Chiesa Cattolica – Italiana

Malta, una nuova evangelizzazione per riaccendere la fede

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Papa Francesco arriva – dopo il mancato viaggio che era in programma nel maggio 2020, saltato a causa della pandemia – su un’isola ricca di storia e natura, nel cuore strategico del Mediterraneo, crocevia di persone migranti sulla rotta libico-italiana. Qui è atteso un rilancio della formazione cristiana soprattutto tra i giovani, un’accoglienza all’insegna del rispetto di ogni nazionalità, una tutela del creato offeso da una cementificazione selvaggia, un superamento della corsa spasmodica al denaro che rischia di offuscare i valori autenticamente evangelici.

Tornare a una Chiesa delle origini

Nel Paese più meridionale dell’Unione Europea, esteso poco più di trecento chilometri quadrati, le origini cristianesimo risalgono, secondo la tradizione, a San Paolo che qui soggiornò, nel 60 d.C., in seguito al naufragio causato da una terribile tempesta. L’ Apostolo delle Genti rimase a Malta tre mesi, predicando, battezzando e guarendo malati. E’ maturato, nel corso dei secoli, un cattolicesimo – oggi i cattolici sono circa l’85% degli abitanti – che si caratterizza anche per l’altissimo numero di feste patronali nelle diverse località, per una presenza molto significativa nel campo educativo – oltre 70 le scuole cattoliche – e per le numerose istituzioni ecclesiastiche a scopo di promozione sociale diffuse sul territorio.

Di vivacità della Chiesa locale parla Padre Richard Stanley Grech ofm, già Provinciale dei Frati Minori a Malta, il quale sottolinea l’impegno nell’ambito liturgico, e tuttavia insiste sulla necessità di “coinvolgere la parte di popolazione di mezza età che non frequenta più assiduamente la religione cattolica”. “Bisognerebbe riscoprire una evangelizzazione nuova”, osserva il religioso, ricordando quanto a questo proposito già Giovanni Paolo II diceva nella sua visita sull’isola di oltre trent’anni fa.

Ascolta l’intervista con padre Richard Stanley Grech ofm

Riaccendere una adeguata formazione cristiana

Padre Grech si fa portavoce di quella che definisce una constatazione diffusa, relativa alla “mancanza di valori, di spiritualità”: parla di un “materialismo che sta dominando su tutto”, di corsa sfrenata all’acquisto. “Mi dispiace dirlo, ma c’è povertà di valori, nonostante i maltesi siano gente brava e caritatevole. Purtroppo la fibra umana e cristiana è arretrata molto. E’ come un fuoco che sta per spegnersi – dice – e forse un soffio di aria [come la presenza del Papa, ndr] può rigenerare quella fiaccola che San Paolo ha acceso qui a Malta”. Grech affonda sul vento del “consumismo che sta prevaricando rispetto ai valori della Chiesa delle origini”. Ammette che sul versante della formazione evangelica si è un po’ deficitari: “Penso che c’è bisogno di fare di più una esperienza di Cristo a livello personale, al di là delle processioni – arriva a dire – perché è da qui che poi si può contribuire a migliorare le relazioni tra le persone, a riequilibrare le priorità” dei singoli e delle comunità.

Il tarlo della corruzione e di un paesaggio naturalistico deturpato

Padre Richard presenta un tessuto sociale, quello maltese, in cui i temi della giustizia e della pace, e della salvaguardia del creato sono passati un po’ in secondo piano. “Fa pena vedere che si continua a costruire a scapito della natura, che si vuole fare denaro e molto in fretta”, denuncia. Se manca quella relazione profonda e intima con Gesù – scandisce – si capovolge tutto. E questo ha ripercussioni forti sull’agire delle persone [gli scandali legati ai cosiddetti “Panama Papers”, il sistema di evasione fiscale globale rivelato nel 2016, hanno investito anche Malta, ndr], spiega Grech. Per esempio, ancora brucia la ferita dopo l’uccisione della giornalista Dafne Caruana Galizia, che denunciò proprio la piaga della corruzione nel Paese. “La gente può essere buona ma si fanno scelte sbagliate – osserva ancora Grech – fa discutere qui la corruzione istituzionalizzata, la sua impunibilità. Quindi la gente ‘perbene’ in questo modo viene demoralizzata”.

Il rischio di accogliere “chi porta più soldi”

Che l’edonismo e la preoccupazione per l’accumulo del danaro siano molto marcati nella società maltese è qualcosa che va ripetendo anche il gesuita maltese Oliver Borg, rientrato nella sua isola dopo essere stato a lungo in missione soprattutto in Medio Oriente e in Egitto.

Ascolta l’intervista con Padre Oliver Borg S.I.

“Spero che la minaccia della guerra allargata faccia riflettere sul senso della vita. Sembra che l’unica cosa che possa valere siano i soldi. Abbiamo bisogno di una nuova catechesi – afferma – la vita non è solo il successo, c’è molto di più: soprattutto l’attenzione all’altro e – come ripete il Papa – all’altro emarginato”. Anche Borg si compiace del tratto di generosità tipico dei maltesi, ma mette anche in luce che “si è più accoglienti con la gente che porta soldi”. Rilanciare pastoralmente il valore della famiglia e della promozione della vita è fondamentale – secondo il gesuita – soprattutto tra i giovani.

L’incontro con i migranti: occasione per discriminare nessuno

Nell’isola si sperimenta da tempo una pressione migratoria consistente. Proprio l’apertura e il rispetto della dignità dei rifugiati sono la cifra distintiva del Viaggio Apostolico di Francesco che ha come motto “Ci trattarono con rara umanità (At 28,2)”. Qui il Papa visita il Centro intitolato a San Giovanni XXIII, il Peace Lab, all’interno del Centro di immigrazione maltese noto come Hal Far fondato dal francescano padre Dionysus Mintoff nel 1971, oggi gestito da un’organizzazione di volontari tra cui uno studente del Kenya. La capacità di accoglienza arriva a una cinquantina di migranti le cui provenienze sono per lo più Somalia, Eritrea e Sudan. Padre Oliver confida molto che questa sia una occasione in più per scardinare quella che, insieme a padre Richard, non teme di definire una vera e propria “discriminazione” di trattamento dei profughi. “E’ del resto qualcosa di diffuso anche altrove in Europa”, dice.

Malta, ponte geografico in Europa: privilegio e responsabilità

Borg allude evidentemente alla crisi ucraina e al “contrasto tra l’accoglienza degli europei e quella dei mediorientali e degli africani che ci fanno paura perché con costumi diversi, culture e religione diverse. Abbiamo paura – precisa – che questa gente ci tolga le comodità”. E spiega che il lavoro del francescano è ottimo, mentre non trascura di descrivere “deplorevoli” le condizioni dei campi profughi nel Paese. Spera dunque che la visita del Papa serva a innescare nelle coscienze sforzi di miglioramento in questo ambito, tutelando la dignità di ogni essere umano, qualunque sia la sua nazionalità. Del resto, la posizione geografica di Malta – come sottolinea padre Stanley Grech – è un privilegio ma anche una responsabilità. La vocazione dell’isola è proprio essere ponte tra nord e sud, est e ovest. “Dobbiamo sfruttare al massimo questa collocazione: la Chiesa a Malta e il popolo maltese possono contribuire molto alla stabilità nel Mediterraneo”.

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