Le possibilità di salvare ancora persone tra le rovine degli edifici diminuiscono di ora in ora, perché molte case nei villaggi di montagna sono di mattoni di fango, pietra e legno, che il terremoto ha sgretolato e ora sommergono i dispersi senza lasciare spazi d’aria. A Marrakech e nella città vicine centinaia di migliaia di persone, le cui case sono state danneggiate dalla devastante scossa della notte dell’8 settembre, dormono in strada
Alessandro Di Bussolo e Alessandro Guarasci – Città del Vaticano
I soccorritori che scavano tra le macerie dopo il devastante terremoto in Marocco, poco prima della mezzanotte dell’8 settembre, sono della protezione civile locale, ma anche di Spagna, Gran Bretagna, Qatar e Emirati, gli unici, finora, che il governo di Rabat ha autorizzato ad intervenire nel Paese. E avvertono che le tradizionali abitazioni in mattoni di fango, pietra e legno grezzo, onnipresenti sulle montagne dell’Alto Atlante, riducono le possibilità di trovare sopravvissuti. “È difficile estrarre persone vive perché la maggior parte dei muri e dei soffitti si sono trasformati cumuli di terra quando sono caduti, seppellendo chiunque fosse all’interno senza lasciare spazi d’aria”, ha detto un soccorritore dell’esercito all’opera a sud della città storica di Marrakech, non lontano dall’epicentro del terremoto.
Il terremoto più forte in Marocco dal 1900
Il sisma più forte che ha colpito il Marocco dal 1900 ha ucciso almeno 2.497 persone, ha dichiarato l’agenzia di stampa statale nel suo ultimo aggiornamento, con altrettanti feriti e molti dispersi. “In pratica c’è un mucchio di rocce e di polvere di fango che si rapprende, si viene sepolti sottoterra da tutto questo materiale, che si impacchetta intorno a noi”, ha detto Colin Taylor, professore emerito di ingegneria sismica all’Università di Bristol. Queste case, a volte vecchie di centinaia di anni, a volte costruite più di recente, si trovano in tutta la montagna e sono state a lungo un “must” per i turisti in viaggio da Marrakech. Case spesso costruite dalle famiglie stesse secondo un modello tradizionale, senza l’aiuto di un architetto e con ampliamenti aggiunti quando possibile. Da molto tempo non si verificavano terremoti di grande entità e pochi hanno pensato al rischio di scosse. Questo significa che anche le case o gli edifici in cemento spesso non sono antisismiche, lasciando i sopravvissuti e i soccorritori a setacciare i cumuli di macerie dove un tempo si trovavano le case.
Braghini (Ovci): mancano medicinali e tende per chi è senza casa
Ai microfoni di Radio Vaticana, Alessandra Braghini, volontaria della ong “Ovci la nostra famiglia”, che è ad Agadir, sulla costa a sud di Marrakech e ai piedi dell’Atlante, sottolinea che il governo marocchino “si è mosso con grande tempismo, con la Protezione civile e l’Esercito, che ha messo a disposizione tutti i mezzi possibili, e anche droni ed elicotteri. Quello che manca – spiega – sono i medicinali e le tende per accogliere per la notte chi è rimasto senza una casa”. Aiuti per i beni di prima necessità “stanno già arrivando dai paesi limitrofi, dalla Tunisia, dal Senegal. Sicuramente i soccorsi sono più difficoltosi nelle zone interne e nei villaggi più piccoli, che sono nell’Atlante e che già normalmente sono in luoghi abbastanza impervi. Adesso bisogna cercare di salvare più persone possibile in breve tempo”.
Centinaia di migliaia di sopravvissuti accampati nelle strade
Molti sopravvissuti in tutta l’area hanno trascorso tre notti all’aperto, con le case distrutte o rese insicure. Ad Adassil, a sud di Marrakech, le persone si sono trasferite in un campo di tende dopo che le loro case sono state distrutte dal terremoto, le frazioni sono state spianate e trasformate in cumuli di macerie. A Imgdal, un villaggio a circa 75 km a sud di Marrakech, donne e bambini si sono accalcati lunedì mattina presto sotto tende di fortuna allestite lungo la strada e accanto agli edifici danneggiati. Alcuni si sono riuniti intorno a un fuoco aperto. Nella stessa Marrakech, abbandonata dai turisti dopo al seconda scossa di domenica mattina, 3.9 della scala Richter, 300 mila persone sono accampate in auto, sui marciapiedi o in tende di fortuna, perché le loro case sono danneggiate.
I tesori di Marrakech a rischio
Salvare le persone ancora sepolte è una corsa contro il tempo, conferma la Mezzaluna Rossa, ma in molte zone rurali, i soccorsi non sono ancora arrivati. Anche per il patrimonio storico le preoccupazioni sono molte: gioielli come la millenaria moschea di Tinmel, celebre scuola coranica, è ridotta a una rovina. E interventi urgenti richiedono le mura di Marrakech, il minareto-simbolo di Koutoubia, la moschea di Kharbouch che s’affaccia sulla Place, l’antico quartiere ebraico di Mezlah.