Gabriella Ceraso – Città del Vaticano
”Un atto irresponsabile e altamente provocatorio”, commenta la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, “un problema di sicurezza nazionale”, incalza il premier giapponese Kishida, mentre gli Stati Uniti ribadiscono: non permetteremo alla Cina di isolare Taiwan. Le dichiarazioni svelano tensione e preoccupazione crescenti al secondo giorno delle più grandi esercitazioni militari cinesi mai messe in campo in reazione alla visita a Taipei della presidente della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi.
Taiwan: attivato il sistema di difesa
Lo scenario da lunedì è quello di una vera e propria crisi internazionale: Pechino ha lanciato 11 missili balistici Dongfeng nelle acque intorno a Taiwan e un totale di 22 caccia hanno superato la linea mediana informale che divide lo Stretto tra Taiwan e Repubblica Popolare. L’esercito di Taipei dal canto suo “ha colto immediatamente le dinamiche di lancio, attivato i relativi sistemi di Difesa e rafforzato la prontezza al combattimento”. Chiediamo a Pechino di agire con “ragionevolezza e moderazione”: così in un tweet in cui il capo dello Stato taiwanese ribadisce che l’isola – di fatto indipendente, ma che Pechino considera una “provincia ribelle”, non intensificherà il conflitto, ma difenderà con determinazione la propria sovranità, sicurezza e democrazia”. Tsai afferma che non ci saranno azioni precipitose, ma chiede il sostegno della comunità internazionale.
Giappone e vertice asiatico
L’allarme per la reazione militare di Pechino è diffuso anche in Giappone, raggiunto da 5 missili balistici cinesi nella zona marina economica esclusiva proprio durante la visita della speaker Pelosi. Il ministro degli Esteri e poi il premier nipponici hanno chiesto di “fermare immediatamente” le esercitazioni per una questione di “sicurezza nazionale”. Da Tokyo le dichiarazioni di Nancy Pelosi rassicurano Taiwan e la sua difesa dall’isolamento e concordano con il premier Kishida sull’importanza di pace e stabilità nello Stretto.
Allentare le tensioni
La situazione si complica anche a livello diplomatico. Il ministero degli Esteri cinese ha convocato gli ambasciatori dei Paesi del G7e dell’Ue per “esprimere il più completo disappunto” sul comunicato firmato ieri di forte critica sulle esercitazioni militari lanciate. La questione sul tavolo oggi del forum del sud est asiatico in corso in Cambogia, dal quale già è giunta la voce del segretario di Stato Usa, Blinken che ribadisce che “Gli Stati Uniti si oppongono a qualsiasi sforzo unilaterale per cambiare lo status quo di Taiwan, soprattutto con la forza”. “La politica degli Usa sull’isola – spiega – non è cambiata, “la stabilità dello stretto è nell’interesse dell’intera regione”.