Chiesa Cattolica – Italiana

L’inflazione strangola l’economia europea. La risposta resiliente di famiglie e imprese

In Italia a febbraio l’inflazione su base annua resta altissima, corre il carrello della spesa anche in Francia e Germania. I generi alimentari subiscono i rincari maggiori e per questo sono a rischio i consumatori più poveri. Associazioni di categoria di famiglie e imprese chiedono di alzare i limiti per beneficiare dei “bonus energia” e di detassare i salari

Marco Guerra – Città del Vaticano

La corsa dell’inflazione e del caro carrello non frena e le famiglie e le imprese italiane continuano a subire ripercussioni durissime, malgrado le loro capacità di resilienza e sacrificio. A pesare è soprattutto la componente energetica – condizionata da molti fattori fra i quali la guerra in Ucraina e anche la speculazione dei mercati – che ha fatto registrare un +50,9% in media d’anno nel 2022, a fronte del +14,1% del 2021. L’aumento dell’energia ha determinato una crescita del costo di tutti prodotti, dovuta alle voci trasporto e produzione, con un’onda lunga che ancora si fa sentire in tutti i settori.

L’inflazione aumenta in tutta Europa

In Italia, nel 2022, in media i prezzi al consumo hanno registrato un aumento pari all’8,1%, a fronte del +1,9% registrato nel 2021, segnando la crescita più importante dal 1985. Gli ultimi dati diffusi dall’Istat sono relativi al mese di febbraio 2023 e indicano un aumento dello 0,2% su base mensile e del 9,1% su base annua dell’inflazione, a gennaio l’aumento annuo era del +10,0%, quindi si registra una leggera frenata. L’aumento del costo della vita continua a correre anche nel resto dei Paesi europei, a febbraio in Francia l’inflazione è aumentata dal 6 al 6,3%, mentre in Germania si è mantenuta stabile all’8,7%. Diffusi ieri anche i dati sull’Irlanda che segna un aumento mensile dell’8,5%.

Allarme per i prezzi degli alimentari

In Italia una boccata di ossigeno è arrivata dall’Autorità regolatoria pubblica di elettricità, gas e acqua, che nel mese di febbraio ha deciso un calo del 13% dei prezzi, portando il gas a 86,45 centesimi a metro cubo. Tuttavia, preoccupa il fatto che i prezzi dei beni di maggior consumo continuano ad aumentare, in particolare gli alimentari lavorati segnano un più 15,5% a febbraio, mentre la curva dell’indice generale ha iniziato a scendere. Se non ci si limita al carrello spesa e si prendono in considerazione i beni di largo consumo nel loro complesso, la situazione peggiora e si tocca un’inflazione del 16%.

L’importanza delle rete famigliare

Vale poi la pena sottolineare che, secondo una recente rilevazione della Coldiretti, in quattro famiglie italiane su dieci sono i nonni a salvare il bilancio domestico messo a rischio dall’inflazione. Tra gli italiani che beneficiano della presenza di un pensionato in casa, il 63% dichiara che i nonni sono un fattore determinante per contribuire al reddito familiare, mentre il 22% guarda loro come un valido aiuto per accudire i propri figli, risparmiando su doposcuola e baby sitter. I tassi più alti di povertà si registrano invece nelle famiglie composte da donne sole con figli. In Italia sono quasi un milione le mamme sole con figli minori a carico, si tratta di donne che spesso sono impossibilitate ad entrare nel mondo del lavoro o costrette a fare part time per seguire la cura dei figli. Non a caso in questa vasta categoria di famiglie circa 12% dei nuclei vive in povertà assoluta e il 41% è a rischio povertà.

Famiglie numerose: sempre più difficile far quadrare i conti

Una vasta rete familiare rappresenta quindi un elemento fondamentale per affrontare l’impoverimento del potere d’acquisto degli stipendi. Paradossalmente però le famiglie con molti figli sono tra quelle che risentono maggiormente dell’aumento del costo della vita. Lo sa bene Paolo Moroni, membro del direttivo dell’Associazione Famiglie Numerose che, insieme alla moglie, deve soppesare tutti i consumi della famiglia per garantire un dignitoso livello di benessere ai suoi cinque figli.

