesco, affinché lo Spirito Santo accompagni il mio ministero, e a voi tutti dico: pregate per me”. Con queste parole Papa Francesco concludeva la prima omelia del suo ministero: era il 19 marzo del 2013 ed in Piazza San Pietro erano presenti circa 200 mila persone tra cui rappresentanze delle istituzioni e di altre religioni. In quell’occasione si manifestò già l’attenzione di Francesco nei confronti dei più deboli e verso la cura del Creato.
Ad otto anni di distanza il capo dello Stato italiano, Sergio Mattarella, in un messaggio di auguri a Francesco rileva come la sua “continua e instancabile testimonianza” sia “fonte di sostegno e conforto per gli uomini e le donne di buona volontà” e sottolinea che l’operare in spirito di fraternità apre “le menti e i cuori a una convivenza più pacifica, più prospera, più giusta, quella che Vostra Santità ha invocato per l’Iraq – e per tutto il mondo – nel corso del suo ultimo e importantissimo Viaggio Apostolico”:
La pandemia che continua a gravare su un così gran numero di persone in tutto il mondo ha posto in evidenza le vulnerabilità di singoli Paesi e dell’intera comunità internazionale nell’affrontare secondo giustizia ed efficienza l’attuale fase emergenziale.
Mattarella osserva che l’invito di Francesco a “operare con spirito di fraternità per superare le difficili circostanze” del momento sia “un forte richiamo all’esercizio di una cittadinanza responsabile” e una “guida sicura per quanti svolgono incarichi istituzionali e politici. Tale altissimo appello – chiosa il presidente italiano – dischiude e abbraccia orizzonti che superano le contingenti condizioni sanitarie e le pur gravi difficoltà sociali che ne conseguono”.