Chiesa Cattolica – Italiana

Maria Costanza Panas è beata, Semeraro: ha fatto della vita una Eucarestia

Vatican News

Ottanta monache, trenta frati, sessanta sacerdoti, nove vescovi e due cardinali, tanti fedeli della zona di Fabriano, nelle Marche. Il cardinale prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi, insieme al vescovo della diocesi di Fabriano-Matelica, monsignor Francesco Massara, ha celebrato questo pomeriggio la beatificazione di Maria Costanza Panas, Clarissa cappuccina, nella basilica cattedrale di San Venanzio. Semeraro ricorda questa religiosa alla luce del vangelo domenicale che racconta la vicenda della guarigione di dieci lebbrosi, tra cui solo il samaritano torna da Gesù con animo grato e desideroso di conoscere Colui che lo aveva riabilitato da una malattia non solo fisica ma anche sociale. 

Il dono della scrittura e dell’ascesi spirituale

La donna, al secolo Agnese Pacifica Panas, nasceva nel bellunese nel 1896, educata dalle Canossiane. Suo desiderio era entrare fra le Clarisse cappuccine di Fabriano, la celebre città della carta pregiata e con cui aveva instaurato un epistolario. Vestì l’abito religioso il 18 aprile 1918 e assunse il nome di suor Maria Costanza. I suoi scritti comprendono trattati di ascetica, vari piccoli libri di meditazione e molte poesie. Paralizzata a letto dal 1960, offrì le sue sofferenze in particolare per papa Giovanni XXIII e per il buon esito del Concilio Vaticano II. Si spense quindi il 28 maggio 1963. La sua causa di beatificazione è iniziata il 10 ottobre 1983, a vent’anni dalla morte. I suoi resti mortali sono custoditi nel monastero delle Clarisse Cappuccine a Fabriano. Papa Francesco l’ha dichiarta Venerabile il 10 ottobre 2016.

Il samaritano guarito che ringrazia Gesù

Viene ricordato dal cardinale Semeraro che “nella concezione ebraica al tempo di Gesù essere samaritano non era solo l’indicazione di un’appartenenza etnica, ma più ancora la designazione di uno scismatico, un nemico e, perfino, idolatra”. Considerata questa accezione, ancor più valore ha l’atteggiamento del samaritano verso cui si era manifestata la compassione di Gesù. Proprio su questo termine ‘samaritano’ si concentra dunque Semeraro, in cui mirabilmente si incontrano il movimento di Dio e quello di lode da parte dell’uomo. “Ci domandiamo, allora: quale tipo di ringraziamento vuole da noi il Signore?”, si chiede il porporato, precisando che non si sa cosa abbiano fatto gli altri nove lebbrosi. Si sa invece che il samaritano aveva compreso che il «luogo» del culto vero e gradito a Dio sono i piedi di Gesù e così annunciava a tutti noi che l’espressione vera del culto si chiama, rendimento di grazie, eucaristia.

Donarsi e credere era il programma della sua vita

La vita terrena della beata Maria Costanza Panas, abbadessa fino alla sua morte, la sua risposta alla vocazione monastica e la sua spiritualità si collocano dunque in questo contesto. Qui cita alcune frasi lasciate dalla monaca: “L’altare è la scuola di tutte le virtù, il luogo dove, insieme con Gesù si trova Maria, la Madre e l’altra Madre, la Chiesa”, ricorda il cardinale. E ancora: “L’onore della Chiesa è la santità dei suoi figli […] Siate sante per essere vere figlie della Chiesa, per onorare ed amare la Chiesa, che è il grande amore, la tenerezza squisita del Cuore del nostro Gesù’ (Ivi, p.751-752)”. Donarsi e credere era il programma della vita di Maria Costanza. Un esempio che ci dice – conclude Semeraro – che è soltanto la gratitudine che dona pienezza alla nostra vita.

Il decreto della Congregazione per le Cause dei Santi è stato firmato a seguito del riconoscimento di un miracolo: riguarda la guarigione di una neonata di San Severino Marche, affetta da “grave sofferenza fetale da anemia feto-natale ed emorragia cerebrale; insufficienza multiorgano”. I fatti risalgono al 1985 e sono stati i nonni della piccola a chiedere la sua intercessione. La bimba guarita, ora adulta, è stata presente oggi in Cattedrale.

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