Una serie di “dialoghi” organizzati dalla Uisg mette a confronto esperti internazionali e religiose, determinate a svolgere un ruolo concreto nella protezione delle persone e delle comunità colpite dai mutamenti del clima e dalla perdita di biodiversità
Linda Bordoni – Vatican News
Le suore dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG) si posizionano in prima linea nella protezione e nella salvaguardia del pianeta in linea con l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco e con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Lunedì 17 aprile si è svolto a Roma il primo di una serie di dialoghi guidati dalle suore per un confronto con le organizzazioni internazionali, i governi, la società civile, le istituzioni vaticane e il mondo accademico su tre temi: migliorare le risposte al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità, migliorare la cura per le persone e il nostro pianeta, così come la vulnerabilità nella leadership. Gli incontri, organizzati dall’iniziativa UISG Sisters Advocating Globally, sono in collaborazione con il Fondo di solidarietà globale e culmineranno nel primo UISG Advocacy Forum, che si terrà a Roma nel novembre 2023.
Suor Maamalifar Poreku, suora missionaria di Nostra Signora d’Africa, co-segretaria esecutiva dell’Ufficio per la giustizia, la pace e l’integrità del creato dell’UISG, nonché coordinatrice del progetto “Seminare speranza per il pianeta” dell’organizzazione, racconta perché ritiene che le suore siano in grado di fare la differenza in uno scenario mondiale in cui gli impegni sul cambiamento climatico sono costantemente disattesi e le persone e i Paesi vulnerabili sono sempre più minacciati e colpiti. E se le religiose saranno in grado di fare la differenza, spiega, è perché ad ispirarle e a spingerle “solo dove i coraggiosi osano andare“ sono gli scritti e l’esempio di Papa Francesco.
Suor Maamalifar spiega che il progetto “Seminare speranza per il pianeta” è uno dei risultati dell’enciclica di Papa Francesco sulla cura della nostra casa comune, che ha spronato le suore a riflettere su come raccogliere la sua sfida, dando loro anche la possibilità di “fare qualcosa per il nostro ambiente, in modo che tutti, ogni creatura, possano trovare il loro”. E non si tratta solo di esseri umani, specifica suor Maamalifar, “perché l’essere umano e le altre creature sono interconnessi”, ciò che colpisce l’uno influisce sull’altro, e seminare speranza per il pianeta significa davvero portare speranza a tutte le persone e alla nostra casa comune. “L’idea è quella di capire come responsabilizzare le sorelle per contribuire in modo proattivo al recupero della biodiversità e anche per portare il cambiamento nel nostro clima in senso positivo, perché, al momento, il cambiamento che stiamo vedendo nel nostro clima è in senso negativo”, ha detto. Da quando Papa Francesco ha pubblicato l’enciclica sono stati avviati molti progetti lodevoli e nel processo in atto, aggiunge la suora, la differenza sarà fatta dalle religiose grazie al loro approccio olistico.
La connessione tra cambiamento climatico e fede
Come dice Papa Francesco, il cambiamento climatico e il degrado ambientale non sono solo una questione sociale, ma sono profondamente legati alla fede e, in quanto religiose, prosegue, alla base di tutto ciò che fanno c’è la fede che permette loro di “connettersi” con il Creatore e con l’intero Creato. C’è anche la consapevolezza, aggiunge, che da sole “non siamo attrezzate per affrontare una situazione così grande, anche perché non abbiamo tutte le conoscenze necessarie per affrontarla”. L’idea è quella che educando le suore ad impegnarsi con le comunità di base – quelle più colpite dal cambiamento climatico e dalla perdita di biodiversità – si ritiene di poter generare un’azione positiva che avrà risultati concreti. “Ci sono molte discussioni a livello di vertice, molte risoluzioni, molte promesse, ma alla fine queste promesse non si traducono in nulla, quindi le persone alla base non ci credono più”, spiega ancora suor Maamalifar. Il progetto prevede quindi di fornire alle suore le competenze necessarie per lavorare direttamente con le comunità colpite. “Abbiamo avuto 44 suore che hanno presentato progetti che intendono realizzare”, spiega ancora, citando due esempi: uno in Sri Lanka, rivolto ai giovani, e uno in Ghana, dove la siccità ha colpito i raccolti e, in definitiva, il cibo “per i bambini”. In entrambi i casi, precisa, è chiaro che ciò che accade all’ambiente si ripercuote direttamente sulla persona umana, e le suore hanno la capacità di avere un approccio olistico alla questione che include il sociale, l’ambientale e lo spirituale, tutti aspetti cruciali per gli individui, le comunità, le nazioni e il pianeta.
Una “rivoluzione” di piccole azioni
“Abbiamo bisogno di piccole azioni che diventino grandi”, prosegue suor Maamalifar, per cambiare il corso della tendenza negativa a cui stiamo assistendo, ribadendo la sua convinzione che il vero “cambiamento viene dalla base”, e spiegando che “chi sta in alto non sente l’effetto di ciò che sta accadendo ora”. Il cambiamento, dice, verrà da coloro che stanno sopportando il peso del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità, nel momento in cui “li si aiuterà a capire perché stanno soffrendo, cosa sta causando la loro sofferenza e li si metterà in grado di agire”. Le sorelle, insiste la suora, stanno guidando una rivoluzione, “non una rivoluzione con le armi, ma una rivoluzione in piccole azioni”. “Vogliamo che le persone sappiano cosa sta accadendo loro, quindi che capiscano, prima di tutto, e poi che agiscano, un’azione che possa portare ad una trasformazione”. Questa, ribadisce, “è la rivoluzione che stiamo conducendo”.
L’esempio di Papa Francesco
Suor Maamalifar conclude sostenendo l’esempio fornito da Papa Francesco: “Quell’uomo è un’ispirazione per me personalmente, e ed è ispirazione per tutti i religiosi, per il suo entusiasmo e le sue azioni, non sta solo parlando, ma sta agendo, ed è questo ciò che abbiamo bisogno di vedere nei leader!”