Tiziana Campisi – Città del Vaticano
L’emergenza per i migranti bloccati del campo di Lipa, nel nord-ovest della Bosnia e Erzegovina, si aggrava sempre di più e la Caritas Italiana rilancia l’appello del vescovo di Banja Luka, monsignor Franjo Komarica, che chiede ai politici di “lavorare insieme, con l’aiuto materiale della comunità internazionale, per risolvere questa catastrofe umanitaria in modo positivo ed efficace, il prima possibile”. Abbondanti nevicate e temperature che scendono fino a -10 gradi stanno mettendo a rischio la vita di circa 900 persone che vivono nel campo in condizioni assai precarie. Ad oggi l’esercito bosniaco ha montato solamente una dozzina di tende non ancora riscaldate che danno riparo notturno a circa metà di queste persone, mentre l’altra metà continua a dormire in rifugi improvvisati. Le condizioni igieniche sono disastrose: mancano servizi igienici, acqua potabile, sistema fognario e collegamenti elettrici. Le strade di accesso al campo sono ghiacciate e difficilmente percorribili, e l’altopiano di Lipa è di fatto isolato.
Migliorare le condizioni del campo
Caritas Italiana, in collaborazione con altre realtà non profit presenti sul posto, è impegnata nella distribuzione di cibo e di abbigliamento invernale (scarpe, giacche a vento, sciarpe, cappelli) e soprattutto di legna da ardere, per consentire ai migranti di scaldarsi. Gli aiuti sono resi possibili grazie alla solidarietà di singoli e organizzazioni che in questi giorni stanno contribuendo alla raccolta fondi necessaria per l’acquisto di beni essenziali. In un comunicato, Caritas Italiana evidenzia che “rimane difficile comprendere la decisione del governo della Bosnia e Erzegovina di trasformare Lipa in un campo permanente, pur sapendo che serviranno molte settimane per raggiungere degli standard minimi di sicurezza, e il rifiuto di ricollocare i migranti in strutture più pronte e più adatte all’inverno a seguito anche delle forti proteste delle comunità locali interessate”. L’Unione Europea ha chiesto che a Lipa vengano rispettati i diritti umani ed ha stanziato nuovi fondi, oltre quelli già messi a disposizione, per poter migliorare le condizioni del campo, ma senza un esito concreto immediato.
Proteggere e tutelare chi fugge
Caritas Italiana lancia per questo, ancora una volta, l’allarme per l’estrema drammaticità della situazione. “Non si può più aspettare – sottolinea don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana – è assolutamente urgente fare ogni sforzo per garantire un’accoglienza dignitosa e sicura, rafforzare l’assistenza umanitaria a Lipa e in tutti gli altri campi profughi della Bosnia e Erzegovina”. Per Caritas Italiana “è necessario far cessare le prassi di respingimenti violenti sulla frontiera bosniaco-croata e ridiscutere le procedure e le politiche migratorie del Paese e della regione, “sviluppare un sistema che tuteli maggiormente la vita e i diritti delle persone in transito o dei richiedenti asilo” e “procedure più snelle e sicure per il transito verso l’Unione Europea dei migranti, soprattutto di quelli in condizioni più vulnerabili, anche grazie a nuovi corridoi umanitari”. Chi percorre la Rotta Balcanica è infatti spesso in fuga da scenari di guerra e persecuzione, e, conclude il comunicato di Caritas Italiana, ha pieno diritto alla protezione internazionale lungo il proprio percorso migratorio.