Chiesa Cattolica – Italiana

Maradiaga: “Praedicate Evangelium” per una Chiesa di servitori di Dio

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

La riforma della Curia Romana è un cammino, un processo, è uno spirito, una riflessione profonda, e la Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium – promulgata il 19 marzo scorso e in vigore dal 5 giugno, giorno di Pentecoste – è solo parte della più ampia riforma iniziata con il pontificato di Francesco. Alla presentazione del suo libro in spagnolo, “‘Praedicate Evangelium’. Una nuova Curia per un tempo nuovo” delle Pubblicazioni Clarettiane, il cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga ha definito con queste parole quanto elaborato dal Consiglio dei cardinali per rispondere alle raccomandazioni delle Congregazioni Generali, precedenti il Conclave del 2013, che evidenziavano come urgente e necessaria una nuova riforma della Curia.

Il volume, con la prefazione di Papa Francesco, è una lunga conversazione che si è protratta per diverso tempo con padre Fernando Prado Ayuso, direttore della casa editrice Pubblicazioni Clarettiane, e descrive i nove anni di impegno che ha richiesto la nuova Costituzione Apostolica. Un colloquio che nemmeno la pandemia ha interrotto con l’obiettivo di fare conoscere la riforma della Curia e la Praedicate Evangelium perché la si possa mettere in pratica.

Leggi e documenti sono sempre limitati

“Siamo tutti chiamati a rimboccarci le maniche” scrive il Papa nel libro-intervista, avvertendo che leggi e documenti “sono sempre limitati e quasi sempre effimeri” e sottolineando che “altri tempi verranno” e che “altre circostanze daranno al mondo nuovo colore”. Per questo “la Chiesa, nel suo costante dialogo con il mondo, con un piede saldo nelle origini e fedele alla Tradizione, adatterà nuovamente la sua vita e le sue strutture umane alle condizioni mutevoli dei tempi. Così la Chiesa – scrive il Pontefice –  continuerà a offrire il Vangelo al mondo in forma nuova”.

Una preziosa esperienza di sinodalità

Nelle 264 pagine del volume, il cardinale Maradiaga ripercorre le tappe del Consiglio dei cardinali, confida aneddoti, arricchisce la narrazione con il suo spiccato umorismo e descrive i punti essenziali della riforma, frutto di una dozzina di bozze che il Papa ha studiato “al millimetro”, l’ultima delle quali approvata l’8 giugno 2020, e di un lavoro non esente da “resistenze e ostacoli”. Ma una “preziosa esperienza di sinodalità”, cominciata il 16 marzo 2013, tre giorni dopo l’elezione sul soglio pontificio di Jorge Mario Bergoglio, quando il porporato honduregno riceve una telefonata che lo sorprende. È il nuovo Pontefice, che lo invita a pranzo a Casa Santa Marta. Francesco gli chiede di coordinare un gruppo di cardinali che lo aiutino nel governo della Chiesa. “Sinceramente, non so perché il Papa abbia pensato a me”, confessa Maradiaga nel libro. Con Bergoglio aveva lavorato alla Conferenza di Aparecida e aveva avuto contatti attraverso il Consiglio episcopale latinoamericano, Celam. Ma il Papa argentino, probabilmente è stato spinto da qualcos’altro quando ha pensato all’arcivescovo di Tegucigalpa. “Francesco sa che sono un musicista e che sono stato direttore d’orchestra – scherza il porporato – e forse ha pensato così di poter unire voci diverse”.

