Chiesa Cattolica – Italiana

Marcianò: la luce di Giovanni XXIII rischiari il buio della guerra

L’ordinario Militare per l’Italia celebra a Roma la Messa per San Giovanni XXIII, patrono dell’Esercito Italiano e guarda ai conflitti in corso in Medio Oriente con il “barbaro attacco a Israele”, in Ucraina e in ogni parte del mondo. Di fronte allo spettro di una guerra nucleare il presule indica in Papa Giovanni, l’esempio di una vita totalmente permeata dalla pace

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

“Una nuova, terribile stagione di guerra, con il barbaro attacco a Israele che si unisce al conflitto, per nulla acquietato, tra Russia e Ucraina senza, tuttavia, che si plachino guerre in terre più lontane o dimenticate”. Monsignor Santo Marcianò, Ordinario Militare per l’Italia, nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma questa mattina ha celebrato la Messa per San Giovanni XXIII, patrono dell’Esercito italiano, “la cui vita – ha detto ancora nell’omelia – è stata totalmente permeata dalla pace”.

Lo spettro delle armi nucleari 

“Possa, la luce di santità di Papa Giovanni”, è stato l’auspicio, “rischiarare il buio, anche il buio di questi giorni, perché il pensiero di pace di Dio si cali nelle opere, nelle menti, nei cuori degli uomini del nostro tempo e di tutti i tempi.” La preghiera del presule si è rivolta alle ore drammatiche vissute in Medio Oriente: “si sente sempre più minacciosa una guerra terribilmente estesa o gravata dallo spettro delle armi nucleari”. “In questa Eucaristia – ha affermato Marcianò – il nostro cuore si allarga nel dolore e nella preghiera per ogni guerra, per l’Ucraina, per Israele: la Terra Santa di Gesù, Principe della Pace. E, nella preghiera, chiediamo a San Giovanni XXIII la sua intercessione e l’aiuto della sua esperienza di uomo e militare, di sacerdote e cappellano, di vescovo e papa”. Marcianò ha ricordato che quest’anno ricorre il sessantesimo dalla morte del Pontefice e dalla promulgazione dell’Enciclica Pacem in Terris, suo Testamento Spirituale. 

Avere e infondere fiducia

Il presule si è quindi soffermato sulla dote della fiducia che Papa Giovanni, “pastore, deputato alla guida nella Chiesa aveva” nel suo “avere fiducia e infondere fiducia”. “Anche il mondo militare e il mondo delle istituzioni devono fondarsi sulla fiducia. Non solo sulla fiducia nelle competenze e professionalità, negli attenti addestramenti, nelle nobili motivazioni, ma sulla fiducia in Dio che completa le nostre insufficienze e offre la sua vicinanza di beatitudine per gli operatori di pace”.

Mitezza e dialogo

“Guidare la Chiesa e il popolo – ha osservato monsignor Marcianò – significa saper guidare ogni singola persona, anche la più difficile; saper costruire relazioni, indispensabili a un cammino di pace”. “Papa Giovanni ha mostrato vigilanza, coerenza, comprensione e disinteresse, senza mai confondere l’errore, da condannare con chiarezza, con l’errante, che va sempre trattato con dignità”. “La mitezza”, secondo l’Ordinario Militare per l’Italia, “è l’altro nome della misericordia, che porta ad agire con coraggio e prudenza per tentare di avvicinarsi a tutti, fino ad arrivare, secondo quanto insegna Giovanni XXIII, a forme di dialogo e collaborazione: interculturale, interreligiosa, ecumenica”.

Verità, giustizia, amore e libertà

“Con pazienza, accogliendo tutti nel suo cuore grande”, Papa Giovanni XXIII “fu capace di sopportare, senza scoraggiarsi dinanzi al male e ai fallimenti, ma di insegnare a «ricomporre i rapporti» nella vita sociale, secondo criteri di verità, giustizia, amore e libertà, pilastri delle relazioni sociali e politiche”. “Papa Giovanni – ha concluso il presule – sa di parlare a tutti gli uomini e spera davvero di intercettare e portare alla luce ‘il raggio della pace’, che può farsi strada anche nelle esperienze e nelle scelte più buie”.

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