L’ingiustizia della pena di morte, un cappio alla speranza

Vatican News

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

“Non uccidere”. Questo comandamento, che si riferisce sia all’innocente sia al colpevole, dovrebbe essere una legge custodita non solo nel cuore di tutti gli uomini e le donne, ma anche una norma applicata da ogni Stato. La sedia elettrica, l’iniezione letale, il cappio per l’impiccagione continuano invece, ancora oggi, ad essere strumenti di morte. Per questo è necessario sostenere la richiesta di abolizione universale delle esecuzioni capitali. Ed è per questo che ogni anno, il 10 ottobre, si rinnova l’appello in occasione della Giornata mondiale contro la pena di morte. Nel mondo questa pratica è stata abolita per legge o “de facto” in 144 Paesi. È invece ancora in vigore in 55 Stati.

Ascolta la scheda

Nel 2021 sono state condannate alla pena capitale 28 mila e 670 persone e si sono registrate 2.052 esecuzioni. Sono passati 20 anni da quando 23 organizzazioni contro la pena di morte, riunite nella sede della Comunità di Sant’Egidio, hanno dato vita alla “World Coalition against the Death Penalty”. Nel corso degli anni, sono stati compiuti molteplici passi. Quest’anno la Giornata è dedicata, in particolare, alla relazione tra pena di morte e tortura. Questo turpe metodo di coercizione fisica o psicologica viene ancora applicato in molti casi, durante gli interrogatori, per costringere a confessare i crimini.

CLICCA QUI PER ASCOLTARE IL PODCAST DELLA PUNTATA 108 DI DOPPIO CLICK

Il Papa: inammissibile la pena di morte

Durante il suo pontificato Papa Francesco più volte ha lanciato appelli per l’abolizione della pena capitale. Nel video con le intenzioni di preghiera per il mese di settembre di quest’anno il Pontefice, che ha modificato il Catechismo per dichiarare tale pratica “sempre inammissibile”, ha ribadito il “no” senza condizioni: “Chiedo a tutte le persone di buona volontà di mobilitarsi per ottenere l’abolizione della pena di morte in tutto il mondo. Preghiamo perché la pena di morte, che attenta all’inviolabilità e alla dignità della persona, sia abolita nelle legislazioni di tutti i Paesi del mondo”. Attualmente non è così e per il Papa questo è “inammissibile” alla luce del Vangelo. “In ogni condanna deve esserci sempre una finestra di speranza. La pena capitale non offre giustizia alle vittime, ma alimenta la vendetta. Ed evita qualsiasi possibilità di rimediare a un eventuale errore giudiziario. Dall’altro lato, moralmente, la pena di morte è inadeguata: distrugge il dono più importante che abbiamo ricevuto, la vita. Non dimentichiamo che, fino all’ultimo momento, una persona può convertirsi e può cambiare”.  

Francesco: la pena capitale alimenta la vendetta

I diritti non sono mai acquisiti per sempre

“In Russia si parla del ripristino della pena di morte, in Ucraina nei territori occupati si fa altrettanto. La storia ci insegna che le lancette dell’orologio possono sempre tornare indietro”, anche alle ore più buie. Lo afferma Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, rispondendo alla domanda su un possibile ritorno della pena di morte anche in Europa.

CLICCA QUI PER ASCOLTARE IL PODCAST DELLA PUNTATA 108 DI DOPPIO CLICK

“Guai a dare un diritto per acquisito, ed è per questo – sottolinea Noury – che noi lavoriamo perché l’abolizione della pena di morte sia scritta nelle Costituzioni e non solo in leggi modificabili in Parlamento”. In questo senso l’esempio dell’Italia è virtuoso: “Ci siamo arrivati solo negli anni ’90, ma l’importante è che ora sia scritto nella Carta”. 