Il cardinale Maradiaga firma alcune copie del suo libro

Le grandi novità della Praedicate evangelium

Incontrando i giornalisti, il cardinale Maradiaga ha rimarcato che il nome stesso della nuova Costituzione evidenzia proprio quello spirito nuovo che la riforma deve portare, perché rimarca il motivo per cui la Chiesa esiste: evangelizzare. È quell’annuncio che richiede missionarietà e che per questo spinge la Chiesa in uscita. Quindi il porporato ha enumerato le grandi novità che apporta il documento, dal quale emerge l’importanza del Dicastero per l’Evangelizzazione, che sarà presieduto dal Papa stesso, il primo evangelizzatore; il criterio che deve animare il lavoro nella Curia Romana, il servizio; la necessità di una struttura caratterizzata dalla sinodalità e aperta all’ascolto delle Conferenze episcopali. La riforma scardina anche quel binomio carica ecclesiastica-potere, sicché il cardinale è semplicemente un collaboratore del Papa e un elettore del Papa. In Curia gli incarichi avranno durata quinquennale per non sviluppare centri di potere nelle posizioni di governo. E ancora l’arcivescovo di Tegucigalpa ha parlato delle resistenze che la riforma ha incontrato, le opposizioni, i pareri discordanti. Ma è questo il cammino della sinodalità, ha detto, “l’ascolto di tutti, cercare soluzioni, discutere, confrontarsi”.

Verso la riforma del Codice di diritto canonico

Rispondendo poi alle domande dei cronisti, il porporato ha spiegato che il Consiglio dei cardinali non è parte della Curia Romana, ma un organismo a sé, voluto dal Papaper essere coadiuvato nel governo della Chiesa, e costituito con cardinali dai 5 continenti perché tutta la Chiesa nel mondo possa partecipare. Per il cardinale Maradiaga il Consiglio dovrebbe proseguire nel suo operato, ma questo dipenderà dalla volontà di ogni pontefice, e dovrebbe migliorare la comunicazione con i mezzi di informazione. A proposito della rinuncia di Benedetto XVI, il porporato ha affermato che è stato un argomento soltanto accennato nel Consiglio, che quanto prevede il Codice di diritto canonico sulla rinuncia di un pontefice dovrà essere più ampiamente normato e che lo stesso Codice necessita di un’ampia revisione.

Ascolta l’intervista al cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga

Ma se con la Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium si punta ad una Chiesa più evangelica e meno burocratica e la riforma della Curia Romana è anche uno spirito, come far sì che ci sia un rinnovamento nella mente e nel cuore delle persone?

Noi sappiamo che la Chiesa è un mistero, come dice il Concilio Vaticano II. Ma cosa vuol dire mistero? Non una cosa che non conosciamo, ignota, difficile da capire. No. Mistero vuol dire una realtà umana e divina, immanente e trascendente, spirituale e materiale. Dunque non si può capire soltanto guardando un aspetto del mistero della Chiesa. Si deve cercare di capire tutto. Per questo non è semplicemente una burocrazia che si ritocca, oppure che si cambia. No. È uno spirito che deve impregnare tutte le attività della Curia Vaticana. Non siamo semplici funzionari, ma siamo uomini di Dio, servitori. E dunque la dimensione trascendente è importantissima e non può mancare.

È prevista una maggiore partecipazione dei laici nel governo della Chiesa, questo cambierà la percezione che i laici hanno della Curia Romana?

Certamente,. Prima si pensava: la Curia è un rifugio clericale dove stanno soltanto chierici, maschi. Adesso aumenta il numero delle donne che lavorano in Curia. E poi si vedrà anche che non soltanto consacrati oppure ordinati, ma anche laici e laiche, per il sacramento del Battesimo, parteciperanno e serviranno. E servono già, di fatto, nella Curia.

Lei enuncia nel libro i 12 principi irrinunciabili di Francesco. Principi che lei ha trasferito nelle bozze di riforma. Ha parlato anche di conversione pastorale. Ma fra questi principi, che sono tutti irrinunciabili e importanti, quali i primi tre che bisogna perseguire?

Io direi, soprattutto, quello della conversione pastorale è molto importante. Perché c’è il rischio che, facendo per tanti anni questo lavoro, la tentazione più facile sia di fare sempre allo stesso modo. E non si può continuare così perché si deve ascoltare la voce dello Spirito per metterla in pratica. Penso che questo sia molto importante.

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