Lo Sri Lanka sconvolto da un disastro ambientale senza precedenti

Vatican News

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

Il più grande disastro ambientale della storia dello Sri Lanka è quello che si sta consumando a largo delle coste del Paese. Dopo due settimane in cui si è lottato contro il tempo per evitare che la nave cargo in fiamme finisse per affondare, è giunto l’epilogo più temuto: la nave mercoledì è parzialmente affondata. Ciò che trasporta, carburante incluso, lascia presagire uno scenario devastante per l’ambiente marino. 

La cronaca

La nave, che si chiamava MV X-Press Pearl, è bruciata per tredici giorni ancorata una ventina di chilometri a nord della capitale Colombo, riversando in mare e verso le spiagge acido nitrico, idrossido di sodio e altri componenti chimici pericolosi, oltre al contenuto di 28 container di materiali grezzi utilizzati per la produzione di buste di plastica. Alcune squadre di esperti internazionali sono andate in Sri Lanka per studiare come arginare le possibili perdite di carburante insieme alla Marina e all’Autorità di protezione ambientale marina del Paese. L’auspicio è che tutto il carburante sia bruciato nell’incendio, ma cresce il timore per le altre tonnellate di sostanze chimiche e plastiche a bordo. 

Il cardinale Ranjith: “Non possiamo permettere questo” 

In una conferenza stampa, l’arcivescovo di Colombo, il cardinale Malcom Ranjith, ha suggerito di intraprendere azioni legali contro la X-Press Feeders, società proprietaria della nave-contaneir. “Spero di vedere un’iniziativa in questa direzione – ha detto l’arcivescovo – perché non possiamo permettere che si agisca con superficialità in Sri Lanka, dove ad oggi non ci sono abbastanza fondi per comprare i vaccini contro la pandemia da Covid-19”. “Il carburante fuoriuscito dalla nave – ha aggiunto il cardinale Ranjith – deve essere completamente rimosso, pena il verificarsi di gravi danni” sia per la comunità di pescatori che per l’ambiente. “Servono risposte concrete da parte del governo” ha sottolineato ancora il porporato, deplorando il ritardo con cui le autorità sono intervenute: “Solo ora che le spiagge e le risorse ittiche sono andate distrutte, si cerca di fare pulizia – ha spiegato – Ma tutto il petrolio riversato dalla nave si disperderà comunque, provocando la perdita di interi arenili e di numerosi posti di lavoro tra i pescatori”. E questo, ha concluso il cardinale Ranjith, lo Sri Lanka “non può permetterlo”.

Questi disastri riguardano tutti

“Quanto accaduto in Sri Lanka è un problema enorme per i pescatori del luogo, che avranno ripercussioni serie nella loro attività. Guai però a credere che non riguardi anche chi vive a migliaia di chilometri di distanza”. Il monito arriva da Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord, che nell’intervista a Vatican News sottolinea come i disastri ambientali hanno conseguenze enormi nel medio e lungo periodo per tutti. 

Ascolta l’intervista ad Andrea Masullo

“Il mare e l’atmosfera ci ricordano la nostra comune appartenza. Siamo un’unica casa, una sola famiglia su questo pianeta”, prosegue Masullo, citando il concetto di ecologia integrale così centrale nell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco. 

Così cresce il debito ecologico 

Quanto accaduto in Sri Lanka comporta anche un aumento di quello che Papa Francesco definisce come ‘debito ecologico’. “Ancora una volta a pagare il prezzo più alto saranno i Paesi poveri, dovremmo invece procedere verso una economia più dolce, circolare, dematerializzata. Non avere un atteggiamento predatorio verso le risorse minerarie”, prosegue il direttore scientifico di Greenaccord. Le microplastiche fanno parte di questo disastro ambientale. “Sono ovunque, dal Polo Nord all’equatore ed arrivano attraverso la catena alimentare nei nostri piatti. Non possiamo più – conclude – volgere lo sguardo dall’altra parte”.