Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Il dottor Mike Ryan, direttore del programma di emergenza sanitaria dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha invitato le nazioni più ricche a fornire un contributo per colmare la grande disuguaglianza sui vaccini con i Paesi più poveri. “Ci sono popolazioni che vogliono e che hanno bisogno di vaccini e che non li riceveranno a meno che, o fino a quando, non iniziamo a condividere meglio le scorte”, ha affermato Ryan. Ad oltre un mese dall’inizio delle vaccinazioni, sono state somministrate 28 milioni di dosi nel mondo, ha detto il funzionario dell’Oms. Secondo Ryan, dei 46 Paesi che hanno iniziato la campagna vaccinale, solo uno è a basso reddito.
Il nazionalismo vaccinale
Di “ferita per tutti” riferendosi a quello che aveva definito come “nazionalismo vaccinale” aveva parlato la scorsa settimana anche Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità. Una situazione “controproducente”, che secondo alcuni esperti potrebbe però mutare sensibilmente con il vaccino Oxford-AstraZeneca – già approvato nel Regno Unito – dal momento che il produttore si impegna a fornire la maggior parte delle dosi alle persone che abitano in Paesi a non alto reddito. Il tema, dunque, era e resta l’equità.
La marginalità farmaceutica
In numerose occasioni il Papa ha chiesto che la distribuzione dei vaccini fosse equa. Lo scorso 19 settembre, ricevendo in udienza circa 200 volontari e amici del Banco Farmaceutico, Francesco ha sottolineato i pericoli di quella che ha definito la “marginalità farmaceutica”. Con particolare riferimento alla pandemia di Covid-19, ha quindi sottolineato i rischi di esclusione e marginalizzazione:
Mentre si opera l’assistenza caritativa, si tratta di combattere anche questa povertà farmaceutica, in particolare con un’ampia diffusione nel mondo dei nuovi vaccini. Ripeto che sarebbe triste se nel fornire il vaccino si desse la priorità ai più ricchi, o se questo vaccino diventasse proprietà di questa o quella Nazione, e non fosse per tutti
Concetti questi rimarcati in altre occasioni, anche un mese prima, all’Udienza generale del 19 agosto 2020, incentrata sull’opzione preferenziale per i poveri e la virtù della carità. In un passaggio il Papa torna proprio sul tema dei vaccini:
Sarebbe triste se nel vaccino per il Covid-19 si desse la priorità ai più ricchi! Sarebbe triste se questo vaccino diventasse proprietà di questa o quella Nazione e non sia universale e per tutti. E che scandalo sarebbe se tutta l’assistenza economica che stiamo osservando – la maggior parte con denaro pubblico – si concentrasse a riscattare industrie che non contribuiscono all’inclusione degli esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune o alla cura del creato
Il documento della Santa Sede
I vaccini sono stati sviluppati come un bene pubblico e devono essere forniti a tutti in modo giusto ed equo, dando priorità a coloro che ne hanno più bisogno. È quanto hanno ricordato lo scorso mese la Commissione Vaticana Covid-19 e la Pontificia Accademia per la Vita sottolineando, in un documento congiunto, l’essenziale ruolo dei vaccini per sconfiggere la pandemia. Come ha affermato il Papa nel messaggio del Santo Natale 2020, “non possiamo neanche lasciare che il virus dell’individualismo radicale vinca noi e ci renda indifferenti alla sofferenza di altri fratelli e sorelle … mettendo le leggi del mercato e dei brevetti di invenzione sopra le leggi dell’amore e della salute dell’umanità”. “Il solo obiettivo dello sfruttamento commerciale – si ricorda nel documento – non è eticamente accettabile nel campo della medicina e della cura della salute. Gli investimenti in campo medico dovrebbero trovare il loro più profondo significato nella solidarietà umana”. E si deve superare ogni forma di “nazionalismo vaccinale” connessa al tentativo dei diversi Stati “di avere il proprio vaccino in tempi più rapidi”.