Lettere dal “braccio della morte”

“La seconda lettera” è il titolo del libro di Laura Bellotti frutto della sua corrispondenza con James, condannato alla pena capitale negli Stati Uniti. Un libro che è anche uno spaccato della vita nel braccio della morte.

Ascolta l’intervista a Laura Bellotti

James Aren Duckett è detenuto nel penitenziario “Florida State Prison” dal 30 giugno 1988. Quando ha ricevuto la seconda lettera, ricorda a Vatican News l’autrice del volume, James ha espresso la propria felicità perché non è raro che le persone scrivano una prima lettera ai detenuti condannati alla pena capitale. Ma poi non c’è un seguito.

“Il fatto che mi arrivi la seconda lettera – ha detto James a Laura Bellotti – vuol dire che davvero c’è interesse nei confronti della mia storia”. Dopo quella seconda lettera, lo scambio epistolare è continuato in modo molto intenso: “tutte e due – spiega l’autrice del libro – siamo persone aperte e abbiamo trovato una sintonia”. “Parliamo di tutto e James mi racconta la sua quotidianità con una grande semplicità”. Sono centinaia le lettere scritte da entrambi in questi anni. Ci sono persone condannate alla pena capitale, sottolinea, che sono detenute per decenni. E poi vengono riconosciute innocenti.

La pena capitale, l’eco dei quotidiani

“I massacratori di Villarbasse fucilati stamane all’alba”. È il 4 marzo del 1947 quando il quotidiano “La Stampa” pubblica in seconda pagina questo titolo. Una notizia storica: quella inflitta ai 3 uomini è l’ultima esecuzione capitale nella storia italiana. 

Ascolta la scheda di Gianmarco Murroni

Dopo poco più di un mese, infatti, la Costituente approva l’articolo 27 della Carta costituzionale: in Italia non sarà più ammessa la pena di morte. “L’amnistia approvata: le 300 pene di morte in attesa di esecuzione commutate in ergastolo”, si legge il 16 gennaio 1948 sullo stesso quotidiano, a poche settimane dall’entrata in vigore della nuova Costituzione italiana. I richiami storici si inseguono: il 18 settembre 1981 il quotidiano francese “Le Monde” scrive: “La pena di morte ha perso. I suoi sostenitori sono sconfitti”. Il mese successivo una legge abolirà definitivamente la condanna capitale in Francia.

Negli anni cresce la sensibilità dell’opinione pubblica, l’attenzione si fa sempre maggiore: “Pena di morte, uno storico no. L’Onu approva la proposta italiana di una moratoria” è il titolo del Messaggero il 18 dicembre 2007. A tenere banco, però, è la situazione negli Stati Uniti: “Usa, solo parole: la pena di morte resta in vigore” titola Il 28 settembre 2022 “Il Corriere della Sera”, che spiega come “nel Paese dei diritti da cinquant’anni si discute dell’abolizione della pena capitale, ma non è ancora cambiato nulla”. Ed è anche il “New York Times”, il 7 luglio 2015, a chiedersi: “La pena di morte è anticostituzionale?”. Ma qualcosa sembra muoversi anche oltreoceano: “La Repubblica”, il 5 febbraio 2021, parla di “Svolta storica negli Usa, la Virginia abolisce la pena di morte. È il primo Stato del Sud a prendere questa decisione”. Di pochi giorni fa, invece, la notizia che anche “La Guinea Equatoriale abolisce la pena di morte. Un evento che allinea il Paese ad altri Stati africani, come Sierra Leone, Ciad e Malawi”, anche se, come si legge su Vatican News il 21 settembre 2022, “oltre 30 Paesi africani prevedono ancora la pena di morte”.

CLICCA QUI PER ASCOLTARE IL PODCAST DELLA PUNTATA 108 DI DOPPIO CLICK

La puntata numero 108 di Doppio Click è stata realizzata da Andrea De Angelis, Alessandro Guarasci, Gianmarco Murroni e Amedeo Lomonaco