“Marguerite è stata qui”, un libro di Murrali tra romanzo di formazione e saggio appassionato

Vatican News

Il volume, edito da Neri Pozza, ripercorre tappe geografiche e spazi del cuore alla ricerca di una relazione d’anime

Rosario Tronnolone – Città del Vaticano

“Lui è me più di me stessa”. Questa frase tratta dal capolavoro di Emily Bronte, rovesciata nel genere, “Lei è me più di me stesso”, potrebbe riassumere la sensazione di affinità completa che un lettore sensibile e appassionato come Eugenio Murrali prova nei confronti di una scrittrice di luminoso talento e di incandescente capacità di suggestione, Marguerite Yourcenar. Armato di questo incrollabile baluardo, l’autore nel suo libro di recente pubblicazione, edito da Neri Pozza, “Marguerite è stata qui”, parte per un viaggio che lo porta nei luoghi abitati dalla scrittrice, irrimediabilmente cambiati dallo scorrere inesorabile del tempo, eppure ancora in grado di suggerire il passaggio fugace ed effimero dei corpi e la persistenza fantasmatica dei sentimenti. Da Bruxelles al Mont Noir, da Parigi a New York, da Harvard alla Petite Plaisance in Maine, l’autore raccoglie le suggestioni dei luoghi e si pone in ascolto quasi medianico delle persone che hanno conosciuto e amato Marguerite.

In viaggio

A dire il vero, il viaggio comincia con una falsa partenza, come sempre capita quando la vita interiore prende il sopravvento su particolari effimeri come orari ed aeroporti, ma comporta solo un ritardo, un surplus di attesa, condizione stessa dell’amore. L’io narrante è accompagnato nel suo percorso da un libro guida, “Fuochi”, e dalla sua vibrante prosa lirica. Un libro che la Yourcenar scrisse dichiarando (ma gli scrittori spesso mentono) di desiderare che non fosse mai letto, dedicato ad un amore impossibile, irrealizzabile e irrealizzato, destinato a rimanere senza luogo né carne, e per questo persistentemente dilaniante. Poco alla volta, dal passato – meno dai palazzi ormai irriconoscibili, che dagli ippocastani miracolosamente simili – affiorano le voci della levatrice Azélie, della madre Fernande, della cuoca Aldegonde, dell’amatissimo padre Michel René, della nonna Noémi, di André e Andreas, diversamente amati e ugualmente perduti, di Grace, compagna di una vita, di Jerry, ultima maschera indossata dal tormento d’amore.

Dedicato a una maestra

“Cerchi di restare sé stesso!”, raccomanda all’autore un signore gentile che lo aiuta nelle sue ricerche a Bruxelles. Forse non si tratta tanto di restare ciò di cui solo confusamente si ha percezione, ma di trovare un sé stesso ancora ignoto, o magari di diventarlo pienamente, attraverso l’insegnamento e la continua correzione di maestri incontrati, o riconosciuti tali, o persino scelti. Ad una Maestra scomparsa è dedicato il libro di Eugenio Murrali, una professoressa che dopo l’esame di maturità gli aveva fatto dono di un libretto della Yourcenar, “I trentatré nomi di Dio”. Un foglio con la dedica cade inaspettatamente da quel libro, in un momento decisivo per l’autore, alla fine del suo percorso; e una frase forse allora letta in fretta assume ora la dimensione affettuosa di una carezza al di là del tempo, che sembra quasi sussurrare uno di quei trentatré nomi: il silenzio tra due amici.