Continuano i raid israeliani sulla Striscia con decine di vittime ogni giorno, tra loro molti bambini. Il coordinatore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: “Migliaia e migliaia di persone, di bambini, vengono uccise mentre attraversano la strada o dormono”
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
Smilitarizzazione e deradicalizzazione, sono le uniche due condizioni che faranno smettere i raid israeliani su Gaza e che potrebbero permettere l’avvio di un processo di pace. Il premier israeliano Netanyahu lo ha dichiarato contemporaneamente all’intensificarsi degli attacchi israeliani contro Hamas. i bombardamenti hanno continuato incessanti a colpire la Striscia con un bilancio di oltre 100 morti per l’attacco di ieri sul campo profughi di al-Maghazi. Altre vittime si registrano oggi per le bombe sganciate sulla sede della Mezzaluna Rossa, a Khan Younis, nel sud, dove Israele ha annunciato di voler concentrare ora la maggior parte della sua offensiva contro Hamas e dove nelle settimane scorse erano confluite numerose persone in fuga dal nord e che ora vivono in campo profughi improvvisati. Pesanti perdite civili, danni enormi e disastro umanitario si stratificano nella Striscia. Smilitarizzare Hamas e deradicalizzare i palestinesi, sono le azioni, secondo Israele, che permetteranno di fermare una guerra che ha prodotto migliaia di morti e che si prospetta lunga, sempre secondo quando dichiarato dal premier.
La denuncia dell’Oms
Le vittime a Gaza, secondo il ministero della Salute di Hamas, sarebbero arrivate a oltre 20.600, in gran parte donne e bambini, 55mila i feriti. Cifre Onu stimano che dall’inizio della guerra e dell’assedio, il 9 ottobre scorso, circa due milioni di persone di sono fuggiti dalle loro case, l’85% della popolazione totale. L’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità, riferisce di “racconti strazianti”, raccolti nell’ospedale Al-Aqsa di Gaza, dove si trovano le vittime del bombardamento del campo profughi di al-Maghazi. Sean Casey, coordinatore della equipe medica Oms a Gaza, in un video in cui stenta a trattenere le lacrime, denuncia la “inaccettabile situazione” che “deve finire”. “Le sale operatorie – racconta – lavorano 24 ore su 24, vediamo bambini morire per le bombe e per i combattimenti, e anche perché il sistema sanitario non ha le possibilità di affrontare la situazione, non ha le capacità per gestire casi neurologici complessi, casi di traumi complessi”. “Come comunità internazionale – conclude Casey – non possiamo accettare che migliaia e migliaia di persone, di bambini, vengano uccise mentre attraversano la strada o dormono”.
Gli aiuti non entrano
Gli aiuti umanitari in entrata a Gaza in questi giorni non sono aumentati in modo significativo, nonostante la risoluzione Onu di venerdì scorso ne chiedesse l’immediato invio e su larga scala, mentre gli sforzi di far arrivare le parti ad un’altra tregua, condotti da mediatori egiziani e qatarioti, non producono effetti. Intanto, in Israele, i cittadini continuano la pressione sul governo perché si arrivi ad ottenere la liberazione di tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, ad oggi circa 130.