Chiesa Cattolica – Italiana

Mario Draghi in Senato per il discorso programmatico

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

“Il primo pensiero che vorrei condividere nel chiedere la vostra fiducia riguarda la nostra responsabilità nazionale. Il principale dovere cui siamo tutti chiamati è di combattere la pandemia e salvaguardare le vite di tutti i cittadini. Una trincea dove combattiamo tutti insieme, ed è nel commosso ricordo di tutti che si rafforza il nostro impegno”. Ha iniziato così il suo discorso al Senato il neo Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi. “Il pensiero lo rivolgo poi a tutti coloro che soffrono per la crisi economica legata alla pandemia. Conosciamo – ha aggiunto – le loro ragioni, ci impegniamo perché tornino alla normalità delle loro occupazioni. Ci impegniamo ad aggiornare i cittadini con sufficiente anticipo di ogni cambiamento delle regole”.

Riforme ed emergenze

Il Capo del Governo ha dunque citato Cavour. “Conosciamo bene il suo insegnamento, le riforme compiute a tempo rafforzano l’autorità. Noi dobbiamo fare le riforme, ma affrontare anche le emergenze occupandoci di chi soffre adesso”. Quindi Draghi non ha nascosto la sua emozione: “Mai – ha detto – nella mia vita professionale ho provato un’emozione così intensa ed un senso di ampia responsabilità”. Non è mancato il grazie a Giuseppe Conte, suo predecessore, “che – ha detto – ha affrontato un’emergenza sanitaria ed economica senza precedenti nella storia della Repubblica Italiana”.

Lo spirito repubblicano

“Questo è il Governo del Paese, non ha bisogno di alcun aggettivo che lo definisca. Questo è lo spirito repubblicano, di un Governo che nasce in una situazione di emergenza. Si è detto e scritto che questo Governo si è reso necessario da un fallimento della politica. Mi sia consentito di non essere d’accordo: nessuno – ha proseguito Draghi – fa un passo indietro rispetto alla propria identità, ma semmai in un nuovo ed inconsueto perimetro di collaborazione ne fa uno avanti, verso le necessità del Paese, delle famiglie e delle imprese. Prima di ogni appartenenza, viene il dovere della cittadinanza. Siamo cittadini di un Paese che ci chiede di fare il prima possibile. Oggi, tecnici e politici, siamo tutti cittadini italiani onorati di servire il Paese. Questo è lo spirito repubblicano del mio Governo”.

Le generazioni

Poi Draghi ha rivolto un pensiero ai giovani. “Spesso mi sono chiesto se noi, e mi riferisco alla mia generazione, abbiamo fatto tutto quello che i nostri nonni e padri fecero per noi. Per i nostri figli, i nostri nipoti. Il nostro futuro. Una domanda che ci dobbiamo porre quando non facciamo tutto il necessario per promuovere al meglio il capitale umano. Ogni spreco che facciamo oggi è un torto alle prossime generazioni. Ai loro diritti”.

L’Europa

Il Presidente del Consiglio ha quindi parlato di Europa. “Sostenere questo Governo significa condividere l’irreversibilità dell’Euro, una prospettiva di un’Unione Europea sempre più integrata. Gli Stati nazionali rimangono il riferimento dei nostri cittadini, ma nelle aree di debolezza cedono sovranità nazionale per acquistare sovranità condivisa. Anzi, nell’appartenenza al destino dell’Europa, siamo ancora più italiani. Senza l’Italia non c’è più Europa, ma senza Europa – ha concluso – c’è meno Italia”.

I nuovi poveri

“L’aspettativa di vita è diminuita di quasi due anni per tutta la popolazione italiana. Non accadeva dai conflitti mondiali”. Draghi ha poi parlato delle conseguenze economiche della pandemia. “Rilevante l’impatto sull’occupazione, un fenomeno destinato ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento. Si è aggravata anche la povertà: i dati della Caritas mostrano che nell’ultimo anno l’incidenza dei nuovi poveri passa dal 31% al 45%”.

La scuola

“A fronte di un milione e 700mila studenti nelle scuole di secondo grado, nella prima settimana di febbraio solo il 60% ha avuto assicurato il servizio attraverso la didattica a distanza. Dobbiamo fare il possibile per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà”. Poi un monito: “Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza”.

