Chiesa Cattolica – Italiana

L’irresistibile bontà d’animo di “Astolfo”

Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano

Astolfo è un tranquillo pensionato che viene sfrattato improvvisamente dalla sua casa romana. La ricerca di un nuovo appartamento si rivela impossibile, così decide di trasferirsi nella dimora di famiglia nel paese natale, che riconosciamo in Artena, a sudest della capitale. “Per la prima volta sono riuscito a staccarmi da Trastevere” dice Di Gregorio, che in effetti fino a ora ha sempre raccontato il quartiere dov’è nato e  vive, diventato quasi un suo marchio riconoscibile, luogo molto amato e dal quale allontanarsi, in fondo, gli mette un po’ paura. Ad attendere Astolfo, però, non è la tranquillità tanto desiderata, ma una serie di imprevisti che scombineranno le carte della sua esistenza e lo rimetteranno in gioco.

Le glorie della sua nobile famiglia sono tramontate da un pezzo. L’antico palazzo, che dopo anni e anni di abbandono è diventato cadente, è occupato. L’amicizia con i  “peggiori sbandati del paese”, un vecchio amico e infine l’incontro con Stefania, sua coetanea, gli cambieranno la vita, aprendolo a una felicità prima di allora sconosciuta.

Non è mai troppo tardi per amare

Astolfo scopre l’amore. Dopo alcune resistenze, “non mi sento pronto, che cosa posso offrirle, sono vecchio, mi sento ridicolo”, i sentimenti esplodono nel suo cuore e si innamora con lo stesso stupore delicato e innocente del primo amore adolescenziale. Anche Stefania si arrenderà ai sentimenti, scoprendo che in realtà i suoi impegni e i suoi doveri, tra nipoti e parrucchiere, sono una scusa. Astolfo e Stefania superano quella reticenza pigra di chi ormai si sente escluso dal tempo e accettano di ributtarsi nella vita. Stefania è interpretata da Stefania Sandrelli, attrice “dal cuore di fanciulla”, come la definisce il regista. “Un sogno che si è realizzato, una persona meravigliosa che si è molto divertita e ha molto divertito, portando una ventata di energia”, prosegue Di Gregorio. “Ho avuto una paura di parlare d’amore, poi a questa età… probabilmente erano anni che ci pensavo. Ho fatto dei film dove ci sono storie e storielle, ma molti sogni, invece stavolta, non so perché, incautamente, come un pazzo, ho avuto il coraggio di farlo. L’amore, visto nella sua semplicità, che può uscire fuori a qualunque età. Lo credo fermamente, può accadere improvvisamente, perché aprendosi agli altri si riceve sempre tantissimo”.

Stefania Sandrelli e Gianni Di Gregorio © Sara Petraglia

Gli anziani protagonisti, “forti come leoni”

La società attuale è “vecchia”, abitata da un numero sempre maggiore di anziani, eppure se ne parla poco. Nei film, soprattutto in quelli italiani, gli anziani difficilmente sono i protagonisti, possono essere belle figure, ma laterali, di secondo piano, funzionali ai giovani, alle volte perfino stereotipate. C’è come una sorta di pudore che nasconde la loro vera vita e i sentimenti. Di Gregorio li mette al centro della scena e li rende protagonisti, ci accompagna dentro il loro mondo che si rivela sorprendente. Gli anziani di Di Gregorio si lasciano scoprire nella loro ricchezza e profondità. Ci aprono il loro mondo fatto di ricordi, di attesa, ma anche di sguardi puntati sul futuro. La sua non è mai una visione edulcorata, ci sono anche debolezze e alcuni egoismi che rendono i personaggi ancora più complessi e fragili, ma soprattutto credibili. Non sono mai tristi, magari malinconici ma “forti come leoni”, per citare una delle battute più divertenti di “Astolfo”. “Credo – dice Di Gregorio – che la forza della speranza debba sempre vivere, perché la speranza è l’apertura al mondo. Credo veramente che da qui possa anche nascere l’amore”.

Mauro Lamantia, Gigio Morra, Alberto Testone, Gianni Di Gregorio © Sara Petraglia

Amicizia e solidarietà da uno sguardo verso l’altro

Sull’onda dei temi cari a Papa Francesco, che parla di povertà ed emarginazione, anche Gianni Di Gregorio presta grande attenzione alla realtà sociale. La difficoltà di vivere delle persone anziane, l’impoverimento del ceto medio e quello esacerbato dei bisognosi sono temi che si materializzano in modo leggero e mai banale, costantemente, in ogni suo film. Lo stesso Astolfo apre la propria casa a dei “poveretti” che diventereanno suoi amici. Lo spirito accogliente però non ha niente di artificioso o voluto. È un atteggiamento naturale, una disposizione etica dell’anima e un’attenzione al prossimo che non si basano su giochi di ruolo o sulla convenienza, al contrario si fondano su un sentimento fatto di amicizia e affetto, con uno sguardo d’empatia e tenerezza. 

Alfonso Santagata e Gianni Di Gregorio © Sara Petraglia

La forza d’animo è nella pazienza 

Astolfo subisce pazientemente le avversità della vita. Si arrabbia, ma mai con odio e cattiveria. È una persona buona d’animo, capace di comprendere le altrui debolezze. Tutto si trasforma in uno sguardo benevolo, anche quando subisce  delle ingiustizie. E come lui, sopportano altri personaggi di mezza età, né più giovani né ancora vecchi – come non ricordare i precedenti film “Gianni e le donne” e “Buoni a nulla” – che in fin dei conti si trovano a vivere una fase delicata e di passaggio dell’esistenza e non sanno, dice il regista, “in quale collocazione porsi, però allo stesso tempo sono ancora vitali”.  E conclude: “Si deve fare sempre ricorso alla forza interiore. Astolfo sta uscendo malamente dalla mezza età e si avvia verso la vecchiaia, ma ama. Quindi trova riscatto nell’amore”.

Come dovremmo essere

E se ci si chiede come mai nei film di Gianni Di Gregorio non ci siano mai odio o cattiveria, la risposta è limpida: “Perché mi piace pensare a come dovremmo essere tutti. Non riesco a filmare il male, anche per la mia natura comica, se facessi un film drammatico sul male verrebbe da ridere, non si può fare. È proprio nella mia natura, il male mi fa paura”.

Stefania Sandrelli e Gianni Di Gregorio © Sara Petraglia
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