Testimonianze ed esperienze sono state condivise da rappresentanti di diverse religioni, questo pomeriggio, alla conferenza “Donne che seminano semi di pace e coltivano l’incontro” organizzata on line dall’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche (WUCWO) in collaborazione con il Dicastero per il Dialogo Interreligioso
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Si sono confrontate sull’urgenza della pace e dell’incontro le donne che questo pomeriggio si sono date appuntamento on line al convegno voluto, in occasione della Giornata internazionale della donna, dall’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche (WUCWO) in collaborazione con il Dicastero per il Dialogo Interreligioso e con il patrocinio di alcune ambasciate presso la Santa Sede. Donne da diverse parti del mondo e di fedi differenti, convinte che per realizzare la fraternità servono il rispetto e il riconoscimento della dignità dei diritti umani, la libertà religiosa, l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione e schiavitù, le ha presentate Monica Santamarina, presidente generale della WUCWO, ricordando il tema della conferenza interreligiosa ed ecumenica “Donne che seminano semi di pace e coltivano l’incontro”. “La fede che ognuna di noi professa, secondo la propria tradizione, ci dà la pace e la forza interiore indispensabili per proiettarle nelle nostre famiglie e comunità – ha detto – e coltivare così una cultura dell’incontro”.
L’esempio di Maria
Ad aprire il webinar un breve discorso del cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, prefetto del Dicastero per il Dialogo Interreligioso, che non ha potuto prendere parte all’evento e ha affidato le sue parole a suor Grace Marie Horan, dipendente del Dicastero. Nella sua riflessione, il porporato ha evidenziato che “la fede nutre i nostri cuori e coltiva la pace” e ha ribadito, come ha scritto nell’enciclica
La locandina del convegno
L’importanza del dialogo interreligioso
Dagli Stati Uniti, ha riportato l’esperienza del dialogo interreligioso tra gli studenti universitari il rabbino Allyson Zacharoff, della Congregazione Beth Hatikvah a Summit, riferendo delle diverse iniziative pensate per giovani cristiani, musulmani ed ebrei, con visite a luoghi di culto e dibattiti con sacerdoti e rabbini. C’è però da considerare il ritorno dell’antisemitismo, ha osservato, e questo perché spesso le persone si affidano a stereotipi e nascono pregiudizi, per tale motivo il dialogo interreligioso è molto importante. Kuzipa Nalwamba, del Consiglio Mondiale delle Chiese, ha offerto una panoramica dell’impegno delle donne, in diversi Paesi del mondo, come in Liberia, dove cristiane e musulmane hanno preso parte a processi di pace, o in Myanmar e nella Repubblica Democratica del Congo, dove ci sono donne che offrono il loro contributo in cammini di crescita e guarigione.
La cultura della pace passione da condividere
Valeria Martano della Comunità di Sant’Egidio, infine ha ricordato che grazie agli incontri interreligiosi voluti da Giovanni Paolo II è nato un cantiere con gruppi di persone che hanno cominciato ad impegnarsi per la pace. Ora, purtroppo, ci sono troppo guerre, ha sottolineato, in Ucraina, a Gaza, e in tutto il mondo sono 59 i conflitti attivi, di fronte ai quali Papa Francesco invita ad essere artigiani di pace, ad impegnarsi per la pace. È necessario, allora, far crescere una cultura di pace, ha rimarcato, far sì che le persone si riconoscano fratelli e sorelle, per questo, ha concluso le donne devono coltivare la cultura della pace come passione condivisa e come impegno all’educazione.