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Londra chiede di raddoppiare il sostegno militare a Kyiv

Al via a Monaco la 59.ma Conferenza sulla Sicurezza, la prima dall’inizio della guerra in Ucraina. Attesi i maggiori leader mondiali, con Kyiv che chiede sostegno perché rappresenta “il mondo libero”. Forte monito del Regno Unito con il premier Rishi Sunak pronto a proporre un cambiamento del Trattato Atlantico della Nato per proteggere l’Ucraina da una futura aggressione russa

Andrea De Angelis – Città del Vaticano

Accelerare la consegna dei carri armati Leopard e valutare l’invio di jet a Kyiv. Sarà questo uno degli argomenti cruciali di discussione alla 59.ma Conferenza sulla Sicurezza di Monaco di Baviera, in programma fino a domenica 19 febbraio. Presenti al summit una trentina di capi di Stato e di governo e un centinaio di ministri della Difesa di tutto il mondo, assenti Cina e Iran oltre alla Russia. In agenda la guerra in Ucraina, i rapporti tra Washington e Pechino, il tema della sicurezza nucleare e gli impegni per rafforzare i trattati e le istituzioni che la salvaguardano. 

L’appello del Regno Unito

Mentre i nostri sforzi collettivi stanno facendo la differenza sul campo, “ora è il momento di raddoppiare il sostegno” alle forze armate di Kiev, ha affermato il premier britannico Sunak, anticipando i contenuti del suo intervento a Monaco. “Quando Putin ha iniziato questa guerra ha scommesso sul fatto che la nostra determinazione sarebbe venuta meno. Anche adesso scommette sul che fatto non avremo i nervi saldi – ha aggiunto -, ma allora gli abbiamo dimostrato che si sbagliava, e lo dimostreremo ancora”. In ballo non c’è solo il destino dell’Ucraina. “La posta in gioco in questa guerra è persino più grande della sicurezza e della sovranità di una nazione, riguarda la sicurezza e la sovranità di ogni nazione”, ha concluso Sunak.

L’appuntamento di Monaco

La Conferenza sulla Sicurezza di Monaco entra dunque nel vivo con i grandi leader internazionali attesi sul palco nelle giornate di sabato 18 e domenica 19 febbraio. L’evento annuale esordisce nel 1963 come un appuntamento dedicato esclusivamente ai militari. Presto si trasforma in una dimostrazione di unità tra i Paesi Nato contro la minaccia sovietica. Con la fine della guerra fredda diventa un’occasione di confronto tra superpotenze rivali. L’edizione 2023, la prima dall’inizio della guerra in Ucraina, segna una sorta di ritorno alle origini, con un compatto fronte Nato contrapposto a Mosca.

Le forze russe al confine 

Intanto sarebbero diecimila i soldati russi sono concentrati nel territorio russo al confine di Sumy, nell’Ucraina nord orientale. Lo riferisce il Times che cita soldati ucraini di guardia nella regione. “Dall’altra parte del confine con Sumy, sono concentrati 10mila soldati russi. Questa è la più grande concentrazione che ci sia mai stata qui”, riporta il Times, citando il tenente delle forze armate ucraine Andrii Gulakov. Lo stesso ha aggiunto che i russi hanno costruito un ospedale da campo nella loro sede e questo indica il fatto che Mosca sta pianificando azioni offensive.

La città di Bakhmut

Secondo la Nato però vi sono “enormi difficoltà” nel mettere in piedi l’offensiva di febbraio in occasione del primo anniversario del conflitto. Lo riporta l’intelligence Nato sugli ultimi sviluppi. A Bakhmut gli ucraini sono “sotto pressione” ma i russi stanno pagando “costi astronomici” in termini di vite umane, con circa “2.000 soldati” morti solo lo scorso weekend per strappare “pochi metri”. L’offensiva poi non si sta dipanando lungo tutto il fronte ma su “piccoli punti di pressione”. Le truppe russe sono “male equipaggiate e mal addestrate” e al momento – rende noto l’intelligence – gli ucraini sembrano avere la situazione “sotto controllo”. I miliziani russi della Wagner hanno preso “completamente sotto il loro controllo” l’insediamento di Paraskovievka, situato immediatamente a nord di Bakhmut, posto sull’autostrada M-03, l’unica importante via di rifornimento rimasta finora per le truppe ucraine rimaste a difendere la città. Lo ha affermato il capo della milizia privata, Yevgeny Prigozhin, in una dichiarazione diffusa dal suo servizio stampa, a conferma dell’avanzata russa in quello specifico territorio.

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