Chiesa Cattolica – Italiana

L’Iran al voto con il timore di un massiccio astensionismo

Venerdì 1 marzo, oltre 61 milioni di iraniani sono chiamati a scegliere i 290 deputati che siederanno nel Majles, l’Assemblea consultiva islamica, per un mandato di 4 anni. In una società iraniana divisa e con poco entusiasmo per le urne, secondo l’analisi del geografo Bernard Hourcade, c’è una convinzione: che il campo conservatore uscirà vincitore

Marine Henriot – Città del Vaticano

Gli iraniani si preparano a votare il primo marzo in una società fratturata tra chi guarda all’Occidente, e ai social network, e chi, al contrario, non vede soluzioni dall’esterno, ma non ne trova all’interno del Paese stesso. L’analisi del geografo Bernard Hourcade, direttore emerito di ricerca presso il CNRS, il Centro Nazione per la Ricerca Scientifica di Parigi, porta quindi a prevedere che questa disaffezione dilagante tra la popolazione si esprimerà in un tasso di astensione senza precedenti, superiore a quello delle ultime legislative, quelle del 2020, quando l’affluenza alle urne fu del 42%, la più bassa nella storia della Repubblica islamica.

Alle urne domani sono chiamati oltre 61 milioni di iraniani, che dovranno scegliere i 290 deputati del Majiles, l’Assemblea consultiva islamica, il Parlamento, organismo legislativo dominato dai conservatori, e gli 88 membri dell’Assemblea degli esperti, organismo incaricato di eleggere la Guida Suprema della Repubblica islamica. “La gente – spiega ancora Hourcade – ha perso fiducia nella vita politica e c’è un sentimento generale di scoraggiamento che potrebbe tradursi in una massiccia astensione”. Secondo alcuni sondaggi, solo l’8% della popolazione di Teheran, la capitale, voterà alle elezioni del primo marzo.

Ascolta l’intervista in lingua originale con Bernard Hourcade

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2024/02/22/11/137716755_F137716755.mp3

Prima elezione dopo le proteste delle donne

Quella di domani è la prima elezione dopo il movimento di protesta che ha scosso l’Iran dopo la morte, nel settembre 2022, di Mahsa Amini, la 22.enne donna curda, morta dopo essere stata arrestata per non aver rispettato il rigido codice di abbigliamento del Paese. Una grande protesta popolare che, secondo Hourcade, “è stata limitata e che, in ultima analisi, non è stato un successo politico”. Un fallimento politico, forse, ma che ha fatto capire alle autorità la necessità di introdurre riforme. “I leader politici sono divisi sulle risposte da dare – osserva ancora il direttore emerito della ricerca del CNRS – ma sono tutti consapevoli che quanto è accaduto non è neutrale e ha implicazioni per il futuro”.

L’Assemblea di esperti

Lo stesso giorno delle elezioni parlamentari, si terrà il ballottaggio per eleggere i membri dell’Assemblea degli esperti, un organo fondamentale nella vita iraniana. Secondo la Costituzione, l’Assemblea degli esperti supervisiona le attività della Guida suprema e la elegge a vita. Ha anche il potere di licenziarlo se ritiene che non sia più in grado di svolgere le sue funzioni. La carica è ricoperta dall’ayatollah Ali Khamenei, 84 anni che, nel 1989, era succeduto, alla sua morte, al fondatore della Repubblica islamica, l’ayatollah Rouhollah Khomeiny.

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