Libertà di stampa, World Press Freedom Index 2023: situazione sempre più grave

Vatican News

Nella Giornata internazionale dedicata al tema Reporters Sans Frontières (RSF) sottolinea come la disinformazione, la propaganda e l’intelligenza artificiale rappresentino minacce crescenti per il giornalismo in tutto il mondo. Il Papa su Twitter: “Abbiamo bisogno di giornalisti liberi, che ci aiutino a non dimenticare tante situazioni di sofferenza”

Beatrice D’Ascenzi – Città del Vaticano

Una fotografia preoccupante quella che emerge dal World Press Freedom Index 2023. Il report, pubblicato ogni anno dalla ONG Reporters Sans Frontières, il 3 maggio in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, mostra una situazione difficile: l’ambiente per il giornalismo risulta essere “cattivo” in sette paesi su dieci e “soddisfacente” solo in tre su dieci. Dal suo account twitter @Pontifex, papa Francesco sottolineato il ruolo fondamentale che l’attività giornalistica rappresenta per il benessere della collettività: “La Libertà di Stampa è un indice importante dello stato di salute di un Paese. Infatti le dittature si affrettano a restringerla o sopprimerla. Abbiamo bisogno di giornalisti liberi, che ci aiutino a non dimenticare tante situazioni di sofferenza”.

Il metodo di classificazione

Sono 1582 i giornalisti uccisi nel mondo dal ’93. Dal 2022 la RSF considera gli abusi e le violenze subite dai giornalisti uno degli elementi principali per stilare il suo report. Il questionario infatti si basa su cinque indicatori che corrispondono al contesto politico, il quadro normativo, il contesto economico, quello socioculturale e la sicurezza. Da qui le coordinate, che rimandano ad una situazione “molto grave” in 31 Paesi rispetto ai 21 di appena due anni fa, “difficile” in 42, “Problematica” in 55 e “Buona o soddisfacente” nei restanti 52. Sul podio dei paesi più virtuosi la Norvegia, paese sul podio da 7 anni consecutivi, seguita dall’Irlanda e dalla Danimarca. Gli ultimi tre posti sono invece occupati da paesi asiatici: il Vietnam al 178esimo posto, la Cina che perdendo 4 posizione e scendendo al 179esimo – definita da Reporters Sans Frontières “il più grande carceriere di giornalisti al mondo” – mentre all’ultimo posto si classifica la Corea del Nord (180°). A preoccupare è però il record negativo della Tunisia, che in un anno ha perso 27 posizioni passando dal 94° al 121°. La causa sarebbe legata al crescente autoritarismo del presidente Kaïs Saïed, contrario alle critiche della stampa.

Il ruolo intelligenza artificiale nella propaganda

Il report mostra inoltre come progressi tecnologici stiano consentendo ai governi e agli attori politici di distorcere la realtà, mettendo a repentaglio il diritto all’informazione. Secondo RSF l’intelligenza artificiale aiuterebbe l’industria della disinformazione, diffonde contenuti manipolativi su vasta scala, violando i principi di rigore e affidabilità. Aiutando in questo modo i governi a combattere una vera e propria guerra di propaganda basata sulla manipolazione di contenuti.