Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
In 236 anni di strada ne è stata fatta, ma tanta ne dovrà ancora essere percorsa. Perché la pena di morte, da quando il 30 novembre del 1786 venne abolita, prima volta in uno Stato, ed era il Granducato di Toscana, ancora oggi è inserita nell’ordinamento giuridico di alcuni Paesi, sicuramente pochi rispetto alla storia, ma ancora troppi rispetto al prezioso diritto alla vita, fondamento di ogni altro diritto.
La pena capitale “è una brutta compagnia per la storia umana, però dal 1975, quando erano solo 16 le nazioni che l’avevano abolita, ad oggi che sono oltre 144, di fatto siamo davanti ad una svolta della storia umana”, spiega Mario Marazziti di Sant’Egidio, Comunità che dal 2000 organizza l’accensione del Colosseo contro la pena capitale, iniziativa alla quale, nel tempo, si sono unite oltre 2000 città che illumineranno i loro monumenti per dire “no” alle esecuzioni. Sono le “Città per la vita”, movimento che coinvolge migliaia di persone in tutti i continenti e che è riuscito, attraverso un paziente impegno collettivo e rapporti con i diversi governi, a diminuire il numero dei Paesi mantenitori.
Il mondo ha cambiato il suo ‘sentire’
“Ci manca l’ultimo miglio”, sottolinea Marazziti, un piccolo tratto di strada che riguarda i 10/12 Stati che ancora utilizzano la pena di morte. “Negli Usa – continua – sono cinque in tutto gli Stati che quest’anno hanno ucciso persone detenute nel braccio della morte. Da vent’anni siamo al minimo storico delle condanne e il braccio della morte è passato da 3700 persone a circa un migliaio”. A sostenere questa felice inversione di tendenza, che ha portato all’abolizione o in alcuni casi ad una moratoria, è stato senz’altro un cambiamento “del sentire del mondo”, spiega Marazziti. Così come è stato per tortura e schiavitù, che si sono rivelati “insopportabili per la coscienza umana”, si sta arrivando a questo anche per la pena di morte, non è un sentire uniforme, ma, per Marazziti, sembrerebbe decisamente inarrestabile, pensando anche agli sforzi fatti per unificare il momento dei contrari, che vedeva la divisione tra chi avrebbe accettato anche una moratoria e chi invece ne difendeva l’abolizione tout court.
La condanna di Papa Francesco
Convergere è stato un passo verso l’abolizione: “Nel XX secolo si era divisi su questo, oggi il sentimento è comune ed è inarrestabile”. Quello contro la pena di morte è un impegno al quale sta dando un contributo fondamentale l’Unione europea e anche singoli Stati, a partire dall’Italia, ma anche e soprattutto il Papa. Francesco, conclude Marazziti, “ha chiarito la posizione della Santa Sede. La pena di morte ‘è inaccettabile ‘ ha detto il Papa, chiarendo in maniera indelebile quella che è stata una posizione progressiva dei pontificati lungo tutto il secondo dopoguerra fino a noi, da Paolo VI, a Giovanni Paolo II, a Papa Benedetto XVI”.
Il Colosseo, monumento più celebre di Roma, verrà illuminato il 30 novembre alle 1830, nel corso di una cerimonia nella quale saranno lette alcune lettere di condannati a morte.