Leone d’Oro alla carriera al teatro in carcere di Armando Punzo

Vatican News

Il prestigioso riconoscimento del 51.mo Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia è stato assegnato al fondatore della Compagnia della Fortezza, da 35 anni nella casa di reclusione di Volterra, provincia di Pisa

Roberta Barbi – Città del Vaticano

Un premio a una carriera di tutto rispetto, un premio a una persona – nello specifico un regista e drammaturgo – ma il Leone d’Oro è un premio soprattutto a “un’idea, che è più grande di me, è più grande di tutti noi”. Con queste parole Armando Punzo commenta con Vatican News il riconoscimento del 51.mo Festival Internazionale del Teatro della Biennale di Venezia che ha ricevuto per la Compagnia della Fortezza, la prima compagnia teatrale mai creata in un carcere, attiva da decenni nella casa di reclusione di Volterra, in provincia di Pisa. “Un’idea che dura da 35 anni”, dice, “questo premio va inevitabilmente anche a tutti quelli che hanno partecipato, ai primi attori, ai collaboratori, al primo direttore, agli agenti…”. Non riesce a scindere, Punzo, la sua vita e la sua carriera dalla Compagnia della Fortezza, e non vuole farlo perché “la Fortezza per me non è stata un’esperienza particolare in un luogo particolare, non è stata una tappa per raggiungere il teatro, diciamo, ufficiale”. La Fortezza è Punzo e Punzo è la Fortezza. Assieme ai suoi attori.

Ascolta l’intervista con Armando Punzo:

Un’utopia culturale da esportare

“Un’utopia culturale – si legge nella motivazione al conferimento del premio – una forma visionaria di comunicazione distillando un linguaggio ricostruito all’ombra di un pregiudizio”. Il regista è molto in linea con quanto dichiarato dalla Biennale: “Oggi l’utopia sembra qualcosa da biasimare, da disprezzare – afferma – la Compagnia della Fortezza è, di fatto, un’utopia culturale e lodevole perché non è qualcosa di irrealizzabile, ma è qualcosa che agisce quotidianamente nel concreto, qualcosa che c’è”. Utopia e idea: un leitmotiv che dà il titolo anche all’autobiografia di Punzo, che inevitabilmente è biografia anche della Compagnia della Fortezza, “Un’idea più grande di me. Conversazioni con Rossella Menna”, pubblicato da Luca Sossella editore, è “il mio testamento fino a oggi. A un certo punto, visto che tutti parlavano e scrivevano di carcere, ho sentito il bisogno di dire la mia, la verità sul mio lavoro”.  

Un momento dello spettacolo “Naturae” della Compagnia della Fortezza

“Naturae” e le potenzialità dell’uomo

In occasione della Biennale, la Compagnia della Fortezza è stata in tournée per qualche giorno con il nuovo spettacolo che si intitola Naturae, una pièce in cui si nega la condanna dell’uomo a ripetersi sempre uguale a se stesso e che comunica, quindi, una speranza, che non deve mancare mai soprattutto in un luogo duro come il carcere: “Siamo partiti dall’idea delle potenzialità inespresse dell’uomo – racconta ancora – ad esempio l’armonia, la sensibilità, la felicità, il piacere, la gioia, l’amore… tutte qualità che ci riguardano tutti, che sono dentro ognuno di noi e che vanno fatte emergere. In questo senso è uno spettacolo che dà speranza”.

Il teatro in carcere tra ieri e oggi

Il fondatore della Compagnia della Fortezza, se si guarda indietro, rifarebbe tutto da capo nello stesso modo, eppure c’è ancora spazio per le novità, ci sono ancora obiettivi da raggiungere: “Innanzitutto la possibilità di avere un teatro fisico stabile che finalmente adesso sta per diventare realtà e che è fondamentale se vogliamo andare sempre più in profondità con il nostro lavoro – elenca – poi la tournée europea della Compagnia”. Nel 2004, infatti, Punzo fu capofila del progetto “Teatro e carcere in Europa” che vide la partecipazione delle istituzioni penitenziarie di molti Paesi quali Francia, Spagna, Svezia, Germania e Gran Bretagna. “Lo ricordo come il primo tentativo di gettare le basi per un tour europeo che non è mai stato realizzato, ma che la Compagna della Fortezza meriterebbe per la sua storia e perché ancora oggi è un unicum in Europa”, ha concluso. E siamo sicuri che anche questo sogno prima o poi diventerà realtà.

Nella Compagnia della Fortezza recitano detenuti attori del carcere di Volterra