Il piano di vaccinazione

“Gli scienziati in meno di un anno – ha proseguito Draghi – hanno fatto un miracolo. La nostra prima sfida è distribuirlo rapidamente ed efficientemente, mobilitando tutte le energie, dalla Protezione Civile alle Forze Armate, ai tanti volontari. Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, ma renderli disponibili in tutte le strutture pubbliche e private facendo tesoro dell’esperienza dei tamponi”. Quindi la necessità di una riforma della Sanità.

Il futuro

“Quando usciremo dalla pandemia, che mondo troveremo? Alcuni pensano – ha ricordato Draghi – che la tragedia sia stata simile ad un’interruzione di corrente, che tutto tornerà come prima. La scienza, ma semplicemente il buon senso, suggeriscono che non sarà così”, ha affermato. “Come ha detto Papa Francesco, le tragedie naturali sono la risposta della Terra al nostro maltrattamento, e se chiedessi al Signore non mi direbbe che è una cosa buona. Siamo stati noi a rovinare l’opera del Signore. Proteggere il futuro dell’ambiente conciliando con il progresso ed il benessere sociale richiede un approccio nuovo. Uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce. Il Governo dovrà proteggere tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore – ha aggiunto – proteggere tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare. La scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà svolgere”.

Il divario di genere

“Il divario di genere nei tassi di occupazione in Italia è tra i più alti in Europa: 18 punti, contro una media di dieci. L’Italia ha uno dei peggiori gap salariali in Europa. Una vera parità di genere – ha sottolineato – non significa quote rose, ma parità di condizioni competitive tra generi e noi intendiamo lavorare in questo senso, con un sistema di welfare che permetta di superare la scelta tra famiglia e lavoro”.

Le risorse

“Come si è detto, avremo 210 miliardi da spendere in 6 anni. Dobbiamo migliorare il potenziale di crescita della nostra economia. Il nostro orientamento è innovazione, digitalizzazione, competititivà, cultura, transizione ecologica, infrastrutture mobilità sostenibile, la parità di genere, la salute e la relativa filiera produttiva. Dovremo rafforzare il programma per quanto riguarda gli obiettivi strategici. Nelle prossime settimane – ha annunciato – lavoreremo in particolare alle energie rinnovabili, come alla digitalizzazione ed alla banda larga”.

Fisco e Pubblica Amministrazione

Nelle riforme occorre una visione complessiva, non interventi singoli, a tappe. Una visione – ha spiegato il Presidente del Consiglio – a tutto campo per le riforme richiede tempo e competenza. Nel caso del fisco, non bisogna dimenticare che il sistema tributario è un meccanismo complesso, le cui parti si legano l’una all’altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta. Un intervento complessivo rende anche più che specifici gruppi di pressione possano intervenire. Una riforma fiscale è l’architrave della politica di bilancio. In questa prospettiva va studiata una revisione profonda dell’Irpef, riducendo il carico fiscale e preservando la progressività. Funzionale a questo obiettivo sarà un rinnovato impegno nel contrasto all’evasione fiscale. L’altra riforma che non si può procrastinare – ha aggiunto – è quella della Pubblica Amministrazione. Particolarmente urgente è lo smaltimento dell’arretrato accumulato durante la pandemia”.

I rapporti internazionali

“Questo Governo sarà convintamente europeista ed atlantista, in linea con gli ancoraggi storici dell’Italia: Unione Europea, Alleanza Atlantica, Nazioni Unite. Un percorso che ha portato benessere e prestigio internazionale. Resta forte – ha ribadito Draghi – la nostra attenzione verso le aree di interesse prioritarie, dai Balcani al Mediterraneo. Cruciali saranno i rimpatri, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati”. Poi l’ultimo passaggio: “Oggi l’unità non è un’opzione, ma un dovere. Guidato da ciò che unisce tutti noi: l’amore per l’Italia”, ha concluso il Presidente del Consiglio Draghi. Un discorso durato 51 minuti, seguito da un lungo applauso dei senatori di Palazzo Madama. 

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