Madre Cabrini, una donna in anticipo sui tempi

Vatican News

Laura De Luca – Città del Vaticano

“Immagine della donna forte, conquistatrice, con passi arditi ed eroici, del mondo attraverso il corso della sua vita mortale, ed ora esaltata al fastigio della gloria dei Santi quaggiù…”. Così Papa Pio XII qualche giorno dopo la canonizzazione di santa Francesca Saverio Cabrini, quando il mondo stava ancora apprezzando il sollievo per la fine della Seconda Guerra mondiale. Fu davvero una suora dallo sguardo profetico, dalla profonda carità e dal piglio autonomo e modernissimo, quasi imprenditoriale, che mise a servizio degli ultimi

“Noi la vediamo, questa eroina dei tempi moderni, apparire in mezzo a noi, sorgere come una stella da un umile paese lombardo, elevarsi nella sua luce e varcare gli oceani, spargendo per ogni dove il calore dei suoi raggi, e suscitando intorno a sé la meraviglia dei popoli”

L’umile paese lombardo era Codogno, da dove, quando era giovanissima maestra, sognava di partire missionaria per la Cina. Ma Leone XIII la invitò invece a salpare verso Iccidente. Ed eccola, come ricorda ancora Pio XII “davanti alle colonie degli emigrati italiani, nelle quali le par di vedere altrettante ‘piccole Italie’, dove l’opera dell’educazione non è più bastevole ai bisogni e alle strettezze. Tutti si rivolgono a lei, in cui ammirano il genio cristiano di bontà e di beneficenza: alle chiamate di ogni sorta occorre rispondere con ogni sorta di opere. Ecco allora alle scuole povere, ai collegi di educazione superiore, aggiungersi gli oratori festivi, gli orfanotrofi, poi gli ospedali e le cliniche, quindi l’apostolato delle prigioni, l’apostolato nell’Alasca, e, durante l’altra guerra mondiale, la cura dei soldati e dei feriti, dei quali elle raccoglie le bambine. Quanti viaggi, che per lei diventano missioni, dove il suo zelo semina ed edifica, si espande e arriva con tenerezza alle grandi Dame di Parigi e di Madrid, alle orfanelle povere dell’aristocrazia spagnuola, alle piccole emigrate italiane di Londra, e, come un sorriso dei suoi primi sogni, ai mosquitos delle riserve indiane dell’America centrale!”

Il suo entusiasmo solidale la rende un modello attualissimo ancora oggi, nella delicata fase dell’auspicato ritorno alla normalità dopo la pandemia. Lo sottolinea anche suor Barbara Statley, attuale superiora delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù.

Madre Barbara, che donna era Madre Cabrini?

Prima di tutto Madre Cabrini è stata una santa, una donna dedicata al cuore di Cristo. Desiderò servire Dio con tutto il suo cuore e portare il suo amore a tutti nel mondo. Ebbe un grande desiderio di arrivare a tutte le differenti situazioni nel mondo e di diffondere amore. Ciò l’ha spinta a usare i suoi naturali doni e i suoi talenti.  Fu una donna in anticipo sui tempi. Comprese che cosa significava sviluppare questi suoi doni e talenti… Ebbe una profonda consapevolezza della propria autonomia. Amò la libertà, ed era curiosa di tutto, attenta a ogni creatura di Dio. Leggeva i giornali, ovunque nel mondo si trovasse, li leggeva dall’inizio alla fine per sapere che cosa accadeva nel mondo, perché non si può rispondere ai problemi del mondo, non si può portare l’amore di Cristo nel mondo se non si conosce che cosa sta succedendo. Dunque era una donna piena di passione, piena di zelo. Molto attiva ma anche gentile, timida, era anche capace di elevarsi verso quella naturale pace in nome del servizio a Dio.

Ha mai pensato che cosa avrebbe fatto oggi? Di quali categorie di diseredati si sarebbe occupata?

Lei sta lavorando ancora oggi. Avrebbe fatto quello che noi stiamo facendo. Noi abbiamo assunto la sua profonda predilezione per i più bisognosi nel mondo ed è questa la nostra missione. Come sa, madre Cabrini è la patrona universale degli emigranti e dei rifugiati. Dunque oggi sarebbe stata molto vicina a queste popolazioni. Amò profondamente l’educazione, era un’educatrice di professione, ma soprattutto amò l’educazione del cuore. Oggi noi lavoriamo anche in ambito accademico, ma perché tutto quello che facciamo aiuti le persone a trasformarsi e a trasformare il proprio cuore. Madre Cabrini amava le diverse culture, e ciò che lei oggi farebbe è ciò che noi facciamo, per questo lavoriamo in ambito multiculturale e interculturale, testimoniando nel mondo che cosa significa che persone con diverse storie e di differenti etnie possano vivere e lavorare insieme. Lei aveva una grande capacità di raggiungere le persone, perciò dico che era una donna in anticipo sui tempi. Come sa, proveniva dal Nord Italia, da un ambiente interamente cattolico e quando arrivò negli Stati Uniti, si trovò di fronte al mondo protestante. Qui incontrava continuamente uomini e donne. Noi continuiamo a fare questo e abbiamo molte partners nella nostra missione, non lavorano solo le nostre missionarie. Signore protestanti, cattoliche, ebree… condividono l’esigenza di diffondere l’amore di Dio nel mondo.

Qual è il maggiore insegnamento che lei ha ricevuto a livello personale da Madre Cabrini?

È difficile spiegarlo. Madre Cabrini è molto presente… Molte persone e molte delle nostre missionarie sentono presente madre Cabrini. E penso che quello che ho imparato da lei è che la dedizione e il mandato di servire Dio non si riducono a una questione solo spirituale, ma incarnata. Noi dobbiamo essere le mani, il cuore, gli occhi, le orecchie di Gesù nel mondo. Noi dobbiamo lavorare quotidianamente e offrire le nostre sofferenze quotidiane a Dio in unità con le sue sofferenze. Non dobbiamo certo crearci una sofferenza artificiale, perché il nostro viaggio di vita, le nostre attività quotidiane hanno già le loro sfide. Dunque, tutto quanto facciamo ha significato fin tanto che lo facciamo con il desiderio di amare Dio, essere amati da Dio e trasmettere il suo amore ad altre persone.

Ascolta l’intervista immaginaria con Madre Cabrini, interpretata da Dina Braschi