“Un ‘segno dei tempi’, un luogo di testimonianza di libertà, di solidarietà, di giustizia, di democrazia, di pace”. Il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha definito così Campagna “Liberi di partire, liberi di restare”, lanciata nel 2017 in risposta al dramma delle migrazioni. L’iniziativa straordinaria della Cei, ha sottolineato il card. Bassetti, “ha promosso uno sviluppo umano integrale, per tutti gli uomini e tutto l’uomo, a livello familiare e comunitario” e “ha permesso anche di sperimentare nuove piste di azione, di favorire una maggiore consapevolezza del dramma delle migrazioni, di realizzare iniziative concrete in diversi settori, come l’educazione, la formazione professionale, l’inclusione lavorativa, la tutela dei minori”. Si è trattato, ha spiegato il presidente della Cei durante l’evento conclusivo della Campagna, “di un lungo cammino di condivisione di storie e di iniziative che hanno cercato di gettare uno sguardo e porgere l’aiuto possibile sul vasto fenomeno delle migrazioni, che interessa da sempre il bacino del Mediterraneo, ma che ormai è divenuto un fenomeno planetario, con milioni di persone in tutto il mondo che sono alla ricerca di una vita migliore”.
Grazie alla Campagna Cei sono stati avviati 130 progetti per un totale di 27.529.890 euro: 110 sono gli interventi promossi in Italia per 14.879.290 euro (di questi 29 sono quelli voluti da associazioni, istituti religiosi e cooperative e 81 dalle diocesi). Sette sono i progetti finanziati nei Paesi di transito – Marocco, Albania, Algeria, Niger, Tunisia e Turchia – per una somma di 4.284.600 euro, mentre Mali, Nigeria, Costa d’Avorio, Senegal, Gambia, Guinea sono i Paesi di partenza dei flussi migratori in cui sono state avviate 13 iniziative per uno stanziamento complessivo di 8.366.000 euro.
Con questa iniziativa, ha rilevato il Segretario generale, mons. Stefano Russo, “la Chiesa italiana ha contributo a cambiare la narrazione sui migranti, spesso falsata e utilizzata come leva per battaglie ideologiche”. I progetti, infatti, “hanno unito l’azione alla sensibilizzazione, la cura di quanti scappano da guerra e fame con la promozione di uno sguardo diverso nei territori, tra le comunità ecclesiali e civili”, ha osservato mons. Russo per il quale “se non si favorisce l’incontro reale e non si offrono strumenti per l’integrazione, si consegnano i migranti all’emarginazione, alla ghettizzazione e alla criminalità organizzata”.
Ecco allora che i quattro verbi – accogliere, proteggere, promuovere, integrare – indicati da Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 2018 “non possono essere considerati a sé stanti, quasi come se un’azione fosse possibile a prescindere dalle altre, o come se realizzarne una sia sufficiente”. Questi quattro verbi, ha precisato, costituiscono “la magna charta di ogni politica migratoria che voglia essere efficace, ma anche dell’atteggiamento di chiunque si dica cristiano”.
Del resto, il fenomeno della migrazione è da considerarsi alla stregua di “una pandemia, perché la tragedia continua e non ci sono risposte forti e adeguate”, ha evidenziato il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, che ha invitato la Chiesa a fare cultura, in contrapposizione a “tanti slogan che inquinano”: oggi, ha detto, “dobbiamo avere ancora più coraggio nel trasmettere dei contenuti in maniera intelligente, tra una generazione che rischia la superficialità digitale e la fabbrica dell’odio che può dire tutto e il contrario di tutto”. La Chiesa, ha ricordato, “si occupa di fare l’ospedale da campo perché è Chiesa. Ma quando pensiamo di vivere nelle cliniche private non ci accorgiamo più dell’ospedale da campo”. La Campagna, ha concluso il card. Zuppi, ha avuto il merito di tessere una “rete di solidarietà intelligente tra le Caritas e le varie realtà, associazioni e movimenti.: questo è un frutto importante per spezzare le catene, per permettere ad ogni uomo di essere davvero libero di partire e di restare”.