Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano
Angelo custode, fedele esecutore dei consigli di Dio,
affezionato compagno e mio vero amico
mio sapiente maestro
mia amorevole guida
mio potente difensore
mio consigliere
mio avvocato
mio consolatore
infaticabile collaboratore della mia salvezza eterna.
Così inizia ogni invocazione della Novena all’Angelo Custode. Ogni giorno con l’identificandone di una sua qualità. Ciò che colpisce è la ripetizione dell’aggettivo “mio”. Ogni persona ha un “suo” angelo custode. Questo è straordinario: a ogni singolo essere umano è stato assegnato un angelo che, unico, gli è stato posto a fianco, fin dai primi istanti di vita. Un dono di Dio, che ci invita ad avere un rapporto personalissimo e unico con lui. La memoria dei santi angeli custodi è un giorno speciale, che dobbiamo festeggiare con gioia e riconoscenza.
E per far festa oggi andiamo in un luogo stupefacente. Un luogo dove l’espressione di Daniele «gli angeli sono mille migliaia e diecimila volte diecimila» (7,10), diventa visibile e concreta.
Nel cuore della città
Ci addentriamo tra le vie strette e antiche della città toscana di Lucca per ammirare un autentico tesoro artistico e spirituale. Si trova non lontano dalla Torre Guinigi – celebre per la sua cima coronata da grandi lecci – lungo la via chiamata degli Angeli Custodi, di fronte all’abside della chiesa dei Santi Simone e Giuda.
La strada è stretta e appartata, silenziosa. Nessuno immaginerebbe che dietro un portone decorato da una semplice cornice in pietra serena e coronato da un dipinto si apre un tesoro del raro barocco toscano. È l’Oratorio dedicato alle creature celesti, un vero giardino angelico.
L’ambiente è a pianta quadrangolare con volta a botte su cui lati si aprono finestroni che riempiono di luce lo spazio e lo rendono ancora più splendido, in contrasto con la penombra della facciata esterna. Le pareti sono ricoperte da affreschi e stucchi dorati e quelle laterali sottolineate da una fila di otto grandi tele.
Lo sguardo rincorre linee pulite e converge nella parte presbiteriale, dove il gioco dell’arco trionfale si fonde con l’orizzontalità del coretto e nella concavità della lunetta con la grande figura di Maria e il Bambino, che è decentrata per dare spazio a un portico dipinto, dando l’illusione di una maggiore profondità e di spazio aperto sul paesaggio.
Gli angeli sono ovunque e di tutte le dimensioni, alcuni dipinti, altri scolpiti. Sono ben presenti gli intenti scenografici e illusionistici quale cifra tipica del barocco ma in forme che non sono e non vogliono essere grandiose, bensì misurate e in perfetto equilibrio armonico con la città, che è contraddistinta da una bellezza splendida ma pudica.
Le tele sulle pareti laterali
La particolarità dell’Oratorio è nell’iconografia degli angeli, protagonisti di un vero e proprio ciclo pittorico. I temi delle otto tele sono opera dei lucchesi Girolamo Scaglia, Matteo Boselli, Antonio Franchi, Filippo Dinelli, di Pier Filippo Mannucci, artisti che dimostrano di conoscere la lezione del barocco veneto o quella di Pietro Berrettini da Cortona, che dipinse un angelo custode (1656), ora a Palazzo Barberini di Roma, destinato a riscuotere molta fortuna e che ispirò in modo sostanziale questa iconografia.
I dipinti si susseguono rivelando mani diverse e scansioni temporali diverse, con i colori ora più delicati del rosa e celeste, ora quasi eterei, ora profondi e scuri oppure brillanti, soprattutto nell’uso del blu e del rosso, come nel dipinto dell’Arcangelo Michele del Mannucci, che ne sottolineano l’energia marziana.
La congregazione degli Angeli Custodi
Fu Bonaventura Guasparini, religioso secolare lucchese, a fondare nel 1627 la Congregazione degli Angeli Custodi. Egli dedicò la propria vita nel dare aiuto ai fanciulli meno fortunati: forniva loro istruzione, insegnava un mestiere e li coinvolgeva in «giuochi virtuosi», proprio come a Roma fece il santo fiorentino Filippo Neri e più tardi san Giovanni Bosco.
La devozione all’angelo custode prese grande impulso proprio negli anni dell’operato di Bonaventura e si concretizzò a partire dal 1570 nella memoria liturgica del 2 ottobre. Inoltre dovremmo immaginare che la figura dell’angelo custode avrebbe certamente consolato i bambini di cui Bonaventura si prendeva cura. Il suo stile di vita estremamente semplice porta a datare la decorazione e l’abbellimento nelle forme sontuose che possiamo ammirare oggi a una data posteriore alla sua morte, tra la seconda metà del Seicento e gli inizi del Settecento, perché il religioso lucchese non amava il lusso e amava la semplicità anche «negli ornamenti delle Chiese».
Il Volto Santo
La cura per i deboli si inscrive in una tradizione radicata a Lucca, che vanta ancora oggi numerose confraternite, associazioni e fondazioni, evidentemente legata al ruolo della città nella devozione al Volto Santo che tappa lungo il cammino sulla Via Francigena, ha richiamato fin dal medioevo pellegrini da ogni dove.
Il Ricovero degli Artigianelli
La soppressione della congregazione riporta l’Oratorio al culto nel 1808, quando Elisa Bonaparte Baciocchi lascia Lucca segnando la fine del principato napoleonico. In seguito monsignor Giovanni Volpi, nel 1884, fonda una scuola che ne prosegue le intenzioni e Ferdinando Simonetti, nel 1914, fonda il Ricovero degli Artigianelli e nell’oratorio vengono svolti gli esercizi religiosi. È commovente scoprire che su alcune pareti della cantoria sono stati scoperti i graffiti con nomi e date, segno di un passaggio incessante di ragazzi meno abbienti che qui poterono ricevere un’educazione e imparare un mestiere. Negli anni Novanta l’edificio diventa l’auditorium dell’Istituto Musicale Diocesano Raffaello Baralli. Così alcuni giovani continuano a riunirsi per fare musica fino ai giorni nostri.
Un tesoro riaperto al pubblico
Nel 2017 la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, in accordo con l’Ente Diocesano per le Opere di Culto e Religione, proprietario dell’immobile, avvia un ampio restauro, sostenuto dal contributo economico della Azimut Holding SpA. Sono risanate e consolidate alcune parti della struttura, soprattutto del tetto, restaurate le decorazioni, gli affreschi e le tele. I lavori giungono al termine nel 2020, nel periodo della pandemia di Covid-19.
L’Oratorio è ora aperto alla fruizione del pubblico gratuitamente. Lo spazio sarà dedicato ad attività culturali, in particolare concerti musicali.
La riapertura dell’Oratorio, fino a ora rimasto quasi «segreto», in un momento così difficile, rappresenta un simbolico segnale di speranza per il futuro. Una speranza nel segno degli angeli custodi.