Ascolta l’intervista a Paolo Moroni

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2023/03/17/12/136982041_F136982041.mp3

Alzare il limite Isee per il bonus energia

“Stiamo limitando l’accensione dei riscaldamenti ed ho riportato in casa una vecchia stufa a legna che rappresenta un alternativa all’uso del metano, abbiamo dato un taglio anche alle cene fuori e ad alcuni svaghi” racconta Moroni che vive a Passignano sul Trasimeno, in provincia di Perugia, ed è responsabile amministrativo di un’azienda del posto. La sua famiglia rinuncia al superfluo per evitare di intaccare le risorse per la formazione dei figli: “Lo studio dei ragazzi viene garantito ad ogni costo, anche ricorrendo a piccoli debiti, per fortuna ho una figlia che studia in Germania, dove lo Stato offre molti sostegni agli studenti”. “Cerchiamo anche di garantire le vacanze estive – prosegue Paolo – ed altre esperienze fondamentali per la crescita dei ragazzi”. Gli aumenti più evidenti che si percepiscono sono quelli legati al carrello spesa,  perché per una famiglia numerosa riempire il frigo è impresa che si rinnova ogni giorno. “La pasta e la passata di pomodoro sono aumentati del 40%”, osserva ancora Moroni, che poi si fa latore della richiesta dell’Associazione Famiglie Numerose di aumentare il limite Isee per beneficiare del Bonus energia del governo.

Ucid: imprese piegate dal caro energia

L’inflazione e il caro energia colpiscono anche le imprese e in particolare la manifattura, un comparto fondamentale dell’industria italiana, per il quale l’elemento energia è determinate. Per questo motivo l’aumento dei costi sia della corrente elettrica sia del gas ha messo in ginocchio diverse aziende. Una fotografia della situazione ci viene offerta da Mario Fortunato, manager di una grande impresa del settore elettronico e membro del direttivo nazionale dei giovani dell’Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti).

Ascolta l’intervista a Mario Fortunato

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2023/03/17/12/136982017_F136982017.mp3

L’autoproduzione di energia rinnovabile

Fortunato evidenzia che il settore che più sta risentendo dei rincari è quello del “metal”, quindi in particolare le acciaierie e le officine meccaniche che trasformano i prodotti legati all’acciaio usando grandi quantità di energia. Fortunato ricorda che l’aumento delle bollette è dovuto ad un insieme di cause e che i prezzi si erano alzati esponenzialmente già prima dello scoppio della guerra in Ucraina, poi il conflitto ha peggiorato le cose. Secondo Fortunato si è verificata “una tempesta perfetta” con l’aggiunta della speculazione e la mancata strutturazione di un prezzo diverso in base alle fonti che si utilizzano. “Per rispondere a questa emergenza – prosegue – molte aziende si sono dotate di strutture che le hanno rese più autonome dal punto di vista energetico. I panelli solari la stanno facendo da padrone, va detto poi che le piccole imprese italiane hanno il vantaggio di applicare in pieno la parola resilienza”. In questo contesto la riconversione energetica e lo sviluppo sostenibile diventano anche una chiave per superare i costi crescenti, “nell’ottica di quanto indica Papa Francesco nella Laudato si’ “. “Questa tuttavia – aggiunge – non può essere l’unica soluzione perché rispetto al 2020 subiamo un 120% dell’aumento dei costi”.

Il sostegno ai lavoratori

L’esponente dell’Ucid si sofferma anche sulla forza delle imprese familiari, in cui è più facile creare un rapporto di fiducia tra imprenditori e dipendenti, questi ultimi, anche in assenza di parentela, condividono idee e valori che l’Ucid ritrova nell’applicazione della Dottrina sociale della Chiesa in ambito economico. Fortunato parla anche dello sforzo di non gravare sul consumatore finale e sui dipendenti, definendolo un difficile “gioco di equilibrismo”. Il membro dell’Ucid ricorda quindi che le aziende italiane sono zavorrate da un’alta tassazione che le rende meno competitive a livello internazionale, ciò nonostante molte di esse cercano di sostenere i salari. “La mia azienda a dicembre ha dato un premio extra a tutti i dipendenti per un milione e mezzo complessivo – racconta Fortunato – un ristoro ai rincari che pesano anche sui dipendenti”.

Mettere la persona al centro dell’economia

Infine, Fortunato chiede al governo di rendere strutturali alcuni aiuti varati per la crisi e di concentrarsi sulla detassazione del lavoro. “Come Ucid siamo convinti che partendo dall’applicazione della Dottrina sociale della Chiesa si riesce ancora a fare impresa – afferma in conclusione – se mettiamo al centro solo il profitto e l’accumulo, va in cortocircuito tutto il sistema, ma se invece mettiamo la persona e la famiglia al centro del progetto le imprese crescono di più, meglio e in armonia”